la Repubblica, 9 agosto 2019
Savoini e le 17 missioni in Russia
Prima e dopo quella mattina d’affari torbidi nella hall dell’hotel Metropol di Mosca, Gianluca Savoini – consigliere e amico di Matteo Salvini ha fatto su e giù decine di volte: Milano- Mosca e ritorno, per lo più, con puntate toccata e fuga di un giorno o due. Almeno 14 missioni nel 2018, e almeno tre quest’anno. In molti di questi voli, accanto a lui c’era Claudio D’Amico, il consulente strategico di Salvini per gli affari internazionali. I loro nomi sono spesso insieme nell’elenco delle prenotazioni aeree divulgato ieri da un’inchiesta giornalistica internazionale che ha rivelato anche un altro mistero: Come fantasmi, i loro passaggi non lasciano tracce nelle registrazioni obbligatorie ai varchi aeroportuali. Nel database del ministero degli Interni russo, in cui i giornalisti dicono di avere spulciato, i loro nomi non ci sono.
L’ultimo capitolo di Moscopoli, la trattativa sul petrolio russo con cui la procura di Milano sospetta che la Lega volesse finanziare la corsa alle Europee, è firmato insieme da Buzz-Feed, Bellingcat e dal russo The Insider.
L’elenco dei voli a cui ha preso parte Savoini, spiegano i tre media, è «in un database online non indicizzato (cioè non accessibile con i motori di ricerca, ndr ) con le prenotazioni online, utilizzato da dipartimenti russi per la sicurezza aziendale». Dati che sono stati poi «incrociati con l’attività social» dei protagonisti.
Per ogni viaggio vengono indicati la data e la rotta, la compagnia e il numero del volo. E si dà prudentemente atto che sono prenotazioni e non voli. Ma è il mondo dei social a collocare poi effettivamente Savoini in Russia in molte date compatibili con le prenotazioni. Un assiduo, Savoini. Nulla si sa del motivo di tutte quelle prenotazioni, di tutti quei voli ravvicinati, di quella lunga serie di blitz prenotati. Ma certo collima coi sospetti della procura di Milano: i magistrati che indagano sulla trattava del Metropol ipotizzano che il tentativo di portare a casa l’accordo sia durato molto più a lungo di una mattina di vodka e caffè nero nel lussuoso albergo dei misteri, il 18 ottobre. E Savoini, a Mosca, c’era.
Vola quasi sempre Aeroflot. Prima dell’incontro al Metropol, i viaggi si infittiscono. Eccolo il 21 settembre sul “Su2415” da Milano a Mosca, con ritorno il 24 sul “Su2404”. Riparte il 4 ottobre e rientra il 6. Eccolo ancora a Mosca il 16, e il 18 – dopo la riunione al Metropol – riparte per Milano. Ma non passano sei giorni e riecco il suo nome: decollo il 24, rientro il 28. Altri due voli a novembre, con puntata interna a Kazan (andata e ritorno in giornata, da e per Mosca, il 30 novembre).
E torna a Mosca a dicembre, a gennaio, a febbraio e a marzo di quest’anno. I tasselli dell’inchiesta giornalistica sono compatibili con quelli dell’inchiesta giudiziaria: la procura ipotizza una trattativa durata almeno fino a febbraio. L’ultimo volo scovato dai segugi dei media è il “Su2613” del 15 marzo, con rientro il 18 sul volo “Su2414”.
Matteo Salvini ha più volte preso le distanze dal suo amico ed ex collaboratore Savoini con un’alzata di spalle. Ma non può fare altrettanto con D’Amico, il suo consulente strategico cofinanziatore con Savoini dell’attività economica di cui è stato direttore in Russia (la Orion Ltd): era con Savoini anche sul Milano-Mosca e ritorno di ottobre, alla vigilia e dopo l’incontro del Metropol. Ed era con lui almeno un paio di volte quest’anno, e un altro paio prima del Metropol. Eppure, nessuno dei due lascia le inevitabili tracce ai varchi obbligatori, quelli che registrano i dati di tutti gli ingressi e le uscite riversandoli nel “Database centrale per la registrazione degli stranieri” presso il ministero degli Interni russo. Evidentemente ricevevano un trattamento speciale.