il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2019
Biografia di Anne Kramp-Karrembauer
Se il lungo addio di Angela Merkel al cancellierato non si è ancora concluso, la corsa alla sua successione invece è già iniziata. E porta il nome di Annegret Kramp-Karrenbauer, la presidente del partito conservatore tedesco e attuale ministra della Difesa. La strada verso la cancelleria della delfina della Merkel però si è rivelata finora più impervia del previsto e soprattutto più densa di sorprese: l’ultima è stata la nomina poche settimane fa a ministra della Difesa al posto di Ursula von der Leyen, nel frattempo diventata presidente della Commissione europea. A detta di molti analisti questo nuovo incarico ha salvato Annegret Kramp-Karrenbauer da una fine annunciata. A 62 anni, colei che è conosciuta con l’acronimo di AKK, è già una rediviva. Com’è potuto accadere in pochi mesi che l’astro nascente della Cdu sia caduta dalle stelle alle stalle?
La ragazza di provincia sulla carta ha una carriera politica così lineare da sembrare uscita dalla penna di un mediocre sceneggiatore. Entra nel Bundestag in quota Cdu nel 1998, a 36 anni e tre figli. Dopo vari incarichi, nel 2011 diventa governatore del Saarland dove resta finchè a febbraio 2018 la cancelliera Merkel la chiama a sé a Berlino e le affida un incarico importante, il più significativo dopo il suo, quello di segretaria generale della Cdu. Quando poi la cancelliera decide lo scorso autunno di non ricandidarsi più alla guida del suo partito, Akk fa il passo avanti: si candida e vince sul filo del rasoio le elezioni per la successione a leader della Cdu contro Friedrich Merz. Veni, vidi, vici.
Siamo nel dicembre 2018 e il passo successivo che tutti attendono a questo punto è la candidatura alla cancelleria. Le sue quotazioni nei sondaggi sono alle stelle, il suo gradimento altissimo. Da quel momento però l’astro nascente comincia ad offuscarsi. I suoi punti di forza cominciano a mostrarsi come punti di debolezza. Per prendere le distanze dall’ingombrante eredità della cancelliera e riunificare un partito diviso tra sostenitori e oppositori di Merkel, Kramp-Karrenbauer orienta il partito verso destra, cercando di riportare le lancette dell’orologio alla Cdu di Helmut Kohl. Il paese però non apprezza. Quando durante una manifestazione di carnevale Akk si lascia andare ad una rozza battuta sul terzo sesso, ridono in pochi. Le critiche invece arrivano ricche e copiose. Le prese di posizioni contro la politica sui migranti di Merkel e contro l’europeismo di Macron la rendono invisa a parte del suo stesso elettorato. “Il centralismo europeo, la collettivizzazione dei debiti, un’europeizzazione del sistema sociale e del salario minimo sarebbero la strada sbagliata” scrive chiaro chiaro Kramp-Karrenbauer, rispondendo alla lettera pubblicata sulla stampa dal presidente francese. Nei contenuti si tratta di un’opinione che non si allontana troppo dalla politica di Merkel, ma nei toni e nello stile è distante anni luce. Pochi temi come l’Europa sono diventati un dogma indiscusso per i tedeschi.
Il parlare chiaro di AKK si rivela dunque un boomerang, tanto che dopo le elezioni europee il suo gradimento crolla secondo un sondaggio al 22%, mentre a gennaio era al 46%.
Il disagio dell’elettorato si allarga al suo stesso partito. Di fronte alle critiche del giovanissimo blogger Rezo, che aveva invitato sulla rete a non votare per la Cdu, AKK replica dichiarandosi favorevole a maggiori regole per Internet. Parole in odore di censura che fanno precipitare Kramp-Karrenbauer e la Cdu in un attimo di nuovo in un polverone di critiche. Ma gli inciampi non finiscono qui: se dal suo partito iniziano ad emergere voci critiche sul suo futuro ruolo di candidata alla cancelleria, con gli alleati di governo socialdemocratici è quasi guerra aperta e contro i verdi è guerriglia. Dopo le elezioni di Brema il partito socialdemocratico si allea con i verdi e con la sinistra della Linke e la nuova coalizione rosso-rosso-verde prende la guida della città. Alla notizia AKK replica dicendo che “chi sogna un governo nuovo e vota verde, deve sapere che può risvegliare la Linke”. Non esattamente un modo per avere buone relazioni con i verdi, né con gli alleati socialdemocratici.
La nomina a ministra della Difesa arriva dunque in un momento difficile. “Il nuovo incarico è una liberazione” scrive Spiegel nel commentare l’incarico. La mossa di Merkel di farla entrare al governo si può interpretare come il tentativo di metterla “in sicurezza” ed evitare dopo la brillante ascesa un’altrettanto rapida discesa. D’ora in poi – commenta il settimanale di Amburgo – non dovrà più esprimere opinioni ma stringere mani, andare a trovare le truppe in giro per il mondo e visitare il quartier generale Nato a Bruxelles. Al tempo stesso per diventare una candidata-cancelliera credibile un incarico di governo non era solo conveniente ma necessario. Soprattutto in un settore come la difesa sempre più strategico e sempre più internazionale. Che la regia del nuovo incarico preluda a un addio anticipato della Merkel dal governo?