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 2019  agosto 09 Venerdì calendario

Leggere Dante

È noto che le celebrazioni centenarie hanno una delle principali ragioni d’essere nell’opportunità che offrono di raccogliere conoscenze e studi accumulatisi per decenni e, insieme, di rappresentare un momento – lungo anche più dell’anno «canonico» – di promozione del nuovo, di fondamento ai tanti significati che un autore meritevole del titolo di classico può acquistare per le generazioni a venire. Tanto più vero questo quanto più legato al nome e alla figura di Dante Alighieri che nel corso dei secoli non solo è stato oggetto di centinaia di migliaia di ricerche, ma ha conosciuto varie e memorabili celebrazioni, anche grazie alle quali il poeta si è potuto mostrare quale uno dei più alti interpreti di quello che Eugenio Montale chiamava lo «spirito del tempo»: impersonando cioè Dante quando il fondatore della nostra tradizione poetica sul modello dei classici antichi, quando il senso di identità storica degli italiani mediato da una lingua e da una cultura allargata a ogni disciplina del sapere, oppure un esempio di pensiero e di impegno attivo nel mondo capace di elevarsi a virtù civile e a conquista di un senso per il vivere, il più delle volte tracciato sul percorso che il singolo individuo e l’umanità compiono seguendo uno o più ideali nei quali riconoscersi.
Su questa direttrice il progresso degli studi e delle conoscenze che costellano gli anni scanditi dalle celebrazioni centenarie ha portato specie negli ultimi decenni a esemplari edizioni di testi, a vasti commenti, a ricerche sempre più approfondite e costruttive su un autore che davvero più di ogni altro credo impersoni la spinta propositiva dell’uomo verso la conoscenza del proprio tempo. Di qui forse la ragione per cui l’accostamento a Dante – come ebbero a rilevare i fondatori della nostra Società Dantesca Italiana – «così nella vita come nelle opere sembra dopo tanti secoli ricominciar sempre da capo, né bastare al Poema i commenti, dacché ogni età volle farsi interprete di quell’anima e di quella parola potente con le idee e il linguaggio suo proprio». E sarà questo inesausto, secolare impegno nelle ricerche sul Poeta per antonomasia che culminerà, per quel che riguarda l’attività 2021 della Società Dantesca Italiana, in iniziative su più fronti ben agganciate al proposito di far fruttare le esperienze passate, e quali dunque il completamento dell’edizione critica delle opere dantesche per l’Edizione nazionale, in primis col testo della Commedia allestito da Giorgio Inglese, una grande Mostra di manoscritti delle opere di Dante nelle biblioteche fiorentine e il volume Le ragioni celesti del mondo. Botticelli su/per Dante, dedicato alla cultura dantesca presente nell’opera del grande maestro del Rinascimento.
Credo insomma che al poeta e alla sua opera si possano far incontrare proficuamente queste molteplici occasioni di ricorrenza: per dare anche ai contemporanei la possibilità di restare vicino a Dante nonostante i sette secoli che ci separano da lui (per quanto appaia evidente che nessuno più del poeta della Commedia, universalmente noto, ancora «viva» a fianco di chi lo legge o di quelli che ne avvertono magari inconsapevolmente una presenza di impegno nel vivere).
A mio avviso lo stesso Dantedì non potrà che giovare alla «durata» di Dante nel nostro quotidiano, fissando anzi in un giorno di ricorrenza annuale la memoria di questo esempio di civiltà e di cultura che è patrimonio comune di noi tutti, continuamente rinnovabile. E pure nell’incertezza circa il giorno da scegliere per questa celebrazione, perché non puntare, proprio sul momento di avvio dell’avventura poetico-intellettuale del viaggio dantesco – ha scritto il poeta neo-greco Giorgos Seferis che «la prima cosa che Dio fece è il lungo viaggio» —, quel 25 marzo che poi coinciderebbe anche col momento simbolico della creazione di Adamo e con molti momenti della vicenda del Cristo-uomo, non ultimo riscontro anche il giorno di inizio dell’anno ab incarnatione che è dell’antico calendario fiorentino? Quell’avventura in cui noi stessi continuiamo a specchiarci probabilmente ci ricorderebbe ogni anno alcune delle più nobili radici della storia nella quale viviamo.