Corriere della Sera, 5 agosto 2019
Le gemelle siamesi Marieme e Ndeye rimarranno unite
Marieme e Ndeye, caratteri diversi e tanto in comune: il fegato, l’apparato digerente, l’intestino, l’amore di un padre che ha perso un lavoro da manager in Senegal per venire in Gran Bretagna e cercare una speranza per le sue bimbe di otto mesi. Adesso hanno tre anni: Marieme è la più vivace, Ndeye la più quieta. «Il fuoco e il ghiaccio», dice Ibrahima Ndiaye all’ Observer. Niente separerà le gemelline: l’hanno deciso la famiglia e i medici del Great Ormond Street Hospital (Gosh) di Londra. Il comitato etico dell’ospedale, presieduto da Joe Brierley, non ha ritenuto di rivolgersi alla magistratura per valutare (e al limite ribaltare) una scelta che pure toglierà il futuro a entrambe. «Una decisione impossibile», così s’intitola il documentario in onda stasera sulla Bbc. Senza un intervento chirurgico, un giorno le bambine moriranno. Con un intervento, il fuoco resterebbe senza il ghiaccio: Marieme sopravviverebbe e Ndeye no.
Speranza e strazio: già due anni fa l’equipe guidata dal professor Paolo De Coppi aveva rilevato che insieme non potevano farcela. «Me l’ha detto Paolo – racconta il papà —. Non possiamo separarle senza perdere Marieme», la più vivace ma la più gracile, quella con il cuore più debole.
La mamma tornata in Senegal (nessun esame aveva previsto un parto gemellare), con gli altri quattro figli. Ibrahima è rimasto, con il tormento: perdere una per salvare l’altra? Ormai è deciso. «In questi casi non segui il cervello ma il cuore». E il cuore gli diceva che non poteva causare la morte di una delle sue figlie. «Sono insieme, e sono uguali».
Ibrahima Ndiaye è un musulmano sufi. La fede ha avuto un ruolo nella scelta. Il comitato etico l’ha affrontata da una prospettiva laica. Sulla Bbc il dialogo tra Joe Brierley e il papà: «Quando Marieme comincerà a morire, non ci sarà più tempo per separarle e salvare Ndeye». Ma alla fine anche il comitato etico ha deliberato che «non c’è disaccordo» con la famiglia. Intanto le bambine crescono: «So che un giorno dovranno andare – dice il papà —. Ma entrambe combatteranno. Sono la mia ragione di vita, e non le lascerò mai sole».
Davvero decisione impossibile? Stefano Marianeschi, responsabile della Cardiochirurgia Pediatrica del Niguarda di Milano, dice al Corriere: «Di fronte a situazioni limite per il medico è sempre un grande dilemma. Io però partirei dal concetto che nella mia mente forse c’è la possibilità di salvare entrambe. Mi adopererei per questo, ben consapevole che l’intervento potrà finire con uno o due decessi. Certo dovremmo basarci su esami e controlli scientifici, ma sempre sereni, con il pensiero che ci possiamo adoperare per tutte e due…».
Una decisione condivisa. Fu diverso il caso di Mary e Jodie, le gemelline di Malta che a Manchester furono separate contro la volontà dei genitori, che anche in ragione del loro credo cattolico non volevano fare nulla. Senza un intervento, sarebbero morte. Con l’operazione, Mary non ce l’avrebbe fatta comunque, mentre Jodie avrebbe avuto una chance. Quindici anni dopo, una è sepolta nel cimitero di Gozo. L’altra è cresciuta sull’isola, nella casa dei genitori. Allora un tribunale si espresse contro i genitori. Perché questa volta no? È complicato fare paragoni. Ma Mary non aveva il cuore e i polmoni formati, e il cervello era a uno stadio definito «primitivo». Il giudice Ward disse: «Mary succhia la vita dell’altra. È ragionevole pensare che Jodie sarebbe legittimata a dire: “Mia sorella mi sta uccidendo”». Ndeye potrebbe dire altrettanto di Marieme? Il fuoco e il ghiaccio giocano insieme, si scambiano sticker sulla fronte, «se mi dai la farfalla, ti do la rana». Le decisioni impossibili non spettano a loro.