Il Messaggero, 4 agosto 2019
Renault e Nissan riaprono a Fca
Come previsto si torna con forza a parlare della fusione fra Fca e Renault. L’occasione è data da un articolo ricco di indiscrezioni pubblicato dal Wall Street Journal, principale quaotidiano economico americano. Qualcuno ha fatto leggere ai giornalisti newyorkesi e-mail scambiate fra i dirigenti di Renault e Nissan che potrebbero preludere a una riapertura delle trattative con Fiat Chrysler. Trattative che – va ricordato – furono interrotte il 6 giugno da John Elkann, presidente di Fca, dopo che per 48 ore il governo francese, proprietario di Renault e regista iniziale del merger, aveva posto una serie di paletti. Queste condizioni avevano impedito al presidente dell’azienda francese, Jean Dominique Senard, di firmare l’adesione formale alla fusione con Fiat per la quale si era speso moltissimo. Dall’associazione fra le tre aziende sarebbe potuto nascere e forse nascerà il più grande gruppo automobilistico del mondo con una produzione di circa 15 milioni di veicoli contro i 10/11 milioni dell’attuale leader Toyota.
FASE DIFFICILE
Ma andiamo con ordine. Cosa rivela esattamente il Wall Street Journal? Due cose. Da una parte Nissan continua a volere una maggiore indipendenza da Renault alla quale chiede di ridurre il peso del suo pacchetto di controllo che oggi è al 43,4%. Dall’altra i responsabili di Renault non chiudono la porta ai giapponesi ma propongono a Nissan di riscrivere le regole dell’alleanza franco-nipponica in modo tale da poter portare a buon fine i colloqui con Fca.
Il punto che sembra emergere dalle mail, e dagli interessi che hanno portato alla loro diffusione giornalistica, è che sia i dirigenti di Renault che quelli di Nissan stanno valutando con sempre maggiore attenzione l’accordo con il Lingotto.
Perché? Il fatto è che l’intero comparto dell’auto sta vivendo un 2019 difficilissimo. Anche gruppi blasonati come Bmw e Mercedes hanno visto crollare i margini. E nelle ultime settimane al taglio di 10.000 posti in Europa annunciato da Ford si è aggiunto l’annuncio di una riduzione dell’occupazione di 12.500 unità proprio da parte di Nissan.
I giapponesi attraversano una fase difficilissima. La società di Yokohama dispone di una tecnologia ibrida all’avanguardia e vende molto in Usa e Cina dove è relativamente facile fare utili. Ma il mercato cinese quest’anno scenderà del 7% e in America Nissan ha sbagliato a produrre molte berline e pochi suv e dunque le sue vendite sono in calo e incassa molti meno profitti rispetto al passato.
E il crollo degli utili di Nissan impatta su quelli di Renault, abituata col suo 43,4% di azioni nipponiche a incassare dividendi succulenti da Yokohama che invece si sono dimezzati.
In questo quadro, sono i bilanci di Fca a spiccare. Il Lingotto nell’ultima trimestrale ha registrato margini dell’8,9% in America, del 5,4% in Brasile e un pareggio in Europa che gli hanno assicurato un utile netto di quasi 800 milioni, pari a una media di quasi 10 milioni al giorno.
Cifre discrete e tuttavia abissalmente lontane da quelle di dominus del mercato come Toyota e Volkswagen. La prima sta viaggiando su utili di 55 milioni al giorno, la seconda sui 25/ 30 milioni. Sono queste cifre a fare da molla a quella che potrebbe diventare la fusione del secolo.