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 2019  agosto 09 Venerdì calendario

Tinder, l’app per cuori solitari che fa i soldi con i giochi

Guardando le immagini dei tanti uomini con gattino o quelli in posa mentre maneggiano una macchina fotografica reflex, tutto viene in mente meno che un videogame. Non parliamo poi delle donne in spiaggia in bikini o truccate e in abito da sera. Eppure, dietro l’ultima crescita di Tinder, l’app per cuori solitari più popolare al mondo, pare proprio ci siano le stesse logiche che dominano i giochi per smartphone.
Nata a Los Angeles nel 2012, ha ormai cambiato pelle e non viene usata solo per avventure di una notte. Enrica, di Roma, si presenta ad esempio solo con il muso del barboncino, suo presumibilmente, e una torta alla panna. Il messaggio è chiaro, l’assenza di selfie anche. Non è la sola a tentare un approccio diverso. E così la base di utenti di Tinder si allarga e in borsa festeggiano: più 503 mila utenti nell’ultimo quadrimestre, valore delle azioni raddoppiate in un anno, incassi record che hanno superato (a tratti) quelli di Candy Crush, Pokémon Go e Clash Royale.
Di frequentatori Tinder ne ha 50 milioni (705mila in Italia), ma sono i cinque milioni e 200mila che pagano l’abbonamento a contare. Aumentati del 37 per cento in dodici mesi, stanno facendo la fortuna di Match Group, che oltre a Tinder possiede OkCupid, Plenty of Fish e Match. com. L’app è spesso in quarta posizione fra le più ricche, dopo aver superato Netflix a inizio anno. Con i suoi 16 milioni di dollari incassati ogni mese unicamente su telefoni Android, ha davanti a sé due o tre giochi.
«Tinder non è un videogame», ha dichiarato di recente Elie Seidman, a capo della compagnia. «Alla sua radice ci sono le relazioni umane». Aiutate però dalla logica dei giochi apparentemente gratuiti come Clash Royale, che poi finiscono per inca ssare miliardi a forza di micro pagamenti. Nel caso della app per cuori solitari il miracolo lo avrebbe fatto la tipologia di abbonamento introdotto nel 2017: Tinder Gold. Se nei videogame compri gemme con denaro reale da convertire in strutture difensive o in carte più potenti, su Tinder compri la possibilità di metter e più “like” sulle persone e dunque interagire con loro se l’interesse viene ricambiato. Non solo, pagando compare anche l’elenco di profili che potrebbero essere subito compatibili. Il tutto per 30 euro al mese. A forza di sfogliare immagini poi si diventa troppo veloci e si finisce per scartare un profilo che non andava scartato. Peccato che, se non si paga, il tornare indietro è consentito solo una volta a giorno. Di qui i cinque milioni di abbonati.
«Il sistema sta funzionando, altrimenti non ci sarebbe l’aumento delle sottoscrizioni», spiega Fabrizio Angelini, a capo di ComScore Italia, multinazionale che misura traffico e consumi sul Web. «Si rimane presi nel meccanismo e per avere di più e subito magari si decide di pagare». “Di più e subito” sono la base sulla quale è stato costruito il successo planetario, e gli incassi stellari, di videogame alla Candy Crush. La struttura dei cosiddetti “acquisti in-app” è molto simile e il pubblico di Tinder, per lo più fra i 25 e i 34 anni, la conosce bene perché sullo s martphone la incontra di frequente. Pazienza poi se dietro agli incontri ci sia un algoritmo che oltre a spingerci gli uni verso gli altri, nel tragitto, ci spinge anche a sottoscrivere l’ennesimo abbonamento. Le dinamiche di seduzione e sentimenti del resto sono molto più prevedibili di quel che pensiamo. E ridurle ad un’equazione in una app di dating è un gioco relativamente facile.