Corriere della Sera, 7 agosto 2019
Sedersi sugli scalini di Trinità dei Monti costa 400 euro
Due colpi di fischietto, la mano destra con la palma rivolta verso l’alto, un rapido «please». Vietato sedersi sulla scalinata di Trinità dei Monti, miracolo architettonico di 136 gradini firmato da Francesco De Sanctis, inaugurato nel Giubileo del 1725 da Benedetto XIII. Ieri pomeriggio, ore 17. Tre vigilesse e cinque vigili affrontano gli sguardi smarriti dei turisti di mezzo mondo: camminare sì, immortalarsi in decine di selfie anche, naturalmente sostare in piedi, ma sedersi no. Come spesso succede a Roma, è entrato in vigore senza clamori (né annunci) il nuovo Regolamento di polizia urbana. Le norme anti bivacco sono severe (multe dai 150 ai 400 euro) ed è incluso il divieto di sedersi sui beni monumentali, gesto visto come l’incipit di quei pasti mordi-e-fuggi forniti dai fast food ormai padroni incontrastati del centro storico romano.
Il colpo d’occhio (la scalinata libera, solo «posti in piedi») impressiona chi da anni assiste ad abusi, odiosi vandalismi e intollerabili bagni nella Fontana di Trevi. Per riassumere: non ci si può sedere sulla scalinata né sui parapetti, è permesso sostare (seduti) sui bordi della Fontana della Barcaccia di Pietro Bernini (padre di Gianlorenzo) ma senza bagnarsi i piedi. Consentito abbeverarsi alle due fonti.
Siamo nel triangolo delle griffe (Cartier, Dior, Bulgari, Missoni, Prada, Gucci in pochi metri) dove ti illudi di stare in Place Vendôme e invece sei nel cuore della Monnezzopoli romana. Infatti il nuovo divieto sembra una operazione estiva di recupero di immagine della sindaca Virginia Raggi (due giorni fa le picconate per l’abbattimento della Tangenziale Est, ora Trinità dei Monti senza bivacchi) dopo settimane di attacchi per Roma ridotta a una discarica, tra cassonetti strapieni e rifiuti organici putrefatti per strada.
Il multicolore sciame del turismo globalizzato (russi, cinesi, europei, americani del Nord e del Sud, africani, asiatici) mischia hijab islamici a minigonne mozzafiato, pelli candide e nerissime, anziani in sedia a rotelle e adolescenti entusiasti. Le nuove norme valgono per tutti. Un vigile («niente nomi!») parla di «norma eccessiva, ci si è sempre seduti lì, basta non bivaccare». Come sempre accade all’ombra del Cupolone, c’è chi esagera: due volontari ex carabinieri in congedo (in divisa) inspiegabilmente e bruscamente vietano a un turista di sedersi sul ciglio del marciapiedi, lontano dalla scalinata. Ma Roma è così: prima tutti liberi di strafare (e sfregiare), poi (ma durerà?) norme rigide come in Danimarca. In tanti applaudono, ricordando l’accuratissimo restauro finanziato con 1,5 milioni di euro dalla Maison Bulgari e finito nel 2016: molta fatica per togliere le migliaia di gomme americane sciolte sul travertino.
C’è, in parallelo, chi protesta. Vittorio Sgarbi parla di «provvedimento eccessivo di stampo fascista». Claudio Pica, Confesercenti: «Giusto l’anti bivacco ma questa è una norma assurda che allontana i turisti». Giuseppe Roscioli, Federalberghi: «Giusto impedire bivacco e assembramento, eccessivo che non ci si possa nemmeno sedere». Ma forse a stupire è che, una volta tanto, a Roma si ricorra a un divieto per tutelare un tesoro del ‘700. «Vietato» (ve lo assicura un romano Doc) è un vocabolo sconosciuto nella cultura diffusa di questa splendida, e spesso offesa, città.