Libero, 7 agosto 2019
In arrivo la tassa per la sperimentazione sugli animali
Crudeltà zero”: un sogno. È ciò che speravamo, invece dobbiamo accontentarci di una tassa sulla sperimentazione animali. Il decreto del ministero della Salute è già stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale con «le tariffe spettanti ai fini del rilascio delle autorizzazioni relative alla protezione delle bestiole utilizzate». Insomma si potrà continuare a massacrare gli animali indifesi – che non scelgono di sottoporsi a questo o quell’esperimento, costretti a subire ogni tipo di tortura – pagando. E anche se l’iniziativa piace all’Ente nazionale per la protezione degli animali a noi non basta. Per l’Enpa «è un incentivo allo sviluppo e all’applicazione di metodi di ricerca a “crudeltà zero”». E così «agevolare il progresso della scienza medica proprio grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate e sempre più efficaci perché testate direttamente sui modelli umani». Del resto è proprio di queste ore la notizia che l’Università della Pennsylvania ha realizzato “un occhio artificiale”, che riproduce il funzionamento di quello umano e che potrà essere utilizzato anche per testare le terapie farmacologiche, risparmiando così gli animali. La tassa invece è stata ferocemente contestata dalle società scientifiche, che parla di «ulteriore aggravio economico e amministrativo allo svolgimento delle ricerche indipendenti» nel settore pubblico e chiede al governo una moratoria nell’applicazione del decreto. Come sempre i “cervelloni” si sono messi a «difendere i loro sistemi ottocenteschi, scientificamente non validi e superati anche dal punto di vista etico, rischiando di perdere una volta per tutte il treno dell’innovazione», fa notare l’Enpa. I ricercatori sul piede di guerra, scrivono al governo: «In un contesto di riduzione progressiva dei finanziamenti pubblici alla ricerca che ha portato il nostro Paese ad uno degli ultimi posti a livello Europeo, la richiesta di provvedere ad un pagamento anticipato per una prestazione ministeriale in ottemperamento ad un obbligo di Legge, viene percepita come un ulteriore aggravio economico e amministrativo allo svolgimento delle ricerche indipendenti». Nella lettera i ricercatori fanno presente che «le amministrazioni degli Atenei e degli Enti di Ricerca non potranno anticipare i pagamenti rispetto all’erogazione dei fondi» per i progetti di ricerca stessi. Problemi che potrebbero dicono «immobilizzare o ritardare lo svolgimento delle ricerche finanziate ma anche di mettere a rischio l’ottenimento di finanziamenti da parte di organismi erogatori»