Corriere della Sera, 5 agosto 2019
Quando i politici vanno in vacanza
Dai calzini in spiaggia di Aldo Moro al «deejay Matteo» a torso nudo – che poi sarebbe il vicepremier e ministro dell’Interno – non c’è soltanto l’evoluzione, o l’involuzione, del costume. C’è la mutazione antropologica di noi italiani.
D ire «noi italiani» è obbligatorio perché, come sosteneva Francesco Cossiga, che vestiva come Moro ma vide arrivare i Berlusconi e in prospettiva i Salvini, «italiani sono sempre gli altri». Cioè ognuno di noi tende ad autoassolversi. Mentre, come cantava Fabrizio De André, «anche se voi vi credete assolti/ siete lo stesso coinvolti».
Non è saltato soltanto il rispetto delle forme, il che potrebbe anche non rivelarsi un male. È la sostanza delle cose e degli uomini a essere cambiata. Dalla rappresentanza si è passati all’identificazione. La giacca di Moro era un’abitudine e anche un modo di distinguersi: il parlamentare, il ministro, il capo del governo rimanevano tali anche in vacanza. Che poi vacanza non era, visto che Alcide De Gasperi in realtà tornava a casa, in Valsugana. Gli italiani potevano amare, detestare o restare indifferenti rispetto ai De Gasperi e ai Moro. Ma non potevano pensare di essere come loro. De Gasperi non era «uno di noi». Parlava il tedesco come l’italiano, leggeva Virgilio in latino, Senofonte in greco, e in visita ai Sassi di Matera – che non erano ancora un’attrazione turistica ma casa comune per uomini e animali – pianse. Il Matteo Salvini che beve balla canta al Papeete beach è «uno di noi», o è percepito come tale da almeno il 39% degli italiani. Come ha commentato un collega dee-jay, «non sembra un politico». Moro lo sembrava. E lo era.
Ovviamente non è accaduto tutto di colpo. In mezzo c’è la bandana di Silvio Berlusconi, che serviva a celare il trapianto di capelli e anche a far notare meno la distanza generazionale da Tony Blair, leader laburista in vacanza nel paradiso miliardario di Villa Certosa (perché non sono soltanto gli italiani a mutare). Ciriaco De Mita e Umberto Bossi in canottiera sdoganarono un certo look di provincia, che fosse della Magna Grecia o padana. Romano Prodi fu irriso perché da presidente del Consiglio andò a sciare rispolverando un vecchio piumino verde della sua remota giovinezza, in effetti inguardabile. La sinistra tentò la sua modernizzazione con Matteo Renzi, che dalle nevi di Courmayeur al jogging estivo non si sottrasse allo spirito del tempo: «La sinistra da sempre vuole cambiare gli italiani. Ma a me gli italiani piacciono così come sono». Fu lui a non piacere più a loro. E ora è arrivata l’estate dell’altro Matteo. Resta da capire se il Papeete si rivelerà un azzardo, se non un errore, o il simbolo di una nuova era.