Corriere della Sera, 4 agosto 2019
Continuano le proteste in Russia e Putin ci va giù duro
Questa volta le autorità avevano tentato di distrarre i giovani moscoviti con una grigliata libera e un concerto pop. Ma lo stratagemma non ha funzionato e in migliaia hanno sfidato il divieto di manifestare sfilando alla spicciolata per le vie centrali della capitale, attorno a piazza Pushkin. Almeno settecento i fermi, con gli Omon (le unità antisommossa) che caricavano sui cellulari tutti quelli che apparivano anche lontanamente sospetti.
Un uomo che fino all’ultimo ha tentato di non mollare la sua bicicletta; una coppia che giurava di stare semplicemente andando a casa. E la donna, a riprova, sventolava sotto il naso degli agenti la tessera del partito putiniano Russia Unita: «Ma che c’entro io con questa cavolo di manifestazione!».
Con Aleksej Navalny in prigione già da undici giorni, l’onere di organizzare la protesta di ieri contro l’esclusione dei candidati indipendenti alle elezioni municipali è caduto sulle spalle della sua principale collaboratrice, Lyubov Sobol. Che è stata bloccata mentre tentava di salire su un taxi, per raggiungere il luogo della protesta sui bulvar, le grandi arterie alberate che formano un anello (dove molti vanno a passeggiare sabato e domenica) attorno al centro della capitale russa.
Per far capire che con il potere non si scherza, il Comitato investigativo ha aperto un’indagine per riciclaggio contro alcuni dipendenti della fondazione che finanzia le attività politiche di Navalny, la FBK (Fondazione per la lotta alla corruzione). L’accusa, che potrebbe avere conseguenze assai serie, è di aver incassato l’equivalente di 14 milioni di euro provenienti da non meglio specificate attività criminali. Ma anche i semplici dimostranti rischiano grosso. La Costituzione garantisce la libertà di riunione. Ma la legge dice che bisogna concordare luogo e ora con le autorità. E queste non danno mai il permesso per eventi nel centro delle città, dove tutti vogliono tenere le riunioni politiche. Così è successo anche questa volta e i bulvar sono stati dichiarati off-limits dal comune. Per gli organizzatori si profila una incriminazione con la possibilità di venir condannati addirittura a 15 anni di carcere. I semplici partecipanti rischiano 8 anni. Comunque ieri tutti quelli che potevano sono scesi in piazza, a Mosca e anche a San Pietroburgo. Olga Misik, la diciassettenne che ha visto la sua immagine fare il giro del mondo la settimana scorsa, ha sfilato nuovamente con la Costituzione in mano (e questa volta è stata fermata).
L’intelligentsia urbana insofferente protesta per le elezioni locali, ma scandisce slogan di più ampia portata, come «Russia senza Putin». Una posizione certamente minoritaria nel Paese (il consenso del presidente continua a rimanere altissimo) ma che suscita non poche preoccupazioni, visto che per la prima volta dopo molti anni il 20 luglio ben ventimila persone sono scese in piazza.
Così ieri il Comune ha fatto di tutto per evitare grandi assembramenti. Nel parco più famoso di Mosca, Gorky Park, era stata organizzata una grande grigliata con assaggi gratuiti di piatti preparati dai cuochi più famosi. Poi sono stati chiamati a suonare alcuni dei gruppi più amati dai ragazzi, i Chaif di Ekateriburg e gli Uma2rman. In un altro parco, quello di Kolomenskoye, era stato indetto il festival del sito di entertainment Afisha, molto popolare.
Questa era la carota; poi c’era il bastone. Il rettore dell’università pedagogica di Mosca ha avvertito gli studenti che chi fosse stato fermato in una manifestazione non autorizzata sarebbe stato espulso dall’ateneo. A tutti quelli che passavano nelle strade centrali della capitale la polizia consegnava dei fogli nei quali si avvertiva che partecipare a dimostrazioni illegali è un reato. E chiedeva di fornire preventivamente gli estremi di un documento.