Robinson, 4 agosto 2019
Tutta colpa del Testosterone Rex
In anni come questi, in cui il testosterone zampilla dai discorsi di molti politici esteri e nostrani, un libro che intona il canto del cigno per questo vivace ormone mascolino farebbe anche una certa simpatia. In Testosterone Rex Cordelia Fine, docente di filosofia della scienza all’università di Melbourne e nota divulgatrice, impugna il volante della biologia e dell’evoluzionismo e preme l’acceleratore su argomenti che il femminismo costruzionista ( da lei peraltro ignorato) sostiene da decenni. Obiettivo testosterone, dunque, cioè l’ormone che, dice il neuroscienziato Joe Herbert, «prepara i maschi per gli eventi della riproduzione» e accende in loro competizione, aggressività e difesa del territorio. «Confondere la sessualità ( culturale) umana con la riproduzione ( naturale)» scrive la Fine «è un fatto pseudo- scientifico. Naturalmente, la sessualità è finalizzata alla riproduzione – se sei un lemure. Se sei un umano, è molto di più». Elencando puntigliosamente esperimenti e ricerche su ogni tipo di animali (dallo scarabeo stercorario al piro- piro fulvo) e appoggiandosi a svariate discipline ( dalle neuroscienze all’endocrinologia), Fine vuole dimostrare quanto antieconomico sia il nostro comportamento sessuale. Godiamo infatti, dice, di un «ineguagliato ammontare di sesso non riproduttivo», tanto che se «l’umanità fosse una fabbrica per produrre bambini, verremmo tutti licenziati». Dato che i cervelli contemporanei si sviluppano in condizioni estremamente differenti da quelli dell’età della pietra, oggi, per definire la sessualità umana, occorre «ricollegare i genitali alla persona». Se la biologia può definire le nostre possibilità, non può né deve determinarle. Insomma, un battagliero buon senso. Con impeto anti-essenzialista Fine si rammarica che l’appartenenza a un sesso biologico sia stata una forza determinante nello sviluppo umano e auspica che non lo sia più. Mostra come molte nostre convinzioni sulle differenze tra i sessi e sulla scelta dei giocattoli (tema per lei cruciale sul piano psicosociale) siano mere conseguenze di passate pressioni evolutive: donne fedeli che accudiscono la prole e uomini promiscui che sfidano l’ambiente. Se un comportamento o un tratto rappresentano un adattamento, afferma, non è detto che questo debba essere per forza anche fisso e tipico. Esorta a riassettare il genere nel sistema evolutivo umano. Come? «Ricostruendo strutture sociali, valori, norme, aspettative, schemi e credenze, che permeano le nostre menti, interazioni e istituzioni, e che influenzano, interagiscono e s’intrecciano con la nostra biologia». Falsificando con alcuni buoni argomenti e assertività irriverente l’obsoleto teorema «gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere», di fatto la Fine nella sua crociata anti-testosterone riporta in auge anche l’obsoleta dicotomia «natura vs. cultura». So bene che sul piano sociale non è così, ma vorrei dire che in ambito scientifico, grazie anche allo sviluppo dell’epigenetica (che studia l’espressione dinamica della genetica in interazione con l’ambiente), il riduzionismo, compreso quello endocrinologico, è ormai passato di moda.
Che fare dunque del testosterone? Per rispondere alla domanda distinguerei tra testosterone (t minuscola) e Testosterone Rex. Espressione, quest’ultima, coniata dall’endocrinologo Richard Francis per ironizzare sulla visione di quest’ormone come king maker, artefice dei destini umani, essenza della mascolinità, esecutore delle necessità di selezione. Insomma non c’è una sola strada per essere uomini ( e donne) e non sarà il testosterone a indicarcela. Se un basso livello correla con le capacità di allevamento della prole e un livello alto con la competizione aggressiva, Fine promette ed auspica un futuro poco superomistico e più interumano. Finanza compresa: «se i Lehman Brothers fossero stati Sisters ci sarebbe stata la crisi finanziaria?». La morale della Fine non è ovviamente l’augurio di castrazioni urbi et orbi, ma la coscienza delle varietà dei ruoli e delle culture di genere (varietà che si riscontra in tutto il regno animale: pagina dopo pagina, la Fine non fa che ribadirlo). Se il sesso biologico è definito dal gamete, questo non determina le condizioni dell’accoppiamento, della cura parentale, dello sviluppo sociale. Sono consapevole, scrive la filosofa, che Testosterone Rex «sopravviverà ai colpi che gli verranno inferti da questo libro e continuerà ad aleggiare nell’immaginario collettivo e nell’approccio scientifico. Ma spero che ne esca almeno un po’ malconcio». Insomma, prima di dare, o ricevere, un calcio, beninteso teorico, nelle parti basse, studiatevi Testosterone Rex.