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 2019  agosto 06 Martedì calendario

Silvia Rampazzo, l’ingegnere che corre in montagna. E vince

I ngegnere ambientalista, con una forza esplosiva impressionante nelle gambe. E in montagna, quando c’è da correre sul serio, nelle maratone, Silvia Rampazzo, 39 anni, corre più di tutti, anche degli uomini. È lei la campionessa mondiale delle gare in alta quota. Atleta professionista, gareggia per il team Tornado Scarpa. «Per le donne – dice – la fatica è uno stimolo».
Chi l’ha vista mentre scattava sulla pista ciclabile di Auronzo non ci credeva. Un folletto, un fulmine con l’adrenalina nelle vene. Prima uno, poi l’altro. Fino a due chilometri dal traguardo, quando ha superato anche il leader della corsa, il trevigiano Ivan Geronazzo. E poi via a tutta per poco più di sette minuti che l’hanno portata nella leggenda.
Silvia Rampazzo, veneziana trentanovenne di Noale (team Tornado Scarpa), ingegnere ambientale, campionessa mondiale di corsa in montagna long distance nel 2017, è stata la prima donna nelle 47 edizioni della Camignada a vincere. Ha sconfitto anche i maschi, in uno sport, quello della corsa in montagna, dove la resistenza fisica e mentale è una continua ricerca del limite. «Sono davvero felice, sì», diceva ieri. «Ma non create troppo clamore attorno a questa vittoria. Sono stata fortunata, era la mia giornata e ho dato tutto. È il bello della corsa in montagna, spesso non si vincono premi in denaro. A me basta l’odore di bosco che emana il trofeo, una stupenda scultura intarsiata con legno di pino cembro».
Ecco, sta dentro queste due fotografie il ritratto di un’atleta che ormai è diventata simbolo, una wonder woman che salta tra burroni e alberi, che supera salite verticali mangiando roccia coi denti e vola in discesa senza temere la gravità. Da un lato, l’agonismo puro. Dall’altro, l’anima bella di chi ama i monti e vive per uno sport povero, dove il montepremi in palio non è quasi mai in denaro. Come l’altro giorno ad Auronzo, gara organizzata dal Cai, una sfida che ha attirato 1.200 atleti allo start. «Purtroppo, sono ancora troppo poche le donne che amano il trail running», dice lei. «Ma sono sicura che abbiamo una capacità di resilienza superiore a quella degli uomini, più concentrati sulla velocità e sulla classifica finale. A volte penso che per noi donne la fatica sia in realtà stimolante».
La fatica, peraltro, è sua compagna permanente di viaggio. Alla Camignada, ad esempio, ha dovuto correre per quasi tre ore su 35 chilometri da Misurina ad Auronzo, con passaggi ai rifugi Auronzo, Lavaredo, Locatelli e Pian di Cengia. Sentieri che gli escursionisti percorrono in giornate di sudore e che i runner del cielo si divorano in poche ore.
«Qui venivo a camminare da ragazzina, qui ho corso una delle mie prime gare in montagna. Mi sembrava di vivere dentro un quadro a trecentosessanta gradi e mi sono semplicemente lasciata stregare dal paesaggio», racconta ancora Rampazzo.
Un’atleta che peraltro difende una vita normalissima: ieri era al lavoro come tutti i giorni. Di trail running, sebbene ai massimi livelli, non si vive. È infatti ingegnere ambientale e si occupa di sistemi di gestione salute, sicurezza e ambiente del settore olio e gas. I genitori sono in pensione: la mamma dopo una vita da insegnante di lettere e il papà da bancario.
Una vita normale, si diceva. Si allena la sera, quattro o cinque volte la settimana, per un’oretta. Più pianura che montagna, ovviamente. Per raggiungere le vette deve aspettare il week end, con cavalcate a fil di cielo dalle due alle quattro ore, rubando tempo alla famiglia e al sonno.
«Ho iniziato a correre solo per cercare di liberare la mente e seminare la negatività di certi momenti», ripete agli amici. «Le gare sono arrivate dopo».
Ed è stato un crescendo. Citiamo alcune delle sue prestazioni più note: campionessa italiana ultraskymarathon 2014, vincitrice del circuito «Skyrunning italian series» 2015, campionessa nazionale Skyrunning e Skymarathon l’anno successivo.
«Ma adesso non mi pongo più obiettivi», chiude Rampazzo, rispondendo a chi le chiede delle prossime sfide stagionali. «Mi ero prefissata tanti appuntamenti. Ma dopo questa vittoria mi vien voglia di ritirarmi. Meglio di questo, cos’altro potrebbe accadermi?».
E ride, felice.