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 2019  agosto 05 Lunedì calendario

Gli adolescenti Ue hanno rubato merci per 49 miliardi di euro

Entrano nei negozi dei centri commerciali come se nulla fosse, curiosando qua e là, toccando tutto, spostando, fingendo di essere interessati. Poi si infilano in tasca o nello zainetto quattro cose e via. I teenager sono sempre più specializzati in furtarelli: operano in coppia o in baby gang e dimostrano una scaltrezza che va ben oltre la bravata di una volta. In tutta Europa. A testimoniarlo sono le telecamere dei negozi che, una volta analizzate, raccontano di ragazzini che non esitano e non hanno il minimo ripensamento.
Furto dopo furto, gli adolescenti fuori legge, da Roma a Berlino, hanno messo assieme un bottino che vale quanto due manovre finanziarie italiane. Ci potrebbero mantenere il Paese per un paio di anni con quei soldi. In base ai risultati dello studio condotto da Crime&Tech, spin off dell’università Cattolica del Sacro Cuore, e dall’azienda Checkpoint, risulta che le perdite accumulate dai negozi in base agli ammanchi di inventario ammontino a 49 miliardi di euro. Cioè il 2% del fatturato annuale del settore. Solo in Italia il costi stimato delle differenze inventariali è di 3,3 miliardi di euro all’anno. Se si pensa che la spesa per le misure di sicurezza sia attorno a 1,5 miliardi di euro, il costo da attribuire alle perdite del settore delle vendite al dettaglio può essere stimato sui 4,8 miliardi all’anno, circa 80 euro a testa.
Quali sono i prodotti più rubati? Tra gli scaffali dei supermercati, quelli che vanno per la maggiore tra i ladruncoli sono bevande alcoliche, formaggi (costosi), carne, dolci e pesce in scatola. Nel settore abbigliamento vengono rubati soprattutto accessori, piccoli e facili da nascondere, maglieria, pantaloni, camicette. Nei centri commerciali dedicati all’elettronica, sono gettonatissimi i telefonini con relativi cavetti e cover. O merce di valore, firmata, da rivendere on line.
I ragazzini si lanciano in sfide e moderni «riti di iniziazione», spinti non tanto dalla voglia di possedere qualcosa ma di «sentirsi onnipotenti» rispetto a tutto ciò che non riescono a conquistarsi con i propri sforzi e la propria intelligenza. Con processi psicologici che denunciano una voglia di affermarsi senza particolare sforzo. Ecco, l’oggetto rubato è il «trofeo» di questo processo mentale, qualcosa che appaga e che dà un riconoscimento di fronte agli altri componenti della banda. Il problema dei furti degli adolescenti (anche di quelli di buona famiglia) è talmente diffuso che esistono siti pronto uso rivolti direttamente ai taccheggiatori potenziali clienti e creati dagli avvocati per insegnare a gestire i momenti successivi al furto sventato dalla vigilanza. «Non sai ancora se ti hanno denunciato – spiega sulla sua pagina Internet l’avvocato Tiziano Solignani -. La vigilanza ti scopre, ti porta negli uffici, ti prende i documenti. Poi non sai più niente. In questi casi bisogna aspettare un mese o due e presentare un’istanza in base all’articolo 335 del codice di procedura penale per sapere se esistono procedimenti penali a proprio carico».
Il legale racconta anche cosa può capitare se si viene beccati ma non si hanno precedenti penali. E viceversa. Teenager a parte, a compiere i furti sono (seppur in minoranza) persone in difficoltà che cercano di procacciarsi la cena gratis con qualche trucchetto e, spesso, i dipendenti del negozio che ogni tanto intascano la merce.
DIPENDENTI DISONESTI
Sono anche in aumento i trucchetti interni più sofisticati, come i falsi vuoti, i resi fittizi e le frodi legate alle carte fedeltà. Come? Semplicemente il cassiere truffatore carica sulla propria carta i punti ottenuti dai clienti sprovvisti di tessera oppure può creare un falso reso merce per appropriarsi del denaro o ancora sovrastimare il valore di un reso per intascarsi la differenza di prezzo. In altri casi il personale di vendita può manipolare i dati relativi alle vendite per raggiungere i target e ottenere bonus o auto applicarsi degli sconti.
Nel calcolo del valore delle differenze fra entrate e uscite al momento dell’inventario di fine anno, bisogna tuttavia tener conto anche degli errori amministrativi, degli scarti, delle merci scadute e dei prodotti freschi danneggiati. «Il nostro studio – spiega Ernesto Savona, direttore di Crime&Tech – rivela che i rivenditori al dettaglio di tutta Europa utilizzano un mix di sistemi tecnologici per misurare le differenze inventariali, che comprendono sia le perdite dovute a reati sia quelle causate da azioni non criminose.
Per questo motivo analizziamo vari aspetti: le politiche e le tecnologie utilizzate dai negozi, i metodi adottati dai taccheggiatori e le contromisure di sicurezza adottati». «È estremamente preoccupante – sostiene Alberto Corradini, direttore dell’Unità di business di Checkpoint system – che le azioni di pochi possano avere un impatto finanziario su aziende e dipendenti. Per questo è importante che i retailer prendano nota dei risultati e adottino misure necessarie per ridurre le perdite».
Le forze dell’ordine hanno tratteggiato un identikit dei ladri habitué ed è emerso che, nella maggior parte dei casi, si tratta di micro bande di giovanissimi, composte da quattro persone al massimo, specializzate e ben attrezzate. Hanno distaccatori di etichette antitaccheggio, jammer (cioè disturbatori di frequenze per uscire dal negozio inosservati), e a volte anche magazzini dove conservare la merce rubata.
Tra le cose che un responsabile di negozio dovrebbe annotarsi ci sono i metodi per mettere a segno i colpi. Oltre al classico «prendi e scappa», i metodi più utilizzati sono la rottura delle etichette o delle placche antitaccheggio e l’uso di borse schermate, foderate di carta stagnola, per non far suonare i sistemi di allarme. Inoltre va tenuto conto che i punti vendita che adottano le tecnologie più moderne di self check out – cioè le casse fai da te senza cassiere – registrano i tassi più elevati di furti. L’apertura di Amazon Go, il primo supermercato senza casse, dimostra esattamente la stessa cosa: pagare in autonomia la propria spesa dà un po’ di spazio in più ai furbetti dello scontrino.
In Italia le differenze di inventario (e quindi i furti) più consistenti e frequenti si registrano nelle province di Genova, Milano, Imperia, Bologna e Napoli.