ItaliaOggi, 7 agosto 2019
L’Islanda vuole piantare boschi per rimediare ai danni dei Vichinghi
I disastri ambientali non portano solo la firma dell’uomo contemporaneo. I Vichinghi, per esempio, mille anni fa hanno raso al suolo le foreste dell’Islanda e ancora oggi il governo di Reykjavik è alle prese con una difficile opera di rimboschimento dell’isola.L’Islanda, ricorda l’Agenzia France Presse, è considerata il Paese meno boscoso d’Europa: le foreste rappresentano solo lo 0,5% del territorio islandese secondo un rapporto della Fao datato 2015. Eppure quando i Vichinghi dalla Norvegia raggiunsero l’isola, la superficie boschiva rappresentava circa il 40% del territorio. Agli uomini venuti dal mare, però, servivano legna da ardere e pascoli e così le betulle che crescevano rigogliose soprattutto vicino alla costa vennero abbattute una dopo l’altra.
A partire dagli anni 50 il governo di Reykjavik si è impegnato in un’opera di rimboschimento, ma la tradizionale betulla pelosa – un albero autoctono – non riesce più ad attecchire sulla terra islandese, perché le mutate condizioni climatiche non rendono l’ambiente adatto alla sua crescita.
A parte qualche timido progresso, quindi, le nuove foreste sono rimaste ferme al palo. «Abbiamo perso il 97% delle foreste per mille anni», è la constatazione di Adalsteinn Sigurgeirsson, vicedirettore del Servizio forestale islandese che oggi ha l’obiettivo di riportare la superficie boschiva al 12% del territorio entro il 2100. Tra il 1950 e il 1990 è rinata la foresta di Hafnarsandur, un’area di seimila ettari coperta da sabbia nera e basalto.
Ma come fare per piantare boschi che possano crescere in Islanda? Gli esperti del Servizio forestale sono andati alla ricerca di specie non autoctone capaci di adattarsi alle nuove condizioni climatiche dell’isola. E questi alberi sono stati trovati in Nord America, tra Canada e Alaska: abeti rossi, pini e larici.
L’agenzia pubblica ha ricevuto carta bianca per trasformare il paesaggio lunare islandese in un’isola verde: il piano di azione è stato pubblicato nel settembre scorso e tra gli obiettivi c’è quello di ridurre le emissioni nette di gas serra del 40% entro il 2030. Il ruolo dei boschi sarà quindi essenziale per rispettare gli impegni assunti nell’ambito della Cop21. Gli addetti del Servizio forestale sono impegnati a piantare conifere e il riscaldamento del clima potrebbe aiutare gli alberi a crescere, aumentando così il tasso di anidride carbonica sequestrata.