ItaliaOggi, 7 agosto 2019
In Germania muoiono i cimiteri
Si muore di meno, e muoiono i cimiteri, in Germania e anche in Svizzera. Quand’ero bambino a Palermo, ricevevo i regali la mattina di Natale, e altri doni più modesti per la Befana, in ritardo di un paio di mesi sui miei coetanei siciliani. Il giorno dei morti i bambini andavano a giocare tra le tombe, cullavano le bambole tra le lapidi, o si scatenavano in bicicletta e in monopattino tra i viali del cimitero.I giocattoli li portavano in quel giorno i nonni o i bisnonni scomparsi. A me pareva strano, e ignoro se si usi ancora. A ripensarci, decenni dopo, mi sembra un’umana e poetica usanza. I doni non li porta Gesù Bambino, e neppure un Babbo Natale consumistico, e si tiene viva la memoria dei parenti defunti.
Adesso si andrà divertirsi o rilassarsi nei cimiteri nella Ruhr o a Zurigo?, si domanda la Neue Zürcher Zeitung: «Sollen Friedhöfe auch Freizeitparks sein?», i cimiteri possono anche diventare parchi per il tempo libero? La popolazione diminuisce, e chi muore preferisce venire cremato, piuttosto che finire sotto terra. I familiari custodiscono a casa l’urna con le ceneri, o la seppelliscono sotto una quercia nelle foreste, o disperdono i resti dell’amato nel lago di Costanza, o nel Reno, o nel Baltico. I cimiteri vanno in rosso, i comuni sono sommersi dai debiti, e vogliono sfruttare le aree in altro modo, trasformandole in parte in supermercati, fabbricando nuove case, o in campi giochi per i bambini, esattamente o quasi come nel cimitero di Sant’Orsola a Palermo, dove davanti alla chiesa di Santo Spirito iniziarono i Vespri siciliani.
A Mülheim an der Ruhr, in Nord Renania Westfalia, il comune ha debiti per 2 miliardi di euro, un’enormità per i 171 mila abitanti. Il sindaco vuole risparmiare e pragmaticamente ha deciso di chiedere meno sacrifici ai vivi, e di penalizzare chi non c’è più. E la gente protesta. So che parlare di questi temi da noi non piace, ma qui al Nord è normale. I cimiteri sembrano dei grandi parchi, e sono ben curati, diversi dai nostri. Oppure nei paesi, circondano le chiese, al centro dell’abitato. La morte non è occultata, confinata in un ghetto in periferia. Da evitare.
«I cittadini non si fanno seppellire neanche nelle tombe di famiglia», dichiara il borgomastro, Ulrich Scholten, 62 anni, socialdemocratico. «Ma non posso ridurre il personale, e mantenere i cimiteri ha un costo elevato». Chi c’è c’è, conclude cinicamente, ma vuole vietare i funerali in alcune zone del Friedhof, a partire dal prossimo anno, anche alle famiglie che hanno pagato somme notevoli per avere le loro tombe di famiglia, e sfruttare altrimenti le aree. E ha già ricevuto oltre duecento proteste scritte, e diffide di avvocati. «Non mi meraviglio», commenta Dagmar Hänel, direttrice dell’Istituto per la cultura regionale a Bonn, «i cimiteri fanno parte della nostra identità culturale». Non può essere cancellata in nome del bilancio. «Abolire i cimiteri ferisce la nostra identità», aggiunge Georl Eppler, direttore del museo Sepulkralkultur a Kassel. E già il fatto che esistano in Germania simili istituti e musei sottolinea la differenza sociale tra noi e loro.
In altri centri si vuole imitare Mülheim, come nella vicina Wüppertal, e a Zurigo non è una novità, ricorda il quotidiano, nel cimitero di Sihlfeld, il più grande della città, nella zona C non viene più sepolto nessuno da dieci anni. La gente ci va a leggere un libro, e perfino a fare un picnic. A Berlino la Chiesa evangelica ammette che nella capitale già da tempo si discutono progetti per «trasformare le aree dei cimiteri in parchi, anche in campi giochi per i piccoli, lasciando le tombe al loro posto…». Vita e morte non vanno separate. Come sotto il Monte Pellegrino negli anni cinquanta.