Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  agosto 08 Giovedì calendario

Tuti i dubbi sull’omicidio del carabiniere Cerciello Rega


Roma Ci sono alcuni fotogrammi che potrebbero offrire nuovi dettagli per ricostruire quanto accaduto la notte dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. I carabinieri li hanno recuperati visionando decine di filmati girati dalle telecamere nella zona del delitto. Aggiungono particolari sui movimenti dei due ragazzi americani prima e dopo l’accoltellamento. Rimane invece «buio» sul momento della colluttazione perché non risulta che in quel punto ci fossero telecamere accese. E dunque va avanti il lavoro dei magistrati guidati dal procuratore Giuseppe Prestipino per sistemare tutti i tasselli e chiarire i dubbi che, una settimana dopo il delitto, rimangono aperti. Anche perché nella stanza dell’albergo dove alloggiavano Lee Finnegan Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth è stato trovato un secondo coltello. Non risulta utilizzato, ma sarà comunque analizzato visto che l’arma usata per uccidere il carabiniere è stata lavata, probabilmente per nascondere le impronte lasciate prima di nasconderlo.
La droga e lo scippo
Sono le 22.30 di giovedì scorso quando i due americani arrivano a Trastevere, in cerca di cocaina. Vengono agganciati da Sergio Brugiatelli che si offre di portarli da un suo amico spacciatore. Passano circa due ore e mentre avviene lo scambio arrivano due carabinieri che bloccano il pusher. Brugiatelli si allontana, ma quando arriva in piazza Mastai scopre che gli americani gli hanno rubato lo zaino. Decide allora di chiedere aiuto ai carabinieri. Come mai un uomo che fa da mediatore con gli spacciatori si rivolge alle forze dell’ordine? Gli dicono di fare una denuncia la mattina dopo e lui comincia a chiamare il proprio telefonino per trattare la restituzione. Che cosa c’è nello zaino? Secondo quanto dichiarato da Brugiatelli «un cellulare Nokia, il codice fiscale, la carta d’identità, una radiolina portatile, le chiavi di casa, un portafogli con 30 euro, una camera d’aria per la bicicletta, una pompa per gonfiare le ruote e un cucchiaio». L’elenco inserito dal giudice nell’ordinanza di custodia cautelare dei due americani si chiude però con un «omissis» e dunque non è ancora chiaro se ci fosse altro. Brugiatelli racconta che per la restituzione gli furono chiesti 80 euro e un grammo di cocaina. In quel momento nella piazza ci sono il maresciallo Pasquale Sansone della stazione carabinieri Farnese, quattro militari fuori servizio e due in moto. Brugiatelli racconta di aver chiesto aiuto a una pattuglia in divisa. C’è una sequenza di telefonate di cui non si conosce ancora il contenuto. Certamente rimane traccia di una chiamata che fa al 112 alle 2.04 per denunciare di essere vittima di un’estorsione.
La trattativa e l’intervento
In realtà l’operazione per lo scambio è stata già pianificata un’ora prima. All’1.09, è arrivato in piazza il carabiniere Andrea Varriale chiamato proprio da Sansone. E allora perché Brugiatelli si rivolge al pronto intervento? Varriale è in borghese. Nella sua nota di servizio, allegata dal gip all’ordinanza, non si fa cenno alla presenza di Cerciello Rega che compare ufficialmente sulla scena alle 2.10, quando la centrale operativa lo chiama sul cellulare e «fornisce una nota intervento a lui e Varriale informandoli che Brugiatelli ha denunciato un tentativo di estorsione». I carabinieri hanno negato che Brugiatelli fosse un confidente, ma quanto avvenuto nella piazza avrebbe dovuto far comprendere il suo ruolo di mediatore con gli spacciatori. Perché si decide di aiutarlo a recuperare lo zaino? Perché tutti i militari che sono in piazza si adoperano per pianificare l’intervento? Alla presenza dei due carabinieri Brugiatelli continua a chiamare i due ragazzi, ma soltanto una telefonata viene registrata. È quella per fissare l’incontro nel quartiere Prati ed effettuare lo scambio: restituzione dello zaino per 80 euro e un grammo di cocaina.
L’aggressione e il delitto
L’accordo è di vedersi alle 3.15 in via Pietro Cossa. Sull’auto «civile» salgono Varriale, Cerciello Rega e Brugiatelli. Il vicebrigadiere – ma questo si scoprirà soltanto quattro giorni dopo – non ha la pistola d’ordinanza. L’Arma ha negato che fosse fuori servizio, dichiarando che il suo turno era cominciato a mezzanotte. Sembra comunque strano che non abbia deciso di prenderla prima di recarsi all’appuntamento. E invece va proprio così, non è ancora chiaro nemmeno se avesse le manette. Quando arrivano in via Cossa, lasciano Brugiatelli accanto all’auto di servizio e loro vanno verso i due giovani che sono fermi all’angolo. Perché non lasciano che sia Brugiatelli ad effettuare lo scambio, come avviene di solito? Varriale sostiene che «si trattava di due sospetti e quindi ci siamo avvicinati e qualificati». In tre minuti vengono entrambi neutralizzati. Non ci sono telecamere, è lui a raccontare che cosa avviene: «Prima di procedere al controllo ci aggredivano, la lite si svolgeva con rapidità e violenza». Per entrambi è un corpo a corpo. Cerciello Rega viene colpito con 11 coltellate e muore poco dopo. Varriale non riesce a fare nulla, neanche a sparare un colpo in aria.
La notizia diffusa la mattina dopo parla di un carabiniere ucciso da un nordafricano, dopo lo scippo subito da una donna. È la prima stranezza in una storia segnata ancora da troppi punti oscuri.