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 2019  agosto 09 Venerdì calendario

Si può convivere coi terremoti. Non in Italia

Anche nelle scorse settimane rappresentanti delle istituzioni hanno visitato alcune delle aree colpite nel più o meno recente passato da terremoti mentre a ogni campagna elettorale i leader dei partiti non mancano di andare in quegli stessi luoghi a ripetere le solite promesse del definitivo superamento delle difficoltà post-terremoto. In realtà le ricostruzioni procedono in genere a rilento e i piani di monitoraggio geologico sono fermi nel limbo delle buone intenzioni.Il fatto è che la politica fatica a ragionare in prospettiva ed è legata sempre più al brevissimo periodo. In questo caso invece occorrerebbero piani pluriennali in grado di mettere in sicurezza il territorio. Se infatti sulla previsione dei terremoti siamo ancora molto indietro, è comunque possibile arrivare a convivere con essi, come dimostra, ad esempio, il Giappone. Questo consentirebbe di limitare i lutti e i danni. Ma bisogna individuare le aree a rischio e intervenire su di esse con rigide misure urbanistiche. Anche ragionando in termini puramente economici, non vi è alcun dubbio che l’investimento in prevenzione è assai meno cospicuo della spesa a disastro avvenuto. Lo comprova uno studio di Prometeia, società di ricerche econometriche a suo tempo fondata dall’economista Beniamino Andreatta. Sarebbe auspicabile che la politica ne facesse tesoro e agisse di conseguenza anche se si tratta di provvedimenti che non accendono i riflettori e non producono like sui social. La stima è che dal secondo dopoguerra ad oggi i sette maggiori terremoti siano costati finora al bilancio pubblico 150 miliardi di euro. Secondo questo studio, coordinato da Pietro Lazzaretto (università di Padova): «I danni diretti dei terremoti dell’Abruzzo (2009) e dell’Emilia (2012) ammontano da soli a quasi 26 miliardi in totale. Si può confrontare questo numero con le stime dell’Associazione delle Organizzazioni di ingegneria e di consulenza tecnico-economica (Oice), secondo cui il costo dell’adeguamento antisismico per gli edifici in tutte le zone d’Italia ad alto rischio ammonterebbe a circa 36 miliardi». Quindi con la prevenzione si risparmia. Ma non ci sono solo i terremoti. La nostra Penisola è fragile e le calamità naturali (frane, inondazioni ecc.) sono costate (dal dopoguerra a oggi) 160 miliardi di euro (da aggiungere ai 150 miliardi dei terremoti). Insomma, basta e avanza per sollecitare la difesa del suolo, invece non contemplata nell’agenda di governo.