la Repubblica, 6 agosto 2019
Il decreto Sicurezza bis è legge
Non ha nemmeno bisogno di attendere l’esito della fiducia. Matteo Salvini è talmente sicuro di aver vinto anche questa partita da abbandonare l’aula del Senato poco dopo aver espresso il suo voto. Il pallottoliere gli darà ragione sui dissidenti 5 stelle anche stavolta. Anche per la versione bis del suo decreto Sicurezza, pochi mesi dopo il primo.
Passa con 160 voti e 57 contrari, un senatore in meno rispetto alla soglia della maggioranza, è vero. Ma i leghisti arrotondano e cantano vittoria anche per via delle assenze giustificate di Umberto Bossi e del neo sposo Massimo Canduro. I malpancisti del gruppo di Di Maio si fermano a cinque (Elena Fattori, Matteo Mantero, Virginia La Mura, Michela Montevecchi e Lello Ciampolillo) ma si limitano a uscire dall’aula. L’elefante delle polemiche ha partorito il topolino dell’ennesima subordinazione al diktat salviniano. «Una bella giornata a prescindere dai numeri e mi piace che cada il 5 agosto, che per chi è stato a Medjugorje rappresenta il compleanno della Vergine Maria», esulta il vicepremier artefice del provvedimento dopo aver disertato il dibattito per l’intera giornata. «Sono convinto che sia un bel regalo all’Italia e anche al resto del mondo». Fino a sintetizzare il successo della nuova stretta contro l’immigrazione con lo slogan: «Meno Carola, più Oriana Fallaci», dice, fresco di lettura di un libro della giornalista scomparsa sulla spiaggia di Milano Marittima. Poi, per nulla appagato, rialza l’asticella, già proiettato verso il voto di domani contro la mozione no-Tav del M5S. L’esito è scontato, ma «faremo le nostre valutazioni politiche nelle prossime ore», preannuncia il ministro dell’Interno con intento minaccioso. «Sono stanco degli insulti che mi arrivano da mesi non dalle opposizioni ma dagli alleati», è l’affondo. Perché è vero, come tiene a sottolineare il ministro 5stelle alle Infrastrutture Danilo Toninelli, che la loro mozione contro l’alta velocità «impegna il Parlamento» e non il governo. Ma per il capo leghista è un bizantinismo. «Come per la sicurezza, servirà un sì o un no. Non esistono i forse», tuona fin dal mattino inaugurando il nuovo hub ferroviario di Rogoredo, a Milano. «Se quando si andrà in Parlamento si voterà contro un’altra opera importante per l’Italia, come la Tav, sarà un atto di sfiducia non a Salvini, non alla Lega ma al Paese. E al governo». Poi un giornalista torna a incalzarlo sul caso e l’inchiesta che coinvolge il suo uomo Giancarlo Savoini e i rapporti con la Russia e la presunta tangente in Marocco e il vicepremier ironizza e poi va via: «Che ci ho fatto con quei soldi? Ho comprato un gelato a mio figlio che poi è andato in moto d’acqua».
Il Partito democratico ha dato battaglia con i suoi parlamentari nella discussione generale, poi il dibattito è stato troncato dalla fiducia imposta dal governo. Al momento del voto i senatori democratici hanno indossato magliette bianche con l’immagine di un uomo gettato in un cestino della spazzatura e la scritta: «Non sprechiamo l’umanità». Il segretario dem Nicola Zingaretti: «Grazie agli schiavi Cinque stelle l’Italia è più insicura. Il crimine ringrazia, le persone sono sempre sole e le paure aumentano. Salvini ci campa».
Nel piccolo “transatlantico” di Palazzo Madama è tutto un via vai di senatori che friggono in attesa di scappare in vacanza. Daniela Santanché è insofferente per «tutta quella pubblicità che avete dato Papeete: quanta volgarità, quelle cubiste con costume animal look che fa tanto Africa. Matteo si troverà molto meglio da noi al Twiga», dice la proprietaria del lido vip di Forte dei Marmi (con l’amico Flavio Briatore).
Salvini partirà domani per il suo “Beach tour” per le spiagge di sette regioni del Centrosud (Niente Twiga per ora). Diserterà anche le votazioni sulla Tav. «Tanto voteremo contro la mozione del M5S – preannuncia il capogruppo Massimiliano Romeo – e a favore di tutte le altre che sostengono la realizzazione dell’opera. Anche quella del Pd».