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 2019  agosto 07 Mercoledì calendario

Bossi e Belsito: il reato è prescritto (ma la Lega deve restituire i 49 milioni)

Lo accusavano di aver usato i fondi della Lega per finanziare le spese della propria famiglia, ma il reato di truffa contestato al fondatore della Lega, Umberto Bossi, e al suo ex tesoriere, Francesco Belsito, è prescritto. Lo ha stabilito la sezione penale feriale della Corte di Cassazione dopo 5 ore di Camera di consiglio, confermando però la confisca di 49 milioni di euro del partito, disposta il 26 novembre dalla Corte d’Appello di Genova.
Sembrava ci fosse ancora tempo, ma erano errati i calcoli e la condanna per Bossi è arrivata troppo tardi. Forse per un solo giorno. A Belsito resta l’accusa di appropriazione indebita: per lui ci sarà un nuovo appello per la rideterminazione della pena. Prescritta l’accusa di truffa, cadono per entrambi le confische personali.
Si chiude così la vicenda giudiziaria iniziata il 23 gennaio 2012 con l’esposto di un militante del partito sulle notizie di investimenti anomali in diamanti in Tanzania e di conti offshore a Cipro della Lega. Saltarono fuori le spese raccolte nella cartelletta «family» a beneficio del senatur e dei suoi figli. Con i rimborsi che i partiti prendono, sulla base dei voti raccolti, per svolgere attività politica, si scoprì, nei vari tronconi in cui venne divisa l’indagine, che papà Bossi aveva pagato altro. Al figlio Renzo, da lui soprannominato il «Trota», una laurea in Albania, un’Audi e le multe. E al primogenito Riccardo, debiti, affitto, mantenimento dell’ex moglie, veterinario per il cane. Da una intercettazione di Belsito i giudici seppero che dopo l’ictus del leader «non solo costui, ma la moglie e i figli erano interamente mantenuti dalla Lega e che i “costi dei ragazzi” erano addirittura di gran lunga superiori a quelli che lui stesso immaginava».
Ha fatto cenno a quella cartelletta «family», ieri, nella requisitoria il pg, Marco Dall’Olio. «Non è vero che i rendiconti erano solo generici. Erano anche falsi: si diceva “rimborso autisti”. Ma in realtà si finanziava la famiglia Bossi», aveva evidenziato parlando di «comportamenti truffaldini». «Se non piace è un fatto moralistico, ma non giuridico», aveva contestato l’avvocato di Belsito, Alessandro Sammarco che aveva presentato un’istanza di ricusazione, bocciata in poche ore.
In serata la sentenza a sorpresa. E la reazione di Salvini: «Non mi cambia la vita».