Corriere della Sera, 9 agosto 2019
Le crisi balneari
Di crisi balneari è costellata la storia politica italiana. Ma le elezioni in autunno, come quelle che si prospettano questa volta, sono una novità. O quasi. Nel nostro Paese si è votato in quella stagione solo una volta: nel 1919. Erano le prime consultazioni del dopoguerra e fu in quell’occasione che in Italia debuttò il proporzionale. Poi non è più accaduto che si venisse chiamati alle urne in autunno. Nella prima Repubblica infatti accadeva spesso e volentieri che un governo cadesse a inizio estate ma se le trattative per formarne un altro andavano per le lunghe o se c’era qualche intoppo si optava per un esecutivo balneare. L’espressione, a dire il vero, fu coniata quando la prima Repubblica non era ancora nata, per il governo Bonomi nel ’21. In tempi più recenti (si fa per dire) sono stati governi balneari quelli di Pella, Leone e Rumor. Di crisi estive ancora più recenti se ne ricordano in particolare due. In entrambi i casi il presidente del Consiglio di allora subentrò a se stesso. Per la precisione il primo caso fu quello del governo Spadolini. Cadde nell’agosto del 1982 e sempre nello stesso mese venne varato il secondo esecutivo Spadolini. Qualche anno dopo fu la volta di Bettino Craxi. Nel 1986 l’allora leader del Partito socialista fu costretto alle dimissioni per la mancata approvazione di una legge sulla finanza locale sulla quale il governo aveva messo la fiducia. Ma il vero motivo della crisi era dovuto alla decisione di Craxi di non accettare la staffetta con il segretario della Dc Ciriaco De Mita. Il primo agosto, però, Craxi tornò a Palazzo Chigi.