Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  agosto 07 Mercoledì calendario

Battuta d’arresto per il mercato dell’arte

Nei primi sei mesi dell’anno «i capolavori dell’arte moderna, cuore del mercato alto di gamma», hanno chiaramente dato forfait nelle sale delle vendite pubbliche. E mentre la domanda per queste opere continua a crescere e l’offerta rallenta, a pagarne le conseguenze è il fatturato del mercato dell’arte, calato nel semestre del 17,4% a 7 miliardi di euro, secondo quanto si legge nel rapporto semestrale di Artprice. Certo, il numero dei pezzi venduti è leggermente aumentato (+0,1%), ma sono mancati i pezzi eccezionali, quelli valutati diverse decine di milioni. Per intenderci, nel periodo sono stati venduti 63 pezzi con un valore di oltre 10 milioni di dollari, contro i 106 del primo semestre 2018: si tratta del 41% in meno. E solo un’opera (I covoni di Claude Monet) è stata ceduta a oltre 100 milioni di dollari, contro due lo scorso anno. C’è da dire che il giro d’affari del settore sarebbe stato molto superiore se la Giuditta e Oloferne di Caravaggio, stimata fra i 100 e i 150 milioni, non fosse stata venduta due giorni prima dell’asta prevista a Tolosa. Secondo Artprice, oggi i venditori preferiscono conservare le opere i cui prezzi continuano ad aumentare. «È anche vero che in questo periodo eccezionale nel quale i tassi di deposito possono essere negativi, i venditori non hanno interesse ad avere grosse somme da piazzare», ha precisato il presidente di Artprice, Thierry Ehrmann, a Le Figaro.