Corriere della Sera, 9 agosto 2019
Chi è nato in Campania non può vedere la Juve-Napoli allo Stadium
«Vietata la vendita ai nati in Campania». È la frase scritta sul sito della Juve da mercoledì, quando il club dei campioni d’Italia ha messo in vendita i biglietti per la partita con il Napoli del 31 agosto. Il divieto compare appena sotto a un altro, a cui invece l’Italia è assuefatta: «Vietata la vendita ai residenti in Campania». Si parla di 5 milioni e 839 mila persone secondo gli ultimi dati Istat. Cosa è successo? Allo Stadium entrano 41 mila persone: 27.700 sono gli abbonati, 2.019 i posti riservati ogni volta ai sostenitori ospiti. Il caso è nato sulle modalità di vendita degli 11 mila i tagliandi che il club bianconero mette in vendita al pubblico. La Questura ieri ha diffuso un comu-nicato per sottolineare che non aveva «concordato la de-cisione né intende condividerla». La Juve ha reagito pub-blicando una mail inviata il 4 agosto alla Questura e alle for-ze dell’ordine dell’Osservatorio (l’ente del ministero dell’Inter-no che valuta partite e restrizioni sul tifo). Perché? Il calendario della Serie A è stato compilato il 29 luglio, ma l’Osservatorio non si riunirà prima del 20 agosto. E la Juve si è già mossa. Tre giorni dopo quella mail ha aperto la vendita, pronta a «rimodulare» i blocchi dopo la riunione dell’Osservatorio: per ora utilizza il criterio del luogo di nascita (unico dato obbligatorio per acquistare un tagliando). «Vendere biglietti a chi poi non avrebbe potuto accedere sarebbe stato peggio» spiega la Juve. Ma qui si innesta, secondo qualcuno, la possibilità che la restrizione mai applicata serva anche a tenere lontani dall’Allianz i «True Boys», ultrà campani che provano da tempo a farsi largo nella Curva Sud. La frase «Vietata la vendita ai nati in Campania» è anticostituzionale? Secondo Gustavo Zagrebelsky, giudice costituzionale dal 1995 al 2004, «tendenzialmente sì. Con certezza si può dire che ci stiamo abituando a cose sempre più strane».