Ugo Magri per “la Stampa”, 6 agosto 2019
CAMERE MORTUARIE - IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI FAVORISCE LA LEGA E INFATTI SONO GIA' PARTITI I CONTATTI TRA PD E 5STELLE PER CAMBIARE LE REGOLE - LO STUDIO RISERVATO: CON LA RIFORMA AI DEM 84 DEPUTATI MENTRE I GRILLINI SONO SULL'ORLO DELL'ESTINZIONE - L'IPOTESI DI UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE IN CHIAVE ANTI LEGA (IL RITOCCO E’ FACILE: VIA LA QUOTA MAGGIORITARIA, TUTTI I SEGGI ASSEGNATI COL PROPORZIONALE) -
Nei palazzi gira un foglietto che manda in depressione i nemici di Salvini. Dà l' idea di come sarebbe il prossimo Parlamento, per effetto della riforma che riduce il numero degli eletti. Applicando a quei tagli le percentuali delle ultime Europee, una coalizione di centrodestra si porterebbe a casa 258 dei 400 deputati e 128 dei 200 senatori (dal conto mancano le circoscrizioni estere).
Il Pd, con i suoi vari cespugli, si accontenterebbe di 84 onorevoli e 40 senatori. Quanto ai Cinque stelle, sarebbero sull' orlo dell' estinzione. Raggranellerebbero 48 seggi a Montecitorio (oggi sono 216) e la miseria di 26 a Palazzo Madama (rispetto ai 107 attuali). Chi non si fidasse di questa tabella, finora rimasta riservata, sappia che ce n' è un' altra costata parecchia fatica all' esperto numero uno, Federico Fornaro di Leu. Il quale è giunto a risultati quasi identici: Salvini è virtualmente padrone d' Italia.
E lo sarà ancora di più dopo il taglio dei parlamentari, che la Camera licenzierà entro metà settembre. A meno che, per fare uno sgambetto alla Lega, qualcuno non cambi le carte in tavola. Riscrivendo la legge elettorale.
Sbarramento nascosto Già, il «Rosatellum». Quando venne pensato, due anni fa, nessuno credeva che potesse diventare il trampolino dei sovranisti; anche perché due terzi dei parlamentari sarebbero stati eletti col metodo proporzionale, dove non vince mai nessuno, e solo il rimanente terzo con il «turbo» del maggioritario. Peccato che, con le percentuali delle scorse Europee, il centrodestra farebbe strage nei 221 collegi dove vince chi arriva primo. Ne porterebbe a casa ben 196. Per giunta, il taglio dei parlamentari avrebbe un effetto-volano.
Nel senso che in Senato, dove si vota su base regionale, la riduzione dei seggi finirebbe per alzare le soglie di sbarramento. In qualche caso arriverebbero al 25 per cento. Chiaro il motivo: essendo meno i posti in palio, servirebbero più voti per aggiudicarseli. Nelle Regioni più piccole, dove per effetto dei tagli la rappresentanza si ridurrebbe a 3-4 senatori e in qualche caso meno, le poltrone finirebbero per spartirsele i primi due raggruppamenti. Si stringerebbe l' arco della rappresentanza politica e verrebbero a galla profili di possibile incostituzionalità della legge elettorale vigente.
Il piano nel cassetto Ecco come mai, sebbene neghino con sdegno, tra i «perdenti» torna a circolare l' ipotesi di rimettere mano alla legge elettorale. Sarebbe la quinta volta in un quarto di secolo. Stavolta, però, con un ritocco facile facile: via la quota maggioritaria, tutti i seggi assegnati col proporzionale nella speranza di tagliare le unghie a Salvini. Per ora siamo ai segnali di fumo; ma l' odore di bruciato già arriva al sempre vigile Roberto Calderoli: «Alcuni nel Pd si stanno agitando», confida la vecchia volpe leghista, «cercano sponde tra i grillini».
I quali adesso non si prestano perché, se inciuciassero con i dem, Salvini farebbe cadere il governo nel tempo di dire «amen». Col risultato che si tornerebbe di corsa al voto con la legge elettorale più favorevole alla Lega. Insomma: per il momento non si va oltre gli ammiccamenti. E tuttavia, tra poche settimane, la pistola puntata del Capitano potrebbe fare meno paura al Pd e agli stessi Cinque stelle. Pure in questo caso, dipenderà dal taglio dei parlamentari.
Una volta approvata la riforma Fraccaro, infatti, dovranno passare almeno 5 mesi prima che si possa tornare alle urne. Tre saranno richiesti per dare il tempo a 500 mila cittadini, a 5 Regioni o a «tot» parlamentari, di promuovere un eventuale referendum popolare; altri due mesi serviranno per ridisegnare i collegi. Tra un adempimento e l' altro, impossibile votare prima di giugno 2020, o prima dell' autunno in caso di referendum. Di sicuro, chi conosce Sergio Mattarella esclude che il presidente metterebbe la firma sotto un decreto di scioglimento, se prima non fosse stata completata la procedura costituzionale di riduzione dei parlamentari. Il Quirinale farebbe ostacolo ai tentativi di interromperla attraverso elezioni anticipate.
È in questo limbo istituzionale, quasi di democrazia sospesa, che qualcuno potrebbe venire allo scoperto e proporre una riforma del «Rosatellum» in funzione anti-Lega. Sostenuta magari da un governo di scopo, qualora per bloccarla Salvini provasse a rovesciare il tavolo. A brigante, brigante e mezzo.