la Repubblica, 7 agosto 2019
Matteo Renzi risponde a Piero Ignazi: «Nessun legame tra me e Salvini»
Caro direttore, ieri su Repubblica Piero Ignazi stabilisce un legame tra Berlusconi, Salvini e il sottoscritto attribuendo allo “strafottente giovanotto” ogni tipo di responsabilità. E parla di “devastazione finale” degli strati popolari “attuata da Renzi non solo col Jobs Act”. E dunque ora il Pd deve pensare ai più deboli. Come se prima non lo avesse fatto.
Che la sinistra fatichi a raccogliere il voto dei ceti popolari non è un mistero. Ma non da oggi. Nel 1994 Chiamparino, uno dei migliori esponenti della sinistra, perse il collegio operaio di Mirafiori contro il semisconosciuto Meluzzi di Forza Italia. E in questi 25 anni è andata quasi sempre così, con l’eccezione del 2014 quando abbiamo sfondato anche tra i ceti popolari. Bisognerebbe fare l’analisi di quella vittoria insieme alle analisi delle tante sconfitte: perché solo nel 2014 abbiamo spezzato l’incantesimo.
Dunque: il problema c’è. E c’è in tutto il mondo. I più poveri votano Trump o Brexit o Bolsonaro. Non importa essere professore per rendersene conto: basta non essere provinciale. Non importa aver scritto tanti libri per capirlo: basta leggere un giornale.
I fatti. Negli ultimi 40 anni nessun governo ha pensato ai più deboli quanto noi. Mettiamo da parte le antipatie e concentriamoci sui fatti Quando sono diventato premier sul contrasto alla povertà c’erano 20 milioni di euro, quando mi sono dimesso c’erano 2.7 miliardi. Quando sono diventato premier, non c’era un euro sulle periferie, quando mi sono dimesso era approvato un progetto da 2.1 miliardi di euro, sulla base del “rammendo” di Renzo Piano. Oltre un miliardo è stato investito per le case popolari e per la lotta alla povertà educativa, quest’ultima iniziativa lanciata insieme alle Fondazioni.
L’aumento dei fondi per il sociale, per la sanità (+8 miliardi di euro), per il terzo settore è un dato di fatto che nessuno può cancellare. E che si accompagna alla questione fiscale. Gli 80 euro sono un aiuto a chi guadagna meno; non una mancia elettorale ma è un aiuto a quelle che La Pira chiamava “le attese della povera gente” anche la lotta all’evasione condotta con un grande investimento in tecnologia: fatturazione elettronica, dichiarazione precompilata, digitalizzazione del fisco secondo il progetto lanciato alla Leopolda da Ernesto Ruffini hanno ridotto l’evasione. Misure contestate dai populisti grillo leghisti ma che hanno paradossalmente permesso a Tria di evitare la procedura di infrazione europea.
Infine: le riforme. Il JobsAct ha creato più di un milione di posti di lavoro secondo Istat. E io mi ostino a pensare che sia più giusto creare lavoro che regalare redditi di cittadinanza. La sinistra crea occupazione, non regala sussidi. Le nuove leggi sul caporalato e sull’autismo, sul dopo di noi e sulla cooperazione internazionale, sullo spreco alimentare e sulle unioni civili dimostrano un’attenzione al tema dei diritti che non si registrava da anni. E dare più diritti a chi non ne aveva è una misura di sostegno che andrebbe valorizzata proprio quando i diritti sono attaccati da un governo populista che è rispetto a noi tutta un’altra cosa. Per Ignazi invece no. Egli individua un filo rosso che lega Salvini a me e Berlusconi. Lo pensano tanti nostalgici della ditta. E questa visione ideologica per cui alla fine Salvini è solo la prosecuzione del renzismo è figlia della stessa filosofia di chi ha alimentato scissioni, organizzato fuoco amico e distrutto l’unità del Pd con l’effetto di consegnare il Paese all’altro Matteo.
Rispetto le altrui idee. Ma sui fatti sono pronto a un confronto all’americana con chiunque abbia studiato almeno i provvedimenti della scorsa legislatura o conosca i numeri del bilancio.
Perché l’ignoranza grillina fa proseliti e siamo al paradosso per cui chi scrive raffinati commenti senza conoscere i fatti è paradossalmente populista quanto chi ci governa. Essi infatti giudicano il carattere “strafottente” di un politico senza approfondire gli atti di governo di quel politico. Si fermano alle apparenze. Vogliamo dire che c’è bisogno di fare di più per chi sta peggio? Facciamolo. Ma accarezzare il concetto che i governi Pd e quelli delle destre siano la stessa cosa e che nessuno abbia fatto niente, non è semplicemente ingiusto. È falso. Preferisco essere giudicato arrogante perché porto numeri incontrovertibili che essere considerato umile perché taccio davanti alle fake news.Matteo Renzi
Egregio senatore Renzi mi limito a due sole osservazioni. La prima. Forse le è sfuggito che le tre figure che cito – lei, Berlusconi e Salvini- riguardano esempi diversi di leadership, accomunati dal tratto dell’uomo forte che tanto attrae gli italiani ( per un certo tempo). Non riguardano ovviamente le loro politiche.
Quanto al giudizio sul l’operato del suo governo e i suoi effetti, ricordo che i voti popolari sono affluiti al Pd nel 2014 quando lei era appena arrivato al governo e l’unico provvedimento significativo riguardava un trasferimento di denaro (80 euro) : un provvedimento ‘tangibile’, come auspico. In seguito il Jobs Act e gli altri provvedimenti hanno contribuito a disperdere quel sostegno, non certo a conservarlo o aumentarlo. Quindi o erano inefficaci o controproducenti. Tertium non datur.
Infine non mi riduca ad uno sprovveduto che non vede le differenze tra i partiti, i loro leader e le loro politiche.
Piero Ignazi