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 2019  agosto 05 Lunedì calendario

Contro il 5G

Un chirurgo potrà operare un paziente di Buenos Aires da Parigi. Gli elettrodomestici «parleranno» tra loro. Le auto a guida autonoma ci porteranno ovunque. La rivoluzione promessa dal 5G – navigazione fino a 100 volte più veloce rispetto a oggi – è dietro l’angolo. Il debutto è fissato entro il 2020 e da più parti arrivano allarmi sul nuovo Internet ultraveloce. Le preoccupazioni riguardano i possibili rischi per la salute dei cittadini. «Prima del via libera su larga scala, bisognerebbe studiare i possibili effetti nocivi», chiede a gran voce il comitato Stop 5G, che riunisce un migliaio di attivisti. La nuova tecnologia, denunciano, ha un lato oscuro non ancora indagato.
Il fronte dei tecnoribelli, come si definiscono alcuni, si è allargato negli ultimi mesi. Da Torino a Bari, oltre 50 città hanno ospitato flashmob e convegni contro la quinta generazione della telefonia mobile. Iniziative – non affollatissime, per ora – dove lo slogan principale è «Non siamo cavie da laboratorio». E si moltiplicano le richieste ai Comuni di una moratoria da affiancare a valutazioni dei rischi ambientali e sanitari. Di recente sono arrivati i primi successi. I sindaci di alcuni dei 120 Comuni scelti per la sperimentazione si sono messi di traverso. Pompu, Segariu e Noragugume, i tre paesini-laboratorio della Sardegna hanno fermato il 5G. Poi è stata la volta di Cogne (Aosta), Ricaldone e Solonghello (Alessandria). L’ultimo a vietare le antenne è stato il sindaco di Scanzano Jonico, in Basilicata. Anche il Codacons si è unito alla rivolta e ha annunciato «una crociata contro la nuova tecnologia. Abbiamo scritto agli ottomila sindaci italiani chiedendo loro di adottare provvedimenti simili». L’associazione dei consumatori ha anche presentato un esposto a 104 procure della Repubblica per indagare sui rischi per la salute.
Il guru della rivolta è Maurizio Martucci, presidente del comitato Stop 5G: «Di questa nuova tecnologia si sa poco o nulla. Qualora ci sia anche un solo dubbio deve sempre prevalere il principio di precauzione per tutelare la salute dei cittadini». Il tam tam sui social ha diffuso numerose bufale sul 5G. Una semplice ricerca su Google ne svela decine (una su tutte: «Le radiazioni porteranno all’estinzione del genere umano»). I tecnoribelli, però, presentano come prove due studi scientifici indipendenti, uno dell’istituto Ramazzini di Bologna e uno dello statunitense National Toxicology Program: «Entrambi attestano il nesso tra i campi elettromagnetici creati da 2G e 3G e il cancro», sostiene Martucci. Gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità ribattono che quelle ricerche non sono applicabili al 5G.
Intanto, il dibattito su Internet ultraveloce sta creando imbarazzo all’interno del M5S, creando una spaccatura. Cataldo Curatella, presidente della commissione «Smart cities» nel Consiglio comunale di Torino e grillino della prima ora, ricorda le battaglie del Movimento delle origini per la tutela della salute: «Fa parte del nostro Dna. Da un anno proviamo a parlare con i nostri deputati ma ci hanno detto che sul 5G si è già deciso e non si torna indietro». La deputata Mirella Liuzzi, da parte sua, liquida le polemiche: «L’implementazione del 5G è stata approvata dalla base su Rousseau».
Il video pubblicato da Liuzzi («Basta fake news: facciamo chiarezza sul 5G») è stato attaccato duramente dal neo portavoce grillino al Parlamento europeo, Piernicola Pedicini: «Se il M5S ha deciso di intraprendere la strada dell’innovazione senza capire che passa per la difesa della salute, allora il Movimento non ha la risposta ai problemi del Paese». Nei mesi scorsi le deputate Veronica Giannone e Gloria Vizzini, che avevano chiesto a gran voce un’interrogazione sui rischi del 5G, sono state espulse dal Movimento. Il motivo ufficiale? «I voti in difformità di numerosi emendamenti contrari alla linea politica del Movimento». —