Corriere della Sera, 4 agosto 2019
Un 21enne fa una strage in Texas. Con un Ak47 ha ucciso 20 persone in un centro commerciale
Almeno 19 morti o, secondo altre fonti 22, tra i quali quattro bambini; non meno di 24 feriti: nove sono sicuramente in pericolo di vita. I portavoce della polizia e l’ufficio di Greg Abbott, Governatore del Texas, aggiornano in diretta tv il bilancio, ancora provvisorio, di un’altra strage americana, questa volta ad El Paso.
Gli agenti hanno arrestato il presunto killer. Si chiama Patrick Crusius: è un giovane bianco di 21 anni di Allen, un centro vicino a Dallas. Gli investigatori dell’Fbi stanno esaminando i suoi profili Social. Secondo le informazioni rilanciate in rete, i suoi «post» sono intrisi di odio e in qualche modo sembrano annunciare l’attacco. Il canale Ktsm, affiliato alla Nbc, ha diffuso una fotogramma dell’assaltatore, ripresa dalle telecamere di sicurezza. Si vede un ragazzo in maglietta con le maniche corte, pantaloni lunghi chiari, occhiali e cuffie. Impugna un fucile automatico d’assalto. Un’arma micidiale. Il sergente Robert Gomez, portaparola del Dipartimento di polizia di El Paso, avverte che «il quadro delle indagini è ancora molto fluido e potrebbe cambiare».
L’assassino ha cominciato a sparare intorno le 10 di ieri (le 18 in Italia) nel parcheggio del centro commerciale Cielo Vista. Le immagini trasmesse dalle televisioni locali mostrano le scene immediatamente successive: gente in fuga, corpi immobili sull’asfalto.
Poi ecco l’interno del centro commerciale e del supermercato Walmart dove è proseguita la carneficina. Negozi affollati: circa tremila clienti, più 100 dipendenti al lavoro. Tante famiglie con i bambini e le bambine per comprare vestiti, scarpe da tennis, libri, zaini, pennarelli e quaderni. A El Paso l’anno scolastico ricomincia il 12 agosto. Una strage, quindi, che colpisce anche i bambini, i ragazzi e si salda idealmente alla lunga scia di vittime negli istituti e nei licei del Paese.
Le immagini, i video girati con i telefonini restituiscono lunghi momenti di panico, di grida, di fughe scomposte. C’è un uomo che si nasconde sotto un grande tavolo. Altri si sono rifugiati nei bagni. La macchina dell’emergenza si è organizzata su due poli. L’ospedale Universal Medical Center of El Paso è entrato immediatamente in allarme, accogliendo una parte dei feriti e una folla di parenti e amici. La scuola elementare Mac Arthur, invece, si è trasformata nel punto di raccolta per la riunificazione dei nuclei famigliari divisi dall’attacco.
Nella serata i cittadini di El Paso hanno risposto in massa all’appello dei medici, mettendosi in fila per donare il sangue.
La reazione politica, invece, segue uno schema già visto tante volte. Il presidente Donald Trump ha twittato: «Terribile sparatoria a El Paso... molte vittime. Ho parlato con il governatore promettendo il totale sostegno del governo federale. Dio sia con tutti voi». Il candidato democratico alle presidenziali, l’ex deputato Beto O’ Rourke è di El Paso. Si è presentato davanti alle telecamere, molto scosso, assicurando che la cittadina (circa 600 mila abitanti) «è la comunità più forte del mondo e non si farà piegare».
Si riaccenderà la polemica sulla diffusione delle armi nel Paese. In Texas la legge consente di portare le pistole a vista («open carry») come ai tempi del Far West.