Corriere della Sera, 4 agosto 2019
Arrestata parte della banda di Corinaldo, quella dello spray al peperoncino che ha provocato le morte di 5 ragazzini e una mamma
Quella notte, tra il 7 e l’8 dicembre dell’anno scorso, la notte dell’Immacolata, seminarono il panico spruzzando nella sala, dove tutti aspettavano il concerto trap di Sfera Ebbasta, una bomboletta intera di spray al peperoncino. E mentre cinque ragazzini e una madre morivano nella calca della discoteca «Lanterna Azzurra» di Corinaldo, loro ebbero la freddezza di rapinare all’uscita pure uno dei soccorritori.
«Agivano con stabilità», con «cadenza quasi settimanale». Rapinatori seriali. Ma dopo l’indagine lunga e complicata portata avanti dai carabinieri del Nucleo investigativo e dalla Procura di Ancona, venerdì notte sono finiti tutti in cella. Sei giovani rapinatori modenesi e il ricettatore, che acquistava da loro circa 500 grammi d’oro al mese sborsando quasi 15 mila euro, con cui la banda dello spray poi si pagava droga, beni di lusso e vacanze. Con l’accusa di «omicidio preterintenzionale» e «lesioni personali» sono finiti in carcere: due 19enni, Badr Amouiyah (nato a Modena) e Ugo Di Puorto, residenti a San Prospero; il 20enne Andrea Cavallari e il 21enne Sohuibab Haddada (di origini marocchine), entrambi residenti a Bomporto; il 22enne Moez Akari. nato a Tunisi e residente a Castelnuovo Rangone e il 19enne Raffaele Mormone, di San Cesario sul Panaro.
In cella, con l’accusa rivolta a lui e agli altri di «associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti con strappo e rapine», anche il ricettatore, Andrea Balugani, 65 anni, titolare di un «compro oro» a Castelfranco Emilia. Domani gli interrogatori di garanzia. Nella banda c’era anche un settimo ragazzo, ma è morto in un incidente stradale. Oltre a quello di Corinaldo, altri 37 colpi sono stati già accertati mentre s’indaga su una sessantina di episodi al Centronord e all’estero. Akari e Cavallari erano stati fermati in Francia lo scorso 6 luglio, dopo il furto di alcune collane a Disneyland Parigi. Processati per direttissima e rilasciati, il 9 luglio avevano già ripreso la propria attività illecita in Italia.
La tecnica? La banda usava lo spray per generare il caos, poi c’era chi distraeva la vittima, chi scippava le collane e chi nascondeva la refurtiva. In bocca, nelle scarpe, nelle parti intime. Anche dopo la strage di Corinaldo, la banda ha continuato a colpire. Così, per evitare altre tragedie, «si è reso necessario un arresto tempestivo», ha motivato il Gip.Ma Giuseppe Orlandi, il padre di Mattia, una delle vittime, ora chiede «giustizia» e non «vendetta». E aggiunge: «Il quadro accusatorio parla chiaro (ci sono altri 17 indagati, tra gestori, proprietari, sindaco e commissari di vigilanza, ndr). Se quel locale fosse stato chiuso, nessuno sarebbe morto».