il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2019
Intervista a Paolo Del Debbio. Parla di destra di sinistra e di Berlusconi
Ecco Paolo Del Debbio – filosofo e star dell’informazione pop – alle prese con l’inverarsi di ciò che fu.
“Cosa fu?”.
Ella – messere – fu l’estensore della rivoluzione liberale: la discesa in campo di Silvio Berlusconi ebbe le sue parole.
Domine non sum dignus!
Cosa c’è oggi di quella stagione…
Tutto è consunto, sono vivi i temi liberali – le tasse, arginare le prerogative dello Stato – ma proprio perché fu fatto poco di quel programma sono emersi i movimenti oggi al governo.
C’erano Gianni Baget Bozzo, Lucio Colletti, Piero Melograni…
…il compianto Mimmo Mennitti, quindi con lui la nascita della rivista Ideazione; se ci pensa, prima del 1994, nessuno proponeva un programma, c’era solo il voto di appartenenza…
Tutto quel furore di novità, oggi?
Oggi è tutto un pianto.
Forse perché liberali sono diventati quelli di sinistra?
Matteo Renzi si prese tutto di quel mondo, è vero: il Jobs Act e la riforma dello Stato, per esempio, sono 2 temi fondamentali ma ci arrivò tardi – e col pennacchio dell’élite – rispetto a un’Italia ormai insofferente al mainstream; gli votavano contro a prescindere dalla difesa della Costituzione e lui, e tutti quelli come lui, erano e sono sordi.
Soli?
Sordi! Prima del Governo Gialloverde pensavano di essere invincibili, stabili come la Dc al governo dal 1948 fino al 1992; fu Tangentopoli a far sloggiare lo scudocrociato. Per questi è stata sufficiente “Sordopoli”: sordi alle urgenze del popolo, quelle del trionfo M5S e Lega; la povertà – Il tema dei CinqueStelle – e l’immigrazione di Matteo Salvini.
Due temi, messere, che sono il suo menu. La chiamo messere apposta, Ella è stato il Mefistofele di questo sabba popolist-sovranista!
Io ho dato voce ai rappresentanti di una ventina di milioni d’italiani. Già nel 2012, la mancanza di lavoro era un fatto; quella era la stagione dei suicidi degli imprenditori sopraffatti dalle tasse, le piccole imprese avevano, e forse oggi ancora di più, solo problemi. Ho trovato un pubblico che si riconosceva.
La tivù vince sulla politica?
Sì, perché i problemi sono irrisolti. Io non ho avuto bisogno di 400,000 euro, quanti ne ha scuciti Jim Messina a Renzi, per sbagliare l’analisi elettorale: io conosco la realtà e già sapevo che avrebbero vinto le elezioni i populisti e i sovranisti.
Adesso però c’è l’Altra Italia di Berlusconi e se li mangia in un sol boccone tutti questi bricconi.
L’unica cosa sicura dell’Altra Italia è che non è questa; come quelli che fanno la Terza Via, quando non c’è manco la seconda…
Ella ha fiuto, come andrà a finire?
Non so rispondere, la realtà non è certo un tartufo; io so che questo governo – e in particolare Salvini – deve stare attento alla questione del Nord, per la prima volta nella sua storia la Lombardia ha difficoltà di crescita.
Dopo aver sofferto i poveri, adesso patiscono i produttori, gli imprenditori…
La povertà, purtroppo, non risulta abrogata; c’è una fase in cui chi è a disagio, vede una speranza e aderisce a una stagione politica, crea il consenso… Ma poi la fame morde, torna ed è, la fame, un volano molto più forte dell’ideologia. E si sente!
L’Italia è isolata?
È isolata da chi la vuole vedere tale, da Moscovici che lo dice, da Junker che nelle ore a basso tasso etilico ripete le stesse cose ma di certo l’Italia non è isolata dal punto di vista commerciale; la Germania, per esempio, isola l’Italia? C’è un interscambio di 130 mld annui, si dirà: gigante economico, nano politico, ma è forse gigante l’Europa, totalmente assente tra le due ‘T’, quelle che vanno da Tunisi a Teheran?
Passando per Lampedusa.
Eccolo là, il Mediterraneo… l’Europa è politicamente lillipuziana.
Ha letto qualche giorno fa De Rita, dice che prevalgono ‘valenze teatrali, aggressività, volgarità’, ella si sente volgare?
Manco per il cazzo! La metta pure per iscritto; a teatro c’è la buca del suggeritore, non l’ho mai sopportato.
Eppure Ella fu suggeritore di Berlusconi, cose suggerirebbe oggi?
Di fare una fondazione come di Bill Gates: ha la statura.
Certo, questo suo finale di partita, esce di scena come un Fiorentino Sullo.
E senza neppure un Ciriaco De Mita che gli succeda.
Tutti i suoi bracci destri!
Silvio è la Dea Kali dai molteplici bracci, tutti destri e tutti mozzi: Cesare Previti, Angelino Alfano, Mara Carfagna nel comitatino…
Ma lui il Cavaliere è sempre nella fase ‘Aspettando Godot’.
Macché. È sempre un Aspettando Godè, e pure assai.