Corriere della Sera, 5 agosto 2019
Dopo l’attacco in Texas, nuova strage in Ohio
«C’è di che deprimersi. Le tensioni di tipo razziale, etnico stanno erodendo pericolosamente il nostro modello di società tollerante e pluralista». Al telefono Charles Kupchan sembra molto provato, come tutti, dalle carneficine di El Paso e di Dayton, in Ohio. Ex consigliere di Barack Obama, 61 anni, è professore di relazioni internazionali alla Georgetown University di Washington, nonché analista al Council on Foreign Relations.
La sequenza di morti e di violenza continua a crescere in modo impressionante. La politica americana, invece, non riesce a sbloccarsi. Tutta colpa della lobby delle armi?
«Il sistema di governo americano finora non è stato capace di approvare uno straccio di normativa per il controllo delle armi, nonostante stiamo passando da una strage all’altra, nelle scuole, nelle sinagoghe e nei centri commerciali. È chiaro che nel Congresso non ci sono abbastanza parlamentari per far passare questa legge. C’è di che deprimersi ed è facile scivolare nel cinismo, pensando che non si farà mai nulla. Vediamo se succederà anche questa volta».
Diversi candidati democratici stanno addossando la responsabilità di quello che è successo direttamente a Donald Trump. È d’accordo?
«Non me la sento di attribuire direttamente a Trump la responsabilità della strage di El Paso. Ma certo il presidente ha creato un’atmosfera politica che alimenta odio e tensioni etniche, razziali. Se il capo dello Stato insulta i latinos, i Paesi africani, il distretto di un deputato di Baltimora, oppure se sostiene che c’è “brava gente” anche tra i neonazisti che manifestarono a Charlottesville (agosto 2017; ndr ), beh allora è chiaro che molti si sentono autorizzati a mettere in piazza gli istinti più bassi. Odio contro gli immigrati, le comunità ebraiche, musulmane e così via. Attenzione, però: questo non è solo un fenomeno americano. Tocca anche l’Europa, in particolare l’Italia e la Polonia. I leader di questi Paesi stanno usando le tensioni razziali come uno strumento politico. Il risultato è che si sta pericolosamente erodendo il nostro modello di società che pensavamo fosse profondamente tollerante e pluralista. C’è il rischio di arrivare a un punto di non ritorno».
Negli Stati Uniti, però, da mesi l’Fbi segnala la crescita tumultuosa del «suprematismo bianco», equiparandola a una vera minaccia terroristica...
«Sì, ormai è una questione di sicurezza interna e come tale andrebbe affrontata dal governo. Vanno applicate con più severità anche le leggi che già abbiamo contro gli hate crimes (vengono punite violenze e intimidazioni innescate da pregiudizi razziali, religiosi, di genere; ndr ).