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 2019  agosto 10 Sabato calendario

L’alleanza con Berlusconi

OGGIXRomaLa trattativa è avviata da giorni. Il canale diplomatico passa direttamente per le telefonate tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Il leader della Lega, raccontano, non vuole correre rischi, vuole andare a elezioni e non si fida di quello che potrebbe accadere in Parlamento una volta caduto il governo. Per questo, spiegano, ha chiamato il Cavaliere per anticipargli la decisione di togliere la fiducia a Conte, chiedendo rassicurazioni: «Mi garantisci che una volta aperta la crisi, Forza Italia non si presterà a operazioni strane?».
Salvini sa che in Fi è forte il timore di restare fuori in caso di elezioni anticipate, gli è arrivata voce che Gianni Letta starebbe già lavorando per provare a creare le condizioni per un nuovo governo. Berlusconi lo avrebbe tranquillizzato, il leader è pronto a tenere il partito sulla linea delle elezioni anticipate. Ma la cortesia va ricambiata, il Cavaliere avrebbe detto al leader della Lega che deve abbandonare l’idea della corsa solitaria al voto.
Berlusconi, spiegano, avrebbe usato più argomenti. Innanzitutto, il leader di Fi avrebbe citato delle simulazioni fatte sul voto delle ultime Europee che girano tra i parlamentari azzurri: il centrodestra classico (Lega-Fi-Fdi) avrebbe la certezza della vittoria con almeno 342 seggi alla Camera (134 uninominali e 208 nel proporzionale), mentre una coalizione formata solo da Lega e Fdi si fermerebbe a 325 seggi. È soprattutto al Sud, dove i 5 stelle mantengono un certo appeal, che l’alleanza “classica” farebbe la differenza.
Inoltre, appunto, dentro Fi molti temono di non essere rieletti. I parlamentari che hanno aderito al movimento di Toti per ora sono solo 5, da Romani a Vitali e Napoli, ma tanti sono preoccupati di non tornare in Parlamento, se Fi verrà “abbandonata” dalla Lega. Per scongiurare tentazioni tipo “nuovi responsabili”, bisogna dare garanzie, avrebbe spiegato Berlusconi. Del resto, anche Giorgia Meloni avverte: «Noi le alleanze le facciamo prima del voto e non dopo, perché vogliamo essere chiari».
Per questo Salvini ieri ha lanciato un segnale, dopo che giovedì aveva detto che intendeva andare da solo: «Non si è deciso se correremo da soli, abbiamo un’idea di Italia e la sottoporremo a chi la condivide con noi». Apertura ricambiata da Berlusconi: «Non saranno adesso le manovre di palazzo, i disperati tentativi del peggior teatrino della politica a risolvere i problemi degli italiani. È giusto che la scelta torni al più presto agli elettori».
Ma in tanti in Fi non si fidano di Salvini, nelle chat dei parlamentari azzurri molti coordinatori – da Zangrillo alla Santelli – chiedono che Salvini dica «ufficialmente, prima della sfiducia al governo, che intende fare l’alleanza con noi». Hanno qualche ragione: un dirigente di primo piano della Lega spiega: «L’ideale sarebbe andare soli e poi fare gli accordi in Parlamento...», se serve.
Per Giorgio Mulè, questa è una visione miope, «il Cavaliere è una figura centrale, soprattutto per la sua capacità di interlocuzione con l’Europa. Né Lega né Fdi siedono a quei tavoli». Berlusconi chiede a Salvini di formalizzare la coalizione “L’Italia del sì”, che si presenterebbe nei collegi uninominali, mentre nel proporzionale ognuno manterrebbe il proprio simbolo. Peraltro, aggiunge Andrea Ruggieri, «il centrodestra ha l’opportunità straordinaria di avere i 2/3 in Parlamento, potrebbe fare la riforme della Costituzione senza passare dal referendum: giustizia, autonomie, presidenzialismo. Perché sprecare questa occasione?».