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 2019  agosto 04 Domenica calendario

Rimpasto di Francesco in Vaticano. Addio a Perlasca e a Polvani

U na raffica di trasferimenti, qualche silurato d’eccezione e qualche promosso. Nel bel mezzo della pausa estiva, con Papa Francesco che ha ridotto al minimo le udienze, in Segreteria di Stato nelle ultime settimane si sono succedute una serie di nomine e di cambiamenti importanti che di certo indicano un cambio di passo, un riassetto, voluto dal cardinale Pietro Parolin e dal nuovo Sostituto per gli Affari Generali, il venezuelano monsignor Edgar Peña Parra, in linea con la riforma. I primi cambiamenti sono arrivati nel mese di luglio e hanno riguardato in particolare la prima sezione della Segreteria di Stato. Proprio qui Papa Francesco ha voluto rimuovere due importanti e noti monsignori per trasferirli ad altro incarico: il primo è Alberto Perlasca, l’uomo che fino ad oggi deteneva le chiavi della cassaforte della Segreteria di Stato. Nominato in quel ruolo ai tempi del cardinale Tarcisio Bertone, che aveva chiesto a Perlasca di avviare una seria azione di «spending review» in dicastero, il prelato comasco era responsabile dell’ufficio amministrativo e in virtù di questo incarico gestiva le finanze delle fondazioni vaticane, il tanto discusso Obolo di San Pietro, l’insieme delle offerte inviate dai fedeli al Papa per le missioni della Chiesa e infine il sostentamento di tutta la Curia Romana. Al suo posto è stato nominato un monsignore lituano che prenderà servizio nei prossimi mesi. Perlasca ha ricevuto «il foglio di via» da Francesco che lo ha destinato, senza nomina episcopale, a un incarico ben diverso da quello svolto per un decennio: lo ha nominato Promotore di giustizia (l’equivalente di un pubblico ministero) sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Niente, insomma, a che vedere con le finanze d’Oltretevere.
Il secondo monsignore a esser stato trasferito dalla Segreteria di Stato è Carlo Maria Polvani, che dal 2011 guidava l’UID, l’Ufficio Informazione e Documentazione della Segreteria di Stato, la struttura che si interfaccia tutti i giorni con il Dicastero per la Comunicazione e quindi con tutti i media della Santa Sede, in particolare con la Sala Stampa. Nipote dell’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti e grande accusatore del Papa, Carlo Maria Viganò, Polvani, che nel 2012 era stato citato anche come testimone durante il processo per lo scandalo Vatileaks, è stato trasferito a sorpresa dal Papa al Pontificio Consiglio per la Cultura, con l’incarico di sotto-segretario aggiunto, uscendo di fatto dal servizio diplomatico della Santa Sede.
Al posto di Polvani, è arrivato un altro italiano, monsignor Mauro Carlino: prete pugliese, descritto dai colleghi come «un bravo sacerdote e un ottimo lavoratore che sa bene come far filare le cose», ha collaborato per tanti anni con l’ex Sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, oggi cardinale e prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Oltre a Perlasca e Polvani, anche il capo ufficio dell’ufficio giuridico della Segreteria di Stato, monsignor Sergio Aumenta ha dovuto lasciare il posto in Curia, trasferito nella sua diocesi d’appartenenza, Asti.
Ma non è tutto. Il cambio della guardia in Segreteria di Stato riguarda anche alcuni stretti collaboratori del cardinale Parolin: il suo primo segretario particolare, monsignor Robert Murphy è stato promosso consigliere di nunziatura e inviato in missione in India.
Trasferimento nei Paesi Bassi invece per monsignor Giancarlo Dellagiovanna, l’uomo che coadiuvava il Segretario di Stato nella stesura dei suoi discorsi. Segni quest’ultimi del fatto che i cambiamenti in Segreteria di Stato non sono ancora terminati.