ItaliaOggi, 8 agosto 2019
Periscopio
La promessa di Matteo Renzi, più o meno, è: non avete capito il fenomeno che ero e che sono e mi avete fatto fuori, ma io, prima o poi, tornerò a Palazzo Chigi per riprendermi quella poltrona da premier (la modestia e l’ottimismo sono doni del Cielo). Fabrizio Roncone. Corsera.In 73 anni di lavoro alla Camera ne ho visto di ogni colore a cominciare dalle relazioni clandestine. Tutti sapevano, tranne mariti e mogli. C’era una deputata di Firenze, prima socialista e poi socialdemocratica, soprannominata l’Angelo azzurro per le sue pose provocanti. Pasquale Laurito, direttore de la Velina Rossa (Stefano Lorenzetto, scrittore). Corsera.
I partiti, come tutti i corpi intermedi, svolgono una funzione di mediazione fondamentale, servono a costruire un rapporto stabile con l’elettorato, formare le classi dirigenti e legare le istituzioni al popolo. Se spariscono i corpi intermedi la democrazia cede al sondaggio del momento e i consensi si fanno volatili. Massimo D’Alema (Vittorio Zincone). Sette.
In noi c’è un lato terribile è cioè siamo ancora quelli che ridono per la signora che cade scivolando sulla buccia di banana. Le disgrazie altrui, in questo caso quella di Formigoni, ci attraggono e nel commentarle mettiamo in atto quel cinismo e quel gusto voyerista che in un certo senso sono innati, ancestrali. Paolo Crepet, psichiatra (Maria Sorbi). Il Giornale.
La Cirinnà debuttò tra i Verdi. Poi, influenzata da Esterino, finì tra gli ex comunisti. Da quelle parti hanno però memoria d’elefante e Monica fu considerata spuria. Poiché nasceva Verde e un po’ anarchica, tale restava agli occhi dei compagni. Le sue stesse manie transgender cozzano contro il moralismo dei sinistri autentici. Né le fu perdonato lo spalleggiamento di Esterino, l’uomo dietro di lei. Un classico. Era già successo nel dopoguerra a Nilde Jotti, malvista e invidiata per la sua relazione con Palmiro Togliatti. Giancarlo Perna, saggista politico. LaVerità.
Se non ci fossero le immagini si crederebbe Marina Cicogna una mitomane. Cecil Beaton con sua madre Annamaria Cicogna, all’arrivo a Leptis Magna, il sito archeologico che il governatore sua padre aveva fatto scavare e che è il capolavoro di Settimio Severo. Marina Cicogna (Michele Masneri). Il Foglio.
Oggi in Italia i veri poeti sono molto pochi. C’è Alessandro Rivali, che lavora con me. Lo è stato Raffaele Carrieri, un autore poco antologizzato ma importantissimo. Alessandro Spina, che è morto pochi anni fa. Pier Maria Pasinetti: veneziano doc e scrittore straordinario. E poi Patrizia Valduga, anche se non condivido i suoi entusiasmi erotici. Cesare Cavalleri, editore di Ares (Luigi Mascheroni). Il Giornale.
Anche il principe Carlo d’Inghilterra venne a Terra Madre e ci trovammo in grande sintonia. La sera poi accettò di venire con noi in un’osteria di Verduno, qua vicino. Il suo staff era stato rigoroso: il protocollo di Sua Altezza prevede che alle dieci e mezza di sera lui stia a letto e bla bla bla. Morale: all’una di notte stavamo ancora a tavola a ridere e a mangiare. Alla fine mi disse: «Petrini, questa è stata una delle serate più belle della mia vita». Gli risposi: «Maestà, ma che vita avete fatto finora?». Carlo Petrin, fondatore di Slow Food (Roberta Scorranese). Corsera.
Quali sono le grandi difficoltà per chi traduce dall’italiano? «Tutte le frasi idiomatiche non hanno un equivalente preciso: tagliare la corda, fare bella figura, farsi le ossa... In generale il modo di segmentare e dividere il mondo. La parola “fratelli”: vuol dire solo fratelli o anche sorelle? In inglese devo specificare. Quel famoso passaggio di Lessico famigliare di Natalia Ginzburg: “Siamo cinque fratelli...”. “We are five brothers and sisters” non esiste, non è inglese. Dovrei scrivere “Thereare five of us, brothers and sisters”. Ma sarebbe macchinoso». Tim Parks, romanziere inglese che vive in Italia (Michele Gravino). il venerdì.
Di nuovo in mezzo alla strada. Di nuovo la miseria. Per quanto la città di Catania in quegli anni potesse essere a buon mercato, non ce l’avrei fatta a sopravvivere. Mio padre morì nel 1973. Nonostante tutto fu un duro colpo. Avevo cominciato ad apprezzarlo. Lui, fascista, non disse mai nulla delle mie scelte politiche di sinistra. Anzi, quando la rivista Giovane Critica cominciò ad avere problemi finanziari, fu il ragionier Mughini a far quadrare i conti. Quando morì, il giornale La Sicilia pubblicò due pagine di necrologi su di lui. Scoprii, con mia sorpresa, che fu anche un uomo amato e apprezzato. Giampiero Mughini (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Al Tour del ’49, caduto nella quinta tappa, da Rouen a Saint-Malo, Coppi voleva tornare a casa. Bartali lo convinse a continuare e Coppi quel Tour lo vinse davanti a Bartali, e fu il primo nella storia del ciclismo a realizzare l’accoppiata Giro-Tour nello stesso anno. Gianni Mura. il venerdì.
Si possono creare nuovi posti di lavoro in Italia solo puntando su produzioni di fascia alta e medio-alta e spingendo su quelle qualità del Made in Italy che tutto il mondo vuole. Pensa che un indiano o un cinese vogliano comprare prodotti italiani di fascia bassa o preferiscano invece quelli di fascia alta, con una qualità eccellente e lavoratori pagati in modo appropriato? Brunello Cucinelli, impresario della moda (Francesco Manacorda). la Repubblica.
Sei diventata troppo milanese. A Roma non usa. A Roma se qualcuno ci guadagna pare brutto. Si okkupa piuttosto. Oppure si blocca tutto. Trovi un capitello, i resti della Metro C... Bisogna semplificare le regole, anche per rigenerare. Qui a Milano per esempio hanno fatto un meccanismo per demolire le opere incompiute. Anche se hai fatto solo le fondamenta, viene considerato come se fosse un edificio vero e proprio. Se hai un’opera incompiuta e la demolisci e ricostruisci hai diritto a un aumento di cubatura del 30%. Se la demolisci e basta mantieni il permesso a costruire. Se non fai niente perdi il diritto a costruire. Lorenza Baroncelli, direttrice della Triennale di Milano (Michele Masneri). Il Foglio.
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Non vi è alcun dubbio che la guerra del futuro diventerà ancora più costosa di quella di oggi. Nel 2050, per fissare un riferimento di temporale, avremo guerre con sistemi tecnologici molto sofisticati, ma gli esperti confermano che gli umani opereranno assieme alle reti di robot, a quelle di energia. Purtroppo però i massacri di esseri umani, le vittime, i feriti, anche della popolazione civile, si ripeteranno. Fabio Mini, già generale di corpo d’armata (Aldo Forbice). LaVerità.
Chi la fa, sospetti. Roberto Gervaso. Il Messaggero.