La Verità, 7 agosto 2019
Il biliardino, il gioco che nacque da una bomba
Sono 70 anni che il calcio balilla accompagna le estati degli italiani. Ce n’è sempre uno in ogni lido che si rispetti, nei bar in piazzetta o all’oratorio. Nato a inizio Novecento forse in Germania per mano di Broto Watcher, in Francia inventato da Lucien Rosemarie, più probabilmente in Spagna dove fu brevettato nel 1937 da Alejandro Campos Ramírez, un poeta meglio noto come Finisterre, in omaggio alla sua città natale. A rivendicare la paternità del calcetto da tavolo ci si misero pure l’inglese Harold Sea Thornton, che nel 1922 brevettò un «apparato per giocare un gioco di football», uno svizzero di nome Knicker e un ignoto artigiano italiano di Poggibonsi che nel 1936, pare, costruì alcuni prototipi. Di certo c’è che in Italia il biliardino prese piede nel 1949 grazie all’accordo fra Marcel Zosso, un francese di Marsiglia che voleva produrli in serie, e un costruttore di bare piemontese Renato Garlando, che smise di fabbricare casse per i morti per darsi al decisamente più divertente calcio balilla. Sembra che i primi operai ingaggiati furono i detenuti del carcere di Alessandria.
Finisterre, morto nel 2007, era rimasto ferito nel 1936, in piena guerra civile spagnola, a causa di una bomba: «Adoravo il calcio ma ero diventato zoppo e non potevo più giocare… Soprattutto soffrivo nel vedere quei ragazzini, feriti o amputati, che non avrebbero più potuto giocare a pallone con gli altri bambini… Mi dissi: se esiste il tennis da tavolo dovrà allora esistere anche il calcio da tavolo! Mi procurai allora delle aste di ferro mentre un carpentiere basco rifugiato là, Javier Altuna, faceva le piccole figure in legno. Fece poi il terreno di gioco sempre in legno di pino credo, e la palla con un pezzo di sughero catalano. Questo permetteva un miglior controllo della palla: rendeva possibile bloccarla ma anche dargli un effetto…». Massimo Arcidiacono nel suo elogio funebre, sulla Gazzetta dello Sport, ricordava anche il resto della sua vita avventurosa: «Finisterre che registra l’invenzione, ma perde la documentazione mentre scappa all’estero per sfuggire al regime franchista di cui è convinto oppositore, si laurea in filosofia, si trasferisce in Sudamerica, per campare fa il muratore, l’imbianchino, il ballerino di tip tap, infine s’improvvisa editore di scrittori e poeti spagnoli anch’essi antifranchisti ed esuli (tra i quali Leon Felipe). Coinvolto in un colpo di Stato, rapito dai servizi segreti, dirotta l’aereo che lo riporta a Madrid, si rifugia a Panama. Una vita da Jack London, alla velocità di Lara Croft, che verrà ricordata per il più statico e disciplinato dei giochi, il calcio ricondotto al rigido 2-5-3 dalla vocazione fortemente offensiva. Un’invenzione, il calcio balilla, a suo modo poetica, come poeta fu Finisterre, che sopravvive alla sfida del tempo e dell’elettronica». Negli anni Cinquanta Finisterre finì in Guatemala dov’era solito battere Ernesto Che Guevara, che a biliardino era una schiappa, e farsi battere da sua moglie, Hilda Gadea, che in questo gioco era un asso.
I primi biliardini altro non erano che dei cassoni con assi e giocatori di legno. All’epoca i calciatori avevano due gambe. Gli omini in plastica a piedi uniti videro la luce nel 1955 per favorire il passetto, ovvero il passaggio della palla tra due giocatori sulla stessa linea. Mossa severamente proibita solo in Italia. Vietati anche la manicciola, il tiro di prima intenzione del mediano centrale, con la palla appena messa in gioco e ovviamente la rullata, mossa concessa solo ai novellini.
«Sono entrato in contatto con la Federazione italiana calciobalilla e ho scoperto che il biliardino non è per niente un gioco da ragazzini... Sono davvero convinto che il biliardino dovrebbe diventare una disciplina olimpica» (Antonello Venditti).
Nel 2006, ad Amburgo, si disputava per la prima volta il Mondiale di calcio balilla con tavoli ufficiali. All’ultimo torneo che si è svolto i primi di luglio a Murcia in Spagna gli azzurri Simone Russo e Massimo Caruso hanno sconfitto in finale i connazionali Luigi Rosica e Luca Marrazzo aggiudicandosi il titolo di campioni mondiali nella specialità rollerball. Nel 2013 la nazionale paralimpica italiana di calcio balilla ha vinto il campionato del mondo.
