Corriere della Sera, 8 agosto 2019
Le libellule tornano in città
Cicale e libellule abitano sempre di più in città. Di notte le prime, soprattutto gli esemplari maschi, non si vedono ma si ascoltano con il loro caratteristico suono frinire nei parchetti e nei giardini, come già avviene da un po’ di tempo anche nel centro di Milano. Le libellule azzurrine l’altro ieri sono sciamate a migliaia nel quartiere di Borgo San Paolo a Torino occupando per alcune ore balconi e stendibiancheria. Libellule e cicale sono parte del nostro immaginario collettivo, popolano canzoni e favole, ma sono anche indicatori della bontà del nostro ambiente. Il loro incremento e l’arrivo nei centri abitati segnala il miglioramento dell’ecosistema che ci circonda oppure è una spia della rottura di un equilibrio precario?
Il ritorno
«La loro presenza è indubbiamente da classificare come un evento positivo sotto molti aspetti, anche se è giusto fare alcune precisazioni», risponde Diego Fontaneto, scienziato dell’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa-Cnr). «Si tratta di insetti che generalmente prediligono il caldo. Le cicale, poi, sono tipiche degli ambienti mediterranei con estati bollenti e secche. La loro proliferazione in ultima analisi è l’ennesima conferma dell’aumento delle temperature alle nostre latitudini». Se è vero che, in base a uno studio pubblicato lo scorso febbraio, oltre il 40% di tutte le specie di insetti è minacciata di estinzione, in particolare insetti importantissimi per l’equilibrio degli ecosistemi, è altrettanto vero che alcune specie negli ultimi anni in Italia hanno avuto un ritorno inaspettato. «Non ci sono studi che indicano con un numero preciso di quanto sono aumentate certe specie», avverte Fontaneto, «ma tutti i segnali sottolineano un incremento. In realtà si sta tornando alla condizione degli anni Cinquanta, quando era usuale vedere anche in città cicale, libellule e farfalle. Solo che la maggior parte di noi non ha mai vissuto queste condizioni che ci appaiono eccezionali, invece sono la normalità».
Aria più pulita
Sempre l’altro ieri l’Università degli Studi di Milano e l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr) hanno diffuso i dati di un’analisi dell’aria nelle zone più inquinate d’Italia. Rispetto a 40 anni fa l’aria è più limpida e pulita: nel bacino padano i giorni con visibilità orizzontale sopra i 10-20 chilometri sono raddoppiati in quattro decenni. Per i ricercatori è il risultato delle politiche di contenimento delle emissioni.
Effetto collaterale
C’è però il rovescio della medaglia: aria più pulita significa temperature più alte. «L’aerosol da una parte inquina e minaccia la salute, ma ha come effetto secondario quello di schermare la radiazione solare che viene riflessa verso lo spazio», spiega Veronica Manara di Isac-Cnr. L’inquinamento dell’aria fino agli anni Ottanta ha quindi parzialmente nascosto l’aumento di temperatura dovuto ai gas serra, che ora con i cieli più limpidi fa sentire tutto il suo effetto.
Le migrazioni
Dell’aria più pulita, dell’aumento delle temperature e del diminuito impiego di diserbanti si sono avvantaggiati gli insetti, in particolare le cicale che soffrono molto gli inverni freddi e le gelate tardive. «Da 4-5 anni, da quando sono entrate in vigore nuove normative europee sull’uso di pesticidi, gli insetti ne hanno tratto giovamento», prosegue Fontaneto. «Sono aumentate api selvatiche, vespe, coleotteri, imenotteri, farfalle, cicale e libellule». Le libellule, poi, hanno sfruttato anche il diverso modo di gestione delle risaie che, come un tempo, ora mantengono l’acqua più a lungo sul terreno. «Le libellule sono grandi sterminatrici di zanzare», aggiunge il ricercatore. «Allo stadio larvale, che dura 2-3 anni, si nutrono di larve di zanzare, da adulte sono buone volatrici e vanno a caccia dei piccoli vampiri volanti che ci succhiano il sangue. Le libellule sono insetti migratori, inseguono i loro cibo preferito e si spostano d’estate per predare altri insetti. Ecco perché si possono improvvisamente trovare nelle città nel loro percorso alla ricerca di posti soleggiati e con abbondanza di cibo». E le cicale? «Le larve vivono sottoterra per anni attaccate alle radici degli alberi dai quali succhiano la linfa senza danneggiarli», dice l’esperto del Cnr. «Ora che fa più caldo e piove meno, specie nelle città, hanno trovato il loro clima ideale. Sentire il loro suono d’estate ci fa sentire in vacanza anche se restiamo a casa».