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 2019  agosto 06 Martedì calendario

Per la conquista dell’Artico, Mosca vara la centrale atomica galleggiante

I nomi con cui è stata ribattezzata non sono di quelli rassicuranti: la Chernobyl galleggiante oppure il Titanic nucleare. L’Akademik Lomonosov, la gigantesca piattaforma navale russa che ospita una centrale nucleare, sarà traghettata questo mese dalla baia di Kola, nel Mare di Barents, per intraprendere un viaggio di circa 5 mila chilometri verso il porto di Pevek. Quando attraccherà, Vladimir Putin avrà messo a segno un passo importante nella conquista dell’Artico.La Siberia brucia e i ghiacci artici si sciolgono: la Russia non vuole perdere l’occasione per sfruttare la rotta artica e mettere definitivamente le mani sulle risorse naturali dell’estremo Nord. E l’energia nucleare è la benzina russa per i piani di espansione nell’Artico: l’Akademik Lomonosov quando arriverà a Pevek fornirà, attraverso i suoi due reattori nucleari, energia e calore per alimentare le operazioni di perforazione ed estrazione della Chukotka, una regione ricca di minerali in prossimità dell’Alaska.
Come scrive il Guardian, le autorità russe sostengono che l’Akademik Lomonosov sostituirà una vecchia centrale nucleare e un centrale elettrica a carbone: energia più pulita e più sicura, dunque. Ma non sono tutti d’accordo, a partire da Greenpeace, che teme gli effetti ambientali e dubita della sostenibilità economica di centrali nucleari galleggianti come questa. Ma fornire energia alle zone remote è fondamentale per presidiare quest’area strategica del globo.
L’Akademik Lomonosov è stata sviluppata da Rosatom, la compagnia statale russa per l’energia nucleare presieduta da Sergei Kiriyenko, che punta a produrre in serie piattaforme di questo tipo. Sono serviti più di dieci anni per varare questo colosso dei mari, armato di due reattori nucleari Klt-40S, simili a quelli montati sulle rompighiaccio russe: questi reattori utilizzano uranio a basso grado di arricchimento e possono produrre 70 MW di energia elettrica, una quantità sufficiente, secondo Rosatom, ad alimentare centomila abitazioni. Una piattaforma di queste dimensioni è in grado di resistere alle collisioni con gli iceberg e all’impatto di un’onda di sette metri.
Il Guardian riporta come il Sudan si sia già interessato a una centrale nucleare galleggiante di questo tipo. E anche questo aspetto preoccupa, come sottolinea Anna Kireeva della Fondazione Bellona, una ong norvegese che studia i cambiamenti climatici e le soluzioni ambientali sostenibili. «Sono davvero preoccupata che tali tecnologie possano essere utilizzate in Paesi i cui livelli di sicurezza, le regolamentazioni e gli standard non sono così elevati come in Russia».