Tra gli appassionati del calcio da tavolo spiccano Emirati Arabi, Libia, Yemen, oltre a India, Canada, Australia e Stati Uniti. Solo negli Usa circa 2 milioni di americani giocano al calcio balilla almeno una volta alla settimana. Esistono cinque calcio balilla differenti: il tedesco Leonard, l’americano Tornado, il francese Bonzini, il Garlando che usano in Austria e Svizzera, e poi c’è il Revolution che è il più utilizzato e diffuso in Italia. Ogni modello ha maniglie diverse, il piano in vetro o in legno, gli omini più grandi o più piccoli a seconda della provenienza. Il Tornado ha tre portieri.
In Italia ci sono più di 10.000 giocatori attivi ma gli appassionati di calcetto sono almeno 150.000. Per una partita bastano 50 centesimi, da dividere in due o in quattro. Ricorda Alessio Spataro, fumettista, autore del libro Il Biliardino: «Ho cominciato a giocare (o meglio a perdere) a biliardino nel paese di mia madre, quando andavamo in vacanza dai miei nonni. Interi pomeriggi a giocare coi miei coetanei che spesso mi offrivano le partite in cambio di qualche mio disegno pornografico ricalcato dai fumetti per adulti da edicola».
In Italia la Teckell dei fratelli Adriano produce biliardi in «cristallo extrachiaro temperato» o con «vasca diamantata». Tra i modelli più ambiti quello con stecche e giocatori ricoperti d’oro. Se un biliardino tradizionale costa fra i tre e i cinquecento euro, per un modello della collezione Teckell ce ne vogliono almeno 10.500. Anche la Fas propone modelli lussuosi o personalizzati. Tra le creazioni più strane un biliardino commissionato dalla Pringle dove al posto dei mitici omini rossi e blu ci sono le patatine.
Il calcio balilla più caro al mondo costa 80.000 euro. È stato realizzato dallo scultore Stéphane Cipre. Per assemblarlo ci sono voluti sei mesi, 100 chilogrammi di alluminio e pelle. Ogni dettaglio è scolpito a mano. In campo ci sono i grandi campioni di ogni epoca: Sergio Ramos, Messi, Puskas, Di Stéfano, Pelé, Cruyff e Maradona. Grande assente Cristiano Ronaldo. Quest’opera d’arte verrà prodotta solo in dieci esemplari per i più facoltosi.
Tra gli appassionati di calcetto Pelè, Maradona e Zidane che giocarono l’uno contro l’altro in una campagna Vuitton per il lancio di un babyfoot, lo chiamano così in Francia, con manopole in pelle bianca. Lello Arena che quando faceva Striscia la notizia con Enzo Iachetti e Antonio Ricci si facevano una partita ogni pomeriggio a biliardino nell’ufficio di Enzo Beccati, voce del Gabibbo. Dario Vergassola che con la comitiva di Zelig, dopo ogni show, si intratteneva a Milano in interminabili sedute di calcetto con i vari Claudio Bisio, Paolo Rossi etc. Poi a notte inoltrata ripartiva per La Spezia e senza dormire, s’infilava la tuta da operaio per andare a lavorare. Dario Argento, figlio della fotografa, ritrattista delle dive, Elda Luxardo e di Salvatore Argento, che di mestiere promuoveva il cinema italiano all’estero, è cresciuto giocando a biliardino con Federico Fellini, Luchino Visconti, Elio Petri. Davide Lippi che pur di farsi una partita rubò a suo padre Marcello mille lire. Una bravata che gli costò cara: per punirlo il padre non gli rivolse parola per diverso tempo, cosa che a Davide fece più male di uno schiaffo. Anche il socialdemocratico Ivo Josipović, ex presidente della Croazia, aveva una passione per il calcio balilla: nel suo ufficio minuscolo ci piazzò un biliardino.
Nel 2011 il sindaco di Villa D’Ogna (Bergamo) ha vietato il biliardino perché rumoroso. A Teggiano, nel salernitano, chi decide di farsi una partita a biliardino tra aprile e settembre dopo le 22 rischia una multa salata e l’arresto fino a tre mesi. Da ottobre a marzo, poi, il coprifuoco scatta alle 20. Al contrario in Turchia, dove il calcio balilla era vietato dal 1968 perché considerato d’azzardo è tornato legale nel 2016. Fino ad allora chi giocava rischiava da uno a cinque anni di carcere.
«Il mio gioco aiuta la coordinazione tra la mano destra e quella sinistra. Soprattutto invoglia l’amicizia ed il cameratismo, a differenza dei videogiochi, che favoriscono solo l’autismo» (Finisterre).