la Repubblica, 5 agosto 2019
Asma al-Assad, la moglie del presidente siriano, racconta come ha sconfitto il cancro
Capelli corti dopo la chemioterapia, abito impreziosito da decorazioni di pizzo bianco, tacchi da dodici centimetri, intorno un rigoglioso giardino verde, curato nei minimi dettagli: e naturalmente il suo inconfondibile sorriso, portatore di ottimismo anche nei momenti peggiori. Asma al Assad è tornata, e dopo un anno di battaglia raccontata via Social network annuncia alla sua Siria e al mondo di aver sconfitto il cancro al seno che l’aveva colpita.
È un’intervista tutta in rosa quella che la moglie del presidente siriano Bashar al Assad, 43 anni, colpita da sanzioni internazionali per essere complice del regime del marito nella repressione sanguinosa della rivolta pacifica del 2011 – poi evoluta in una guerra civile – ha regalato all’estasiata reporter della televisione di Stato di Damasco.
Un’intervista che la First lady ha usato per raccontare la battaglia vinta grazie all’aiuto del sistema medico nazionale, capace di aiutare pazienti come lei nonostante i nove anni di guerra. Per mostrare al mondo il lato umano del marito – ritenuto responsabile di buona parte dei circa 500mila morti registrati dall’inizio del conflitto e dei 100mila scomparsi – che ha trovato il tempo di sostenerla e camminare a fianco a lei nei corridoi di ospedale. Per glorificare i martiri e i feriti che in questi anni hanno combattuto per difendere il Paese. E per mostrare al mondo una Damasco idilliaca, quella che si intravede nei filmati che accompagnano l’intervista e dal giardino della residenza presidenziale, ben lontana da Idlib, ultimo ridotto ribelle nel Nord del Paese che le forze del regime bombardano senza sosta, spingendo le Nazioni Unite ad aprire un’inchiesta per indagare su quello che sta succedendo in quello che hanno definito «il luogo più pericoloso del pianeta».
Tutto questo nel mondo rosa di Asma al Assad non esiste: e non c’è molto da stupirsi. Nata a Londra da una facoltosa famiglia siriana, una promettente carriera nella finanza, Asma lasciò tutto per sposare nel 2000 Bashar al Assad, appena diventato presidente dopo la morte del padre. Per qualche anno la coppia sembrò rappresentare il volto nuovo della Siria e, insieme a quelle composte dai sovrani di Giordania e del Marocco, di un mondo arabo più aperto e tollerante. Ma il sogno, fatto di Ong che facevano capo a lei, di scuole migliori per gli studenti, di copertine di giornali di moda, di visite all’estero e abiti di lusso, si dissolse nel 2011 quando Bashar al Assad scelse di reprimere nel sangue le rivolte pacifiche seguite alla Primavera araba e di liberare dalle carceri siriani gli estremisti islamici che poi ebbero un ruolo decisivo nel trasformare quel sogno di democrazia in una guerra civile.
Di tutto questo Asma è stata complice, come hanno riconosciuto l’Unione europea e gli Stati Uniti imponendole sanzioni che le impediscono di viaggiare all’estero per portare avanti, fra l’altro, lo shopping di lusso che aveva proseguito anche negli anni della guerra. È per questo che sui Social media l’intervista di ieri, oltre ai plausi dei sostenitori del regime, ha scatenato le reazioni furiose di tanti siriani: che alla favola del mondo rosa di Asma non credono più da anni.