Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  agosto 05 Lunedì calendario

Breve storia dell’Eurasia

Eurasia è una parola frequentemente usata da storici e osservatori della politica internazionale (esiste anche da qualche anno una rivista con questo nome diretta da Tiziano Graziani). Ma è particolarmente usata soprattutto dall’ottobre 2014, quando il presidente russo Vladimir Putin ha creato una Unione economica euroasiatica di cui sono membri oggi, insieme alla Russia, la Bielorusssia, il Kazakistan, l’Armenia, il Kirghizistan e, in veste di osservatori, il Tagikistan e l’Uzbekistan. Ispirato dall’esempio dell’Unione Europea, Putin voleva rafforzare i fragili legami che uniscono, dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica, i Paesi appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti. Non avrebbe cercato di restaurare formalmente l’Urss, ma avrebbe considerevolmente aumentato l’autorità della Grande Russia su tutti i suoi vicini. Voleva naturalmente aggiungere l’Ucraina alla lista dei partner, e vi sarebbe riuscito se il presidente, a Kiev, fosse stato Viktor Yanukovic, un uomo politico filorusso, eletto nel 2010. Ma nella notte del 22 febbraio 2014 un voto della Rada (il Parlamento ucraino) lo costrinse a fuggire. Putin capì che i nuovi responsabili del governo di Kiev, in quel momento, avrebbero preferito associare il Paese all’Unione Europea piuttosto che alla Russia e Putin, con un colpo di mano, si impadronì di una terra russa, la Crimea, che Nikita Khruschev (allora segretario generale del Partito comunista sovietico) aveva donato all’Ucraina nel 1954 per celebrare il 300° anniversario del Trattato di Perejaslav (con cui i cosacchi della regione l’avevano donata alla Russia). Resta da capire perché Putin, quando decise di dare all’Urss un erede, sia pure economico, abbia usato un termine (eurasiatico), che andava di moda fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Le ragioni, anche in questo caso, sono storiche. Come tutte le grandi potenze europee, anche la Russia ha creato nel corso della sua storia un impero coloniale. Ma il suo presenta, rispetto agli altri, una importante differenza. Non venne creato in un altro continente. Fu il prolungamento del territorio nazionale al di là dei confini originali, sino alle coste orientali del continente asiatico. In un libro intitolato Il grande gioco, Peter Hopkirk ha calcolato che l’Impero Russo, nel corso di quattro secoli, si è ampliato «al ritmo di circa 150 chilometri quadrati al giorno, più di 50 mila all’anno». È nato così un nuovo Stato che è per molti aspetti la orgogliosa risposta russa al grande dramma che si era consumato in Eurasia quando i tataro-mongoli di Gengis Khan, Signore dell’Orda d’Oro, avevano assoggettato per due secoli le tribù slave dell’Europa Orientale. I discendenti di quei mongoli sono stati poi conquistati dagli eredi dei loro vecchi sudditi e oggi tutti dovrebbero formare insieme, nelle intenzioni di Vladimir Putin, una nuova grande entità euro-asiatica.