La Stampa, 7 agosto 2019
Elvy Bentani, il sindaco di Solesino che ha dato i mitra ai vigili urbani
La voglia di sicurezza sta diventando ossessione. Anche dove meno te l’aspetti. La notizia non è tanto che si armino vigili urbani con il mitra, ma che succeda a Solesino, che non è esattamente il Bronx e nemmeno Scampia, e soprattutto che l’ennesimo sindaco sceriffo non sia leghista. «Ma il mio passaggio alla Lega potrebbe essere imminente», annuncia però Elvy Bentani, dal giugno 2018 sindaco appunto di Solesino, 6.975 abitanti nel deep Veneto, fra Padova e Rovigo più o meno all’altezza di Monselice. Bentani guida una coalizione di centrodestra ed è stato a suo tempo eletto contro il candidato leghista. «Più che da Forza Italia, sono sempre stato affascinato da Berlusconi, che però oggi è sul viale del tramonto». E Salvini, signor sindaco? «Sono totalmente in linea con la sua azione politica». Or tutto è chiaro, direbbe Scarpia.
Bentani è un personaggio: 44 anni, venditore di Folletto, agente immobiliare, domenica ha commemorato in piazza il carabiniere assassinato a Roma con un comizio più salviniano di quelli di Salvini. Il tabellone luminoso del Comune è fisso su una sua frase: «Io sono e sarò sempre a vostra disposizione». Ha fatto la campagna sulla sicurezza e infatti da quando l’ha vinta è un continuo. Prima ha introdotto il Daspo urbano (espulso un marocchino che era l’ubriacone molesto del paese), poi ha annunciato l’acquisto di quattro mitra per i vigili, stupendosi pure dello stupore dei media. Niente, rispetto al prossimo passo: da gennaio Solesino sarà riempita di telecamere di sorveglianza, «cento o 120», che alzeranno la media di occhi elettronici a uno ogni 50 abitanti, polverizzando il record attualmente detenuto da Asti (uno ogni 450) e trasformando il paesotto nel set del “Truman Show” o, più modestamente, in un’unica maxicasa del “Grande fratello”.
Resta da capire se davvero ci sia, un’emergenza criminalità. Orfeo Dargenio, vicesindaco e assessore alla Sicurezza, racconta che nel 2012 ci fu un’ondata di furti, nel ’17 una rapina in piazza e la primavera scorsa un’altra a casa di un’anziana che fu anche picchiata. Omicidi non se ne ricordano, stupri idem. Però al nuovo sindaco sono arrivate delle lettere con minacce e proiettili. Comunque la mitraglietta semiautomatica austriaca Glock, per la verità una sola e non quattro come annunciato dal primo cittadino, è stata acquistata (910 euro più Iva) e arriverà, Ferragosto permettendo, a giorni. Cinquemila euro sono già stanziati per comprare dei giubbotti antiproiettile e altri ammennicoli mentre per law and order sono mobilitati pure le guardie ambientali, oltre che la locale stazione dei carabinieri. Obiettiamo che, secondo i dati del ministero dell’Interno, i reati sono ovunque in calo: meno 12 per cento gli omicidi, meno 20 le rapine, meno 15 i furti. «Ma la microcriminalità si avverte molto, anche a causa dell’immigrazione, e molti reati ormai non vengono nemmeno denunciati», contro-obietta Dargenio. Il tosto comandante dei vigili, Cesare Basso, spiega che il mitra servirà «a livello di deterrenza, con la speranza di non doverlo usare». Nel caso, però, i suoi uomini si stanno addestrando.
Fin qui gli amministratori. Non resta che sentire gli amministrati. In paese, che purtroppo smentisce la consolidata idea che il Veneto sia tutto incantevole, il primo ragazzotto incontrato si mette a ridere: «Guardi, sta parlando con la persona sbagliata. Ho appena fatto tre anni e sette mesi di galera». E tuttavia, secondo me del mitra non c’è bisogno. Meglio che mandino via un po’ di stranieri». Sarcasmo al banchetto della pesca di beneficenza per l’asilo davanti alla chiesa arcipretale, «e perché non mettiamo qui davanti anche un bel carrarmato?», ma si sa che i cattolici sono all’opposizione. Però al “Bar del campanile” anche la lieta brigata di pensionati che combatte l’afa tracannando del rosatello ghiacciato (e qui davvero il Veneto risulta bello anche quando è brutto) è scettica: «Ma se non succede mai niente! Tutta pubblicità». Chiosa il politologo della compagnia: «È la solita campagna elettorale permanente». Vero. Però fa paura, la politica della paura. —
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