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 2019  agosto 08 Giovedì calendario

In Germania il nudismo torna tabù

Il nudismo sta morendo, persino nel Paese che l’ha inventato. La provocazione di Kurt Starke, uno dei maggiori sessuologi tedeschi, è esplosa nel dibattito pubblico come una bomba. Perché si potrebbe aggiungere che il culto tedesco per eccellenza si sta estinguendo in un periodo ultra liberale, di youporn e sessualità senza limiti, di corpi nudi diffusi e noiosi che non dovrebbero scandalizzare più nessuno. E invece.
Sta tornando un «tabù del nudo», osserva Starke, e i luoghi dove ci si può spogliare del tutto sono sempre più ridotti, marginalizzati: «È un culto ormai fuori moda e allo stesso tempo “deliberalizzato"». Una neo-pruderie del Duemila sta spazzando via anche i gloriosi anni 70 in cui anche in Italia il pezzo di sopra del bikini era diventato una rarità, da Rimini a Porto Cervo.
Persino l’Associazione tedesca dei nudisti, che conta circa 30mila membri, ammette che spogliarsi «non ha più lo stesso peso di qualche decennio fa: è un fatto legato all’evoluzione della società». E qualche mese la Berliner Morgenpost aveva già lanciato l’allarme: a Berlino, città natale del nudismo, «è in ritirata». E non solo per le zone sempre più piccole dedicate ai cultori del textilfrei, del “senza stoffa”. Sta sparendo ovunque. E quando una Spa del quartiere Spandau ha introdotto di recente il divieto di spogliarsi, apriti cielo. L’amministratore delegato si è dovuto giustificare con una manciata di giornali locali.
Resta il mistero di come il nudismo possa aver superato indenne, in Germania, ben due regimi totalitari, quello nazista e quello comunista, e stia soccombendo in un’era liberale. Lo abbiamo chiesto a Christian Utecht, presidente dell’associazione dei nudisti di Berlino e del Brandeburgo, che conta circa 3000 membri. Utecht sostiene che uno dei motivi della neo-pruderie potrebbe essere proprio «l’ideale fisico propagato dalle pubblicità e dalla moda, da Hollywood e da una nuova estetica del corpo che i giovani sentono moltissimo». E in effetti è proprio tra i più giovani che il nudismo sta morendo, ammette Utecht: i membri dell’associazione sotto i trent’anni «sono quasi inesistenti». Anche il sessuologo Starke ritiene che la neo-pruderie sia da attribuire al «terrorismo degli ideali estetici imperanti», insomma al diktat del corpo perfetto. E poi c’è, ammette Utecht, il problema degli «smartphone sempre presenti e del pericolo di finire sbertucciati su un social media». Anche se, ricorda, «in molti spazi per nudisti, fotografare è vietato».
La storia del nudismo in Germania è antica. I tedeschi cominciarono alla fine dell’Ottocento a spogliarsi nei boschi, sui campi sportivi e in riva ai laghi e ai mari del nord. Intenzionati a scrollarsi di dosso i moralismi degli adulti, di opporsi all’industrializzazione che allontanava l’uomo dalla natura, i “Cultori del corpo libero” ( Freikoerperkultur, in breve: Fkk) nacquero a Berlino oltre un secolo fa. Gli adepti si chiamavano “Uccelli migratori” ( Wandervoegel ) o Lebensreform ("Riforma della vita") o, più semplicemente, “La bellezza”, e insieme al nudismo predicavano spesso un culto del corpo tale che moltissimi finirono per aderire, già negli anni Venti, al nazismo.
Gli altri naturisti vengono considerati gli antenati dei moderni hippy, e tra gli ispiratori della liberazione sessuale degli anni 60 e 70. E qualunque turista che abbia frequentato le isole del Mar Baltico o i laghi del Brandeburgo o i parchi di Monaco impara velocemente che il cartello “Fkk” delimita ancora oggi l’area esclusivamente dedicata a loro. A Berlino, poi, esistono ancora luoghi leggendari come la gigantesca Spa del Vabali, interamente “senza stoffa”. O luoghi misti straordinari, come il Ploetzensee, dove la spiaggia è pacificamente divisa tra nudisti e donne che vegliano amorevolmente i loro bimbi in burkini.