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 2019  agosto 07 Mercoledì calendario

Periscopio

L’intellettuale indossa un caftano bianco con bottoni in forma di bastoncino e dice che Parigi è in decadenza. Eugenio Montale. Corsera, 1951.Il Parlamento europeo è l’unico che ha rifiutato di concedere a Greta una sessione plenaria, rilevando, con buon senso, che il posto di una ragazza è sui banchi di scuola. Rèmy Prud’homme, professore merito di economia dell’università di Parigi XII (Giulio Meotti). Il Foglio.
Chi ha avuto il privilegio di incrociare Toninelli in un corridoio di Montecitorio, lo descrive a capo chino, passi veloci, muro muro. Quanto allo sguardo, vabbè: quello di sempre, fisso e indecifrabile. Eppure, per oltre un anno, Toninelli è stato la delizia dei cronisti parlamentari: protagonismo sfrenato, inconsapevolezza assoluta, spaventosa mole di gaffe epocali. Rimorchiatori scambiati per incrociatori, le risate da Bruno Vespa armeggiando intorno al plastico del ponte di Genova appena crollato, selfie macabri, esultanze da stadio tra i velluti austeri di Palazzo Madama, la convinzione che al Brennero ci fosse un tunnel percorso, ogni giorno, da centinaia di Tir. Fabrizio Roncone. Sette.
Oggi sono scomparsi il futuro e lo slancio vitale, ma è scomparsa anche l’alta cultura umanistica e scientifica che ha le sue radici nel passato greco-romano e medievale. Quella cultura (che trasmessa dalle scuole e dalle università) ha consentito all’Occidente di dominare il mondo e di diffondere ovunque i suoi modelli di comportamento. Francesco Alberoni, sociologo. Il Giornale.
Io, in questi ultimi dieci anni sono rimasto quello che ero: lavoro 12 ore al giorno per la mia città, poi ho le mie passioni. Mi sono iscritto a un corso di apicoltura e sto realizzando il mio piccolo sogno: una casa sulle colline parmensi, un pollaio, alberi da frutto e, successivamente, vorrei produrre marmellata. Tutto quello che faccio l’ho fatto con serietà: abbiamo raccolto una città che era sull’orlo del fallimento e oggi il debito è ridotto di oltre il 65% e Parma, secondo lo studio Cottarelli, è la seconda città italiana per efficienza. Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, ex M5s (Emanuele Buzzi). Sette.
Sono proliferate organizzazioni di trasporto, salvataggio, importazione di persone, insomma trafficanti confusi con persone di buona volontà. Il concetto di salvataggio è forse l’unico che non è affondato, fortunatamente, nella confusione, e questa è una fortuna, perché non c`è discussione che una persona in pericolo immediato vada salvata. Ma dopo comincia il vero problema. Fiamma Nirenstein. Il Giornale.
Parlammo della sua vita, quella di Mario Rigoni Stern e della guerra che la segnò. Poi tirò un bilancio della sua attività letteraria. «Ho pubblicato duemila pagine. Trecento restano», disse. «Una vita per 300 pagine?», chiesi sconcertato. «La mia vita. Lei quante ne ha pubblicate?, replicò. «Dieci mila», calcolai a occhio e croce. «Quanto resta?», incalzò lui. «Niente», risposi. «La sua vita», concluse. Giancarlo Perna. La Verità.
La Rete è imbattibile per consultare. Ma per leggere e studiare serve ancora la carta. Su questo aveva ragione Umberto Eco che fu un grande semiologo. Ma un pessimo romanziere. I suoi libri da un punto di vista letterario non stanno in piedi. Soprattutto Il nome della rosa. Cesare Cavalleri, editore di Ares (Luigi Mascheroni). Il Giornale.
Bocca diceva che i suoi articoli erano già nella macchina da scrivere. E io li trovo nel mio computer. Quando mi siedo alla scrivania non so mai cosa scrivere, non ho memoria di niente. Poi provo un paio di attacchi e mi ricordo tutto. Non so perché. È il computer che mi salva. Natalia Aspesi, 90 anni, giornalista (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Albertini, l’allora sindaco che ha fatto ripartire Milano, ricorreva spesso all’apologo di Deng Xiaoping (non importa il colore del gatto, è importante che catturi il topo) e al rigore calvinista (memorabile il rifiuto di due assessori segnalati direttamente da Berlusconi, utilizzando una lettera di dimissioni già firmata) tirò fuori giorno dopo giorno Milano dal pantano che ne offuscava l’immagine. Onesta, legalità, decisionismo. Queste le sue carte: se aveva un dubbio, andava in procura; se aveva bisogno di sostegno, parlava con il cardinale Martini. Aveva anche un nemico in casa. Era il presidente del consiglio comunale Massimo De Carolis. Non sopportava il decisionismo del sindaco e faceva di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote. Una volta, Albertini disse pubblicamente che il lavoro del primo cittadino sarebbe facile se non ci fossero gli intrallazzatori, e si riferiva a lui, che aveva sulla testa un patteggiamento per bancarotta fraudolenta e una richiesta di rinvio a giudizio per corruzione. Lo scontro finì per paralizzare il Comune fino al giorno dell’aut aut: o lui o io, sibilò Albertini con la lettera di dimissioni in mano. Si dimise De Carolis. E Milano a poco a poco si ritrovò nella politica del fare, concreta, pratica, alla lunga vincente. GianGiacomo Schiavi. Libertà.
Durante la guerra Roberto Venturini, console italiano a Skopje, nel telespresso 417/92 del 16 marzo 1943 descrive la sorte di 5 mila deportati dei quali «si può ben dire che hanno ormai solo gli occhi per piangere», in balia di guardie che «adoperano sotto ogni pretesto con sadica energia le fruste delle quali sono munite». Egli annota che «l’eliminazione degli israeliti dalla Macedonia sarebbe stata chiesta dalla Germania per ragioni militari» e denuncia «il più assoluto disprezzo di ogni più elementare principio umanitario». Marcello Pezzetti, direttore del nascente Museo della Shoah di Roma (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Il primo concerto lo feci a 13 anni con Mirella Freni che ne aveva 12. Poi nacque l’amore e infine il matrimonio. Anche in lei vidi il talento e la volontà di affermarsi. Lo dico perché a volte intuivo in lei la rabbia, la spinta di chi veniva da un ambiente umile, cercando un riconoscimento per il grande dono che aveva ricevuto. Lo dico consapevole dato che io non ho mai avuto quel furore e forse l’ho invidiata. Leone Magiera, maestro di Luciano Pavarotti (Antonio Gnoli). la Repubblica.
La cagna non sopporta alcune strade di Roma mentre ce ne sono altre nelle quali si degna volentieri di lasciare uno stronzo, la sua memoria da elefante, la sua fobia dei pesci, talmente pazzesca che hanno dovuto far smontare l’acquario dello studio, costato tantissimo, da una ditta specializzata, di Tirana, pare, lì sono bravissimi in queste cose. Daniela Raineri, Mille esempi di cani smarriti. Ponte alle grazie, 2015.
Se dovessi rinascere, chiederei l’aspettativa Roberto Gervaso. Il Messaggero.