Corriere della Sera, 8 agosto 2019
Ancora polemiche sul testamento di Aretha Franklin
Quando Aretha Franklin è morta, un anno fa, i familiari dissero che non credevano che avesse lasciato alcun testamento. Però nei mesi successivi ne sono spuntati tre nella sua villa di Detroit: uno di quattro pagine in gran parte illeggibili, pieno di cancellature e note ai margini, porta la data del 2014, ed è stato rinvenuto in un quaderno a spirale sotto i cuscini del divano; un altro del 2010, convalidato da un documento dello stesso anno, è stato ritrovato dalla nipote ed esecutrice testamentaria Sabrina Owens chiuso in un armadietto.
La scoperta ha fatto saltare l’accordo tra i quattro figli della regina del soul. Dopo la morte della mamma 76enne per cancro al pancreas, avevano deciso di dividere in parti uguali l’eredità. Ora accuse, insinuazioni e lo schieramento di almeno nove avvocati hanno scavato solchi profondi nella famiglia. L’altro ieri, dopo un’udienza di tre ore in tribunale, una giudice del Michigan ha deciso di mettere sotto supervisione della Corte le proprietà dell’icona della musica americana. Un esperto esaminerà la grafia, nel tentativo di comprendere cosa davvero volesse Aretha. Perché anziché dar retta al suo avvocato, che da tempo le consigliava di registrare un testamento ufficiale, ha lasciato fogli scritti a penna che nella maggior parte degli Stati americani non valgono niente (ma in Michigan forse sì)? Perché non l’ha detto a nessuno? Certo non era abituata a tenere una contabilità precisa: una volta si portò in borsa per mesi assegni per 750mila dollari…
Nel documento del 2020 Aretha Franklin chiede «disposizioni speciali» per il primogenito disabile Clarence, nato quando lei aveva 12 anni; lascia le sue tre case agli altri tre figli ma ordina che gioielli, pellicce, mobili pregiati e diritti discografici vengano divisi equamente tra tutti e quattro. Si parla di royalties per centomila dollari, di un conto bancario di un milione e mezzo. Nel testo è citato anche Edward Jordan Sr, padre di Clarence e del secondo figlio di Aretha (nato quando aveva 14 anni), ma solo per specificare che non dovrebbe «mai ricevere né gestire il denaro o le proprietà di Clarence». Nel 2014, invece, Aretha sembrava nominare l’ultimo figlio, Kecalf, 49 anni, come esecutore e dividere le proprietà tra i tre figli, chiedendo loro di «provvedere ai bisogni» di Clarence. Intanto è emerso in tribunale che anche Barack Obama vorrebbe qualcosa: il memorabile cappello con il fiocco indossato dalla «regina» quando lui si insediò alla Casa Bianca.