Corriere della Sera, 8 agosto 2019
La storia del nero arrestato e trascinato come uno schiavo
Molti non avevano creduto che la foto fosse vera, quando ha cominciato a circolare sui social, come ha osservato un giornalista del sito afroamericano The Root. Mostra un uomo nero ammanettato tra due poliziotti bianchi a cavallo: lo stanno scortando e uno di loro lo tiene legato con una corda. Ad alcuni ha ricordato le immagini dell’Ottocento di gruppi di schiavi legati insieme, sospinti avanti da guardie con armi e fruste. Ad altri sembrava un’immagine del Sud segregato degli anni Sessanta, strappata da un libro sul razzismo.
Purtroppo quella foto è vera: scattata in Texas nel 2019, l’anno in cui gli Stati Uniti ricordano i 400 anni dall’inizio della schiavitù (risale al 1619 il primo arrivo documentato di schiavi africani in quella che oggi è la Virginia) e proprio mentre la Speaker della Camera Nancy Pelosi è in Ghana con diversi parlamentari afroamericani a riflettere sugli orrori del passato.
La polizia di Galveston, in Texas, ha ammesso che due poliziotti a cavallo – identificati come P. Brosch e A. Smith – stavano conducendo alla stazione di polizia Donald Neely, 43 anni, problemi mentali, arrestato da poco per violazione di domicilio (nel frattempo è stato rilasciato su cauzione).
«Prima di tutto, devo scusarmi con il signor Neely per l’imbarazzo non necessario», ha detto il capo della polizia di Galveston Vernon L. Hale III, in un messaggio pubblicato su Facebook. Benché quella di legare una corda alle manette dell’arrestato «sia una tecnica consolidata e la migliore in alcuni scenari – ha aggiunto l’ufficiale – credo che i nostri agenti abbiano commesso un errore. Avrebbero potuto aspettare che una unità di trasporto arrivasse sul luogo dell’arresto».
Leon Phillips, presidente della Coalizione per la Giustizia, non era tra quelli che non avevano creduto che la foto fosse vera. Phillips ha vissuto in tempi «in cui questa era la norma», come ha spiegato al New York Times. «I giovani di oggi tendono a non reagire in maniera troppo emotiva a cose come queste, ma io sì, perché ho vissuto la segregazione, quando ti facevano e ti dicevano quello che volevano».
Durante il movimento per i diritti civili, le unità di polizia a cavallo venivano spesso usate senza tanti complimenti anche contro le marce di manifestanti pacifici.
Non è chiaro se ci saranno misure disciplinari nei confronti dei poliziotti, identificati. «I miei agenti non avevano intenti malevoli, comprendiamo la percezione negativa che si può avere, abbiamo immediatamente cambiato le regole per evitare l’uso di questa tecnica in futuro», conclude il capo della polizia. C’è chi li vorrebbe vedere licenziati: «Sì, è uno stupido errore», commenta Phillips. «Ma quello che so per certo è che, se avessero arrestato un uomo bianco, non lo avrebbero mai trattato così».