Il Messaggero, 4 agosto 2019
Hamingway a Parigi
Ernest Hemingway è nato il 21 luglio del 1899, la forza dell’estate combinata al tramonto del secolo romantico, la sua nascita era già un manifesto della sua scrittura. Ma dall’Illinois si trasferì presto in Europa, prima in Italia come volontario e poi, nel 1921, a Parigi dove iniziò la sua carriera letteraria, nonché il mito con il suo primo successo, Fiesta, dove racconta la sua vita parigina, i locali dove scriveva e si ubriacava e i quartieri dove abitava con la moglie Hadley. Parigi lo accompagnerà tutta la vita, la ricorderà con molta nostalgia in uno dei suoi ultimi libri, Festa Mobile, una raccolta di racconti autobiografici parigini scritto alla fine della sua vita, quando, stanco, malato e già leggendario, sentì il bisogno di ricordare quando era stato molto povero e molto felice. E con Parigi lo vogliamo celebrare, dove nacque il mito di Ernest Hemingway.
L’ALLOGGIO
Appena sposati, i coniugi Hemingway lasciarono gli Stati Uniti nel 1921 per trovare un posto dove vivere tranquillamente con il magro stipendio da giornalista del Toronto Star e la piccola rendita di Hadley. Nel dopoguerra il cambio dollaro-franco era estremamente vantaggioso e Ernest era sicuro che Parigi gli avrebbe fornito gli strumenti per diventare uno scrittore. Dopo avere alloggiato una settimana in un hotel e scandagliato il Quartiere Latino e si erano installati al terzo piano di 74 rue du Cardinal Lemoine, in una stanza con cucina, senza bagno, senza acqua corrente e molto rumorosa perché al piano terra c’era una sala da ballo aperta fino a tardi.
La loro vita parigina cominciò in quello che allora era un quartiere popolare, al limite del malfamato, ma con decine di negozietti economici dove fare la spesa e sorseggiare un café-crème con la penna in mano, guardando dalla vetrina di una brasserie l’umanità che affollava le strade. Questi sono i tempi che ricorda con tenerezza, aveva 24 anni, giovane, muscolare, non ancora spavaldo come sarebbe diventato, voglioso di letteratura e di vita. E a Parigi era sicuro che avrebbe trovato entrambe.
Nella via parallela c’è, meno conosciuto, l’indirizzo dove aveva affittato al sesto piano una stanza per scrivere, al 39 rue Descartes, che anni prima aveva ospitato anche Paul Verlaine. È qui che redigerà i suoi primi racconti, molti dei quali perduti.
È risaputo che Hemingway non fosse un pantofolaio (cosa che Hadley gli faceva notare), amava il rumore, la gente che sciamava e bere con gli amici. E il Select era il luogo ideale per ritrovare la comunità americana di espatriati, la generazione perduta di artisti e scrittori che viveva comodamente con i dollari spediti dagli Stati Uniti. Il Select è il centro dell’universo parigino di Fiesta, dove i personaggi convergono a tutte le ore del giorno e della notte per rimandare indefinitamente il momento di rientrare a casa e dove si tesse la rete di sguardi incrociati che li consuma e li farà bruciare, almeno alcuni di loro che non sanno gestire la troppa Parigi nella loro vita.
Tuttavia, per scrivere Hemingway preferiva la Closerie des Lilas, luogo che lo ispirava ma nel quale era costretto a cercare gli angoli più nascosti per evitare di incontrare gli amici, ricominciare a bere e distrarsi dal lavoro.
IL MECCANICO
Per tirare tardi a parlare d’arte e letteratura (nella Parigi di Hemingway nessuno lavora in banca o in fabbrica) non ci sono solo i bar e le brasserie, ma anche i salotti, e il più famoso è quello di Gertrude Stein, colei che coniò il temine Generazione Perduta, riferito a un giovane meccanico che non riusciva a ripararle l’automobile. Gertrude viveva con la compagna Alice B. Toklas, relazione davanti alla quale Hemingway, già un po’ macho, era rimasto perlomeno perplesso ma a cui si era abituato rapidamente. Qui il giovane Ernest veniva circondato dalla Parigi che sognava, fra i quadri di Picasso e Matisse che avrebbe voluto possedere e gli scrittori che ammirava, Ezra Pound e Sherwood Anderson, ma che non desiderava emulare è chiaro fin dal principio che Hemingway legge per assimilare, Turgenev lo impressiona enormemente, ma cerca da subito la propria voce.
LE BELLE GAMBE
Il luogo dove trova i libri che lo formeranno è poco distante, alla Shakespeare and Company, differente dall’attuale. L’originale libreria era al 12 rue de l’Odéon, almeno così dice la targa commemorativa, anche se mettendo a confronto le fotografie dell’epoca assomiglia più al numero civico 10. La proprietaria, l’intraprendente Sylvia Beach, prestava i libri allo scrittore ed è legittimo pensare che proprio lei, dalle belle gambe, sia una delle voci che hanno più guidato la sua formazione letteraria con i suoi consigli e il suo sostegno, e di entrambe le cose Ernest era ancora grato quarant’anni dopo.
ACQUA E COGNAC
Sono pochi gli indirizzi fuori dal Quartiere Latino e dintorni, la Parigi di Hemingway è grande poco più di un villaggio – fra i quali il Café de la Paix o il lussuoso Hôtel de Crillon sulla Rive Droite a bere delle fine à l’eau, acqua e cognac, oppure il mitico Zilli, un jazz bar a Montmartre dove vanno a ballare in Fiesta, oggi scomparso al suo posto un fiorista.
Non solo quel bar, è tutta quella Parigi a essere scomparsa, senza malinconia ma come una festa mobile, così la chiamava, che si evolve e cambia i luoghi che diventeranno un culto tra decine di anni. Ma se volete un tuffo nella nostalgia, scegliete un pastis al bancone del Select, sullo stesso pavimento di mosaico calpestato da quel ragazzo che sarebbe diventato Hemingway.