la Repubblica, 9 agosto 2019
Intervista a Olga, la ragazzina che protesta contro Putin
La ragazza che usa la Costituzione come arma di protesta
di Rosalba Castelletti Olga Misik tornerà a sfilare lungo le strade moscovite anche domani.
Anche a costo di essere portata di nuovo in carcere. «Non è un prezzo così alto da pagare per i diritti e le libertà». Dice con la fiducia acerba dei suoi 17 anni in una Russia «libera e giusta». E la convinzione che «noi giovani possiamo fare tutto, cambiare il mondo e costruire un futuro più luminoso». Come quando, il 27 luglio, si è seduta gambe incrociate sull’asfalto e si è messa a leggere la Costituzione, incorniciata da una falange di minacciosi agenti con i loro grotteschi caschi antisommossa. Lo scatto che l’ha resa simbolo di una resistenza pacifica e democratica. Senza fucile, senza pietre. Solo la legge fondativa della Russia post-comunista che oggi manganella e ingabbia inermi dimostranti contro l’esclusione di candidati indipendenti dalle prossime elezioni moscovite. Una protesta che ha il sapore di una favola. La bambina contro i giganti, come la Nobel Malala Yousafzai o la coetanea Greta Thunberg.
Come mai hai deciso di leggere la Costituzione alla manifestazione?
«Volevo ricordare quali sono i nostri diritti fondamentali. Ho letto l’articolo 29 sulla libertà di parola, il 31 sul diritto alle riunioni pacifiche, il 32 sul diritto di eleggere ed essere eletti che era anche il motivo principale di quella protesta. E poi ancora l’articolo 3 secondo cui il popolo è l’unica fonte di potere nello Stato, l’articolo 21 sul divieto di tortura, altro tema spaventosamente attuale. E infine l’articolo 42 sull’obbligo di custodire l’ambiente.
In Siberia bruciano le foreste, ma per le autorità spegnere gli incendi non è “economicamente vantaggioso"».
Non hai ancora l’età per votare.
Perché ritieni così importanti le elezioni moscovite di settembre?
«Perché le conseguenze mi riguarderanno. La Duma di Mosca regola la vita nella capitale, decide a cosa assegnare i fondi. Avere deputati onesti influisce sulla vita di tutti. È anche diventata una protesta di principio: dimostriamo che non intendiamo sopportare l’illegalità che piace tanto alle autorità».
Ci sono stati oltre mille fermi nel quarto fine settimana di proteste.
Che cosa temono le autorità?
«Sono in un tale vicolo cieco che hanno letteralmente paura di tutto.
Perfino di una minorenne con la Costituzione in mano. Per non parlare dei cittadini in strada pacifici e disarmati: sono l’incarnazione degli incubi del sindaco Serghej Sobjanin».
Come ti sei avvicinata alla politica?
«È con la manifestazione del 9 settembre 2018 contro la riforma delle pensioni che è iniziato il mio percorso. Paradossalmente, fino a un giorno prima, la politica non mi interessava. Ma da allora non mi sono mai voltata indietro».
Fai parte del movimento “Bessrochka”, Protesta perpetua.
Qual è il suo obiettivo?
«Bessrochka è una protesta pacifica decentralizzata. Non ha struttura, né partecipanti o leader, ha solo sostenitori: è ciò che lo distingue da altri movimenti. La sostanza è che non si deve smettere di manifestare neanche per un minuto, non si abbandonano le manifestazioni dopo che sono finite e bisogna fare costantemente qualcosa per il bene della rivoluzione. Chiunque faccia una di queste cose, senza volerlo diventa attivista di Bessrochka.
Anch’io ci sono capitata per caso, giusto perché sostengo qualsiasi iniziativa. Abbiamo canali su YouTube e Telegram, una pagina Facebook e diverse chat. Lo slogan è: “Non ci fidiamo dei politici, ci fidiamo di noi stessi"».
Come mai, così giovane, avevi sentito il bisogno di protestare contro la legge sulle pensioni?
«Il mio sangue ribolle per la volontà di cambiare le cose. Non so se passi con l’età, ma ora come ora sono più che pronta a combattere».
A quante proteste hai partecipato?
«Dieci. Ma la mia protesta non si ferma mai, nemmeno per un minuto. Mi dedico all’attivismo e alle campagne online. Inventiamo in continuazione qualcosa di nuovo, partecipiamo ai picchetti e organizziamo mini-proteste».
E quante volte sei stata fermata?
«Quattro. Il 12 giugno alla protesta a sostegno del giornalista Ivan Golunov, il 26 luglio mentre distribuivo volantini, il 27 perché indossavo l’uniforme di Bessrochka e infine sabato scorso mentre tornavo a casa la sera. Ai poliziotti non è piaciuto che sia corsa alla loro vista».
Che cosa rischi dopo i fermi?
«Il totale dell’eventuale multa è di 650mila rubli (9mila euro, ndr ), ma sono sicura che non dovrò pagare tutto: i fermi erano illegali, i verbali sono stati redatti in modo errato e i rapporti della polizia erano falsi».
Non hai paura?
«Non ho paura né di arresti, tribunali, multe, scontri con la polizia né di essere torturata o sbattuta in una cella. Sfortunatamente, tutto questo è prassi frequente in Russia. L’unica cosa che mi preoccupa è la salute di mia madre. È sfinita dai miei continui problemi legali. I miei genitori non approvano il mio attivismo. Mio padre è un putinista».
E i tuoi coetanei?
«La maggior parte dei miei amici mi sostiene, mio fratello minore è molto orgoglioso di ciò che faccio».
Non tutte le reazioni sono state positive...
«La Russia non è un Paese amichevole. Molta gente ha iniziato a inventare le balle più stupide su di me. E mi sorprende moltissimo questa brama di distruzione anziché di creazione. Di me parlano persino i principali “propagandisti”, come il corrotto “giornalista” Vladimir Solovjov. Però devo dire che tutto sommato ci sono più parole buone e oneste che cattive e ingannevoli».
Senti il peso di essere diventata tuo malgrado un simbolo?
«Sabato scorso camminavo sull’Arbat e ho sollevato la Costituzione come simbolo della mia protesta personale. Solo dopo un po’ mi sono accorta di guidare una folla. Eppure mi sembrava tutto così normale».
Vuoi diventare giornalista. Ti ispiri a qualcuno?
«Vorrei dire alla gente la verità, vorrei cambiare il mondo con l’aiuto delle parole. Non ho modelli né in politica né nel giornalismo. Mi entusiasma solo l’idea di una me stessa migliore».
In che Russia vorresti vivere?
«Una Russia libera e giusta».
Che cosa può fare la tua generazione per cambiare le cose?
«Possiamo fare tutto. Il futuro appartiene ai giovani. Siamo pronti a costruirlo. Non abbiamo paura. Io sono pronta a dedicare la mia vita a questa causa e, se necessario, a sacrificarla. Sarà pure una velleità