La Stampa, 9 agosto 2019
Le feste halal delle dj velate. Senza alcol e senza uomini
Chiamata in causa dai media a ogni giro di boa, che sia una guerra o una rivoluzione resiliente come quelle algerina e sudanese, l’altra metà della umma tiene caparbiamente il passo dei tempi, paradigma suo malgrado dello scontro delle inciviltà su cui si esercitano a turno bellicose campagne e altisonanti silenzi. Ciascuna alla propria maniera, le donne musulmane, soprattutto le più giovani, negoziano passo dopo passo il confronto con la modernità, prendendolo di petto o aggirandolo con astuzia. Da tempo, per esempio, la figura del Dj non è più di stretto appannaggio maschile e dietro alla consolle delle discoteche del Cairo o di Beirut capita di vedere abili smanettatrici come l’egiziana Dina el Gharib o la signora delle notti di Istanbul Erel Eryurek. La novità di questi mesi, che dalla Turchia sta contagiando le comunità migranti di mezza Europa, è quella delle Dj velate, scanzonate figlie dell’islam globale alla guida di feste halal, senza alcol e senza uomini. La star del momento si chiama Dj Safir e nel 2015, dopo una vera scuola di mixaggio, ha trasformato una passione musicale coltivata in famiglia in un brand e un mestiere doc, richiestissimo dalle feste di laurea agli addii al nubilato fino alla più banale febbre del venerdì sera.
Dj Safir è una professionista a tutti gli effetti e una trend-setter, racconta la giornalista turca Riada Ašimović Akyol che per prima l’ha intercettata. Le sue performance, spiega Akyol, «durano in genere tre ore e non ruotano intorno a playlist fisse ma, sulla base di circa duemila canzoni, cambiano in funzione dell’energia del pubblico». In sala, al ritmo di musica locale e internazionale sul genere dell’immancabile Rihanna, ballano le ragazze con l’hijab e le altre, quelle irriducibili ai dettami coranici ma disposte a pagare il biglietto per una serata lontano dagli sguardi e dalle tristemente diffuse molestie maschili. Mutatis mutandis, è un po’ quanto succede allo stabilimento marittimo «El Pedocin» di Trieste, dove a beneficiare dell’arenile di austriaca memoria riservato alle donne si trovano osservanti musulmane in burkini regolamentare e femministe a seno nudo e zero tolleranza per il voyeurismo balneare.
Il fenomeno Dj Safir ha una dimensione reale e virtuale, con i social che moltiplicano nell’hashtag #kizlarhazirmiyiz (noi ragazze siamo pronte) il grido di battaglia della pista.
«Questa delle feste al femminile è una tendenza sempre più diffusa anche in Italia, una forma di sovversione non sovversiva con cui le giovani musulmane si concedono divertimenti moderni e tipici dei vent’anni in una cornice islamica, che dal loro punto di vista prevede per esempio la separazione dei generi» nota la studiosa Renata Pepicelli, alle prese con la nuova edizione del saggio «Femminismo islamico» (Carocci). È il prodotto dell’osmosi delle culture, continua, il risultato del fatto che non si vive separati dal contesto. Eppure, Dj Safir e chi si muove sulla sua strada, come la stilista Hind Lafram, che ha fondato in Italia il primo atelier «Modest Fashion» e insegna con successo l’arte del make up halal, incontrano l’ostilità dell’intero spettro sociale: quella delle libertarie, per cui accettare la separazione dei generi è già una sconfitta, e quella diametrale degli ultra-ortodossi, indignati per il cedimento della classe media conservatrice alle tentazioni consumistiche di foggia occidentale.
«Dai caffè con narghilè alle feste per baby-sitter, dagli hijab instagram al tè romantico, strani personaggi si sono infiltrati nelle nostre vite» scrive, riferendosi alle Dj velate, İsmail Kılıçarslan, commentatore di «Yeni Şafak», una testata vicina all’Akp di Erdogan.
Dj Safir e la sua manager Huseyin Melikoglu non se ne curano, la richiesta di happening aumenta di anno in anno, nel mondo turco ma anche in quello arabo e iraniano. Il prossimo party, il 28 agosto, è stato organizzato un anno e mezzo fa ma lei in media ne movimenta fino a una ventina al mese. Il periodo più convulso è però marzo, la festa internazionale della donna: di tutte le donne.