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 2019  agosto 08 Giovedì calendario

La Lega vuole vietare ai dipendenti Rai di insultare Salvini

«Questa cosa mi ha fatto davvero vergognare: com’è possibile che un giornalista Rai, nel caso specifico Valter Rizzo, scriva su Facebook che Salvini preferisce spiegare ai giovani come sbronzarsi e pippare di cocaina anziché promuovere i valori sociali? Ma dove siamo finiti?». Igor De Biasio, 42 anni, membro del cda Rai – in precedenza manager per i colossi Philips e Moleskine – chiede un intervento urgente dell’azienda: «È da un anno, da quando ci siamo insediati, che si parla dell’introduzione di un regolamento chiaro sull’utilizzo dei social da parte dei dipendenti: è in vigore in ogni importante azienda privata, da noi no. Ne va della nostra credibilità. Sembra che a qualcuno faccia comodo che le cose rimangano così, che ci sia campo libero agli attacchi a Salvini e alla Lega». Ci vede dietro un disegno politico? «A pensar male si fa peccato… Preferisco rimanere aderente ai fatti, e i fatti dicono che ogni giorno ormai il ministro dell’Interno viene insultato da un giornalista del servizio pubblico». L’ha colpita qualche altro caso in particolare? «Bisognerebbe citarne tanti. L’altro giorno, solo per ricordare il più recente, Mauro Casciari, collaboratore Rai che riprenderà l’attività a settembre, ha detto che se Salvini parlasse coi rutti la Lega salirebbe al 43%. Ha dato una pessima immagine dell’azienda per cui lavora». Comportamenti simili, nel settore privato, verrebbero puniti. Invece in Rai sembra che tutto sia concesso, i dipendenti sono blindati… «Nel privato sarebbero stati sanzionati, sono d’accordo. Un motivo in più per redigere un regolamento specifico fin dal prossimo cda. Tornando all’episodio gravissimo di Rizzo, che collabora anche per il Fatto Quotidiano, mi aspetto che il nostro amministratore delegato Fabrizio Salini prenda subito le distanze. La cosa non può essere derubricabile alla libertà di espressione. Finora Salini non ha mai reagito, e di casi di questo tipo ce ne sono stati parecchi. Ora va messo un freno, bisogna intervenire. Anche perché è evidente che ci sono due pesi e due misure». A cosa si riferisce? «Le faccio un esempio: se Auro Bulbarelli, direttore di Rai Sport, mette dei “like” ad alcuni post di Salvini scoppia la polemica politica. Quando però Salvini viene attaccato pesantemente da altri giornalisti del servizio pubblico non si dice nulla. Come mai?». Metà redazione del Tg2 è in subbuglio, contesta al direttore Sangiuliano una linea troppo filo-salviniana. L’Agcom ha chiesto un riequilibrio degli spazi politici del notiziario. «Sinceramente le critiche che sento girando l’Italia, parlando con gli addetti ai lavori e la gente comune, riguardano il Tg1 e alcuni programmi di Rai3, come quello di Gad Lerner che ha dato risultati modesti. I volti che vedremo sulla terza rete in autunno poi mi sembrano tutto tranne l’espressione dell’intero Paese». Faccia qualche nome… «Gramellini, Annunziata, Berlinguer… Ne dimentico qualcuno. Diciamo che non è certo il Tg2 di Sangiuliano a dover far discutere, anche perché parla lo share». Il deputato Dem Anzaldi, membro della Commissione di Vigilanza Rai, sostiene che il Tg2 fa propaganda leghista coi soldi del canone. «No comment: Anzaldi è abituato a inondare le agenzie di stampa coi comunicati più disparati». La Lega, secondo la sinistra, ha militarizzato la Rai. Il Tg2, per Repubblica, è Televisegrád. «È una barzelletta. Pensi al caso di Roberto Poletti, passato alla conduzione di “Uno Mattina Estate” con ottimi riscontri di pubblico: è stato onorevole per i Verdi, ha sostenuto Prodi. Da qualche tempo è vicino alla Lega, certo, ma è un professionista serio e preparato. Rappresenta al meglio tutte le sfaccettature del Paese». In Rai tutto cambia perché nulla cambi: a ogni nuova legislatura i vertici annunciano grandi novità, poi però tutto rimane come prima. Salvini ha dato battaglia sui mega stipendi: verrà fatto qualcosa? «Siamo fermi a un anno fa. In uno dei primi cda ho chiesto di abbassare non solo i compensi stellari dei presentatori ma anche quelli di certi autori: ancora non se n’è fatto nulla. Gli italiani devono tornare a essere orgogliosi della Rai. Oltre al risparmio dei soldi pubblici, che è fondamentale, serve che l’azienda dia spazio nei notiziari e nelle rubriche alle eccellenze italiane. Siamo indietro di vent’anni. La leva è in mano a Salini…».