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 2019  agosto 09 Venerdì calendario

L’importanza dei padri

Cosa è veramente importante da tramandare ai nostri figli? «Solo ciò che ami è la tua eredità, solo ciò che ami», scriveva il grande poeta Ezra Pound. Anche se non si diventa genitori, tutti abbiamo a che fare con la paternità. Perché tutti abbiamo avuto un padre. Persino chi non l’ha avuto, se lo è trovato nella formazione del proprio io. Insomma, pare sia proprio un desiderio atavico la ricerca della parte maschile. Una volta abbandonati i luoghi comuni che vedono sempre i papà come quelli che mettono le magliette al contrario al bambino, i calzini spaiati e che nel giocare si fanno sempre male, si possono passare in rassegna le varie tipologie di uomini. A spiegare cosa succede nella mente maschile quando nasce un figlio, in quel groviglio – mai spiegato completamente – che è il rapporto padre-figlio, è Alberto Pellai, psicoterapeuta esperto dell’età evolutiva e ricercatore presso l’Università di Milano che, per una volta, decide di sedersi sul lettino “della verità” e raccontarsi, nel libro Da uomo a padre (Mondadori, 240 pagg. euro 16,90). Sarà l’analista, quindi, a mettere a nudo se stesso, partendo dalla confessione di tutto ciò che gli è mancato nell’infanzia. Ed ecco venir fuori i malintesi, le incomprensioni e soprattutto quei gesti di affetto che avrebbe voluto ma che non sono mai arrivati. Abbiamo bisogno di padri così come abbiamo bisogno di risposte. Le domande sono tante ma nessuno ci da le risposte. Questo libro cerca proprio di prospettare soluzioni convincenti: di che cosa è fatta una relazione intima? Che cosa trasforma una storia importante della vita in una relazione calda, affettiva e significativa? Che lo vogliamo oppure no, «il padre che abbiamo avuto permea il nostro intero percorso di vita», dice Pellai, che ci porta a guardare il nostro passato di figli. E soprattutto, e qui sta la chiave di volta, ci suggerisce di trovare una sorta di riappacificazione, quanto meno interiore, col proprio passato. IL COMPLESSO Superato il complesso di Telemaco, il figlioletto di Ulisse in attesa perenne del ritorno del padre, la volontà di avere accanto un papà, come intuì Friedrich Nietzsche, nasconde sempre l’insidia di coltivare un’attesa infinita di qualcuno che non arriverà mai. È come il desiderio di colmare uno dei tanti vuoti emotivi che abbiamo patito nell’infanzia. Chi sono i nuovi padri? I padri del nuovo millennio? Questo libro è una sorta di manifesto della paternità che ci illustra che si può essere padre e madre al tempo stesso. L’autore cerca di dare validi suggerimenti pratici sul come diventare padri migliori e di conseguenza, uomini migliori. Perché ciò che conta di più è la rappacificazione di noi con gli altri. Questo in fondo è ciò che deve fare un pensiero profondo, motivato da una buona lettura. Film, libri, confessioni personali, come pagine strappate di un diario, compaiono nel saggio in forma di potenti esempi di vita in cui riconoscersi. «L’ostacolo più grande che gli uomini trovano nel percorso da uomo a padre è rappresentato dal loro analfabetismo emotivo», dice lo psicoterapeuta Pellai. Ci spinge a capire che prima di tutto ci deve essere con un figlio una relazione emotiva. Così fin da quando l’ostetrica metterà in mano al papà il piccolo appena nato, quella tenerezza mista a pudore e paura di fargli male, dovrà rimanere intatta.