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 2019  agosto 03 Sabato calendario

PIZZA CON MEZZA BUFALA – SELVAGGIA SI CUCINA SORBILLO: “QUANDO VIENE FUORI CHE GIÀ DAL GIORNO DOPO SAPEVA DI NON ESSERE IL DESTINATARIO DELLA FAMOSA BOMBA, SBROCCA. CHIUDE I COMMENTI, DERIDE GLI ALTRI PIZZAIOLI, COMMENTA ‘STAI ATTENTO’. IL TUTTO MENTRE MINACCIA DI LASCIARE NAPOLI. MA CHE DALLE SUE PARTI NON SIA TUTTO POMODORO QUEL CHE LUCCICA, SI SA DA UN PO’. IN PARTICOLARE LO SANNO I PARENTI AGGREDITI LEGALMENTE DAL PIZZAIOLO. LA CAUSA DEL CONTENDERE È..." -

Bomba o non bomba, per citare Venditti, il personaggio mediatico Gino Sorbillo si sta sgonfiando come una pizza lievitata male. Il pizzaiolo giulivo, sempre col grembiule da pizzaiolo pure per andare a fare un prelievo al bancomat, da qualche giorno ha rimosso la patina del simpaticone e reagisce (male) alle critiche a cui non è abituato. La stampa, la politica, i vip, di fronte all' imperatore della pizza, sono sempre stati tutti proni. Se Sorbillo dice "con una goccia della mia bufala sulla fronte, i bambini guariscono dal morbillo", i giornali lo scrivono.

Quando dalle intercettazioni viene fuori che già dal giorno dopo lui sapeva di non essere con certezza il destinatario della famosa bomba, Sorbillo sbrocca. Chiude i commenti sui suoi social, scrive che alcuni suoi detrattori sono "persone che fanno regolarmente uso di droghe", a una pizzaiola che lo critica risponde "le femmine devono fare le femmine e i maschi devono fare i maschi, andate a fare le pizzette che è meglio", deride gli altri pizzaioli ("hai tempo libero, si vede che fai poche pizze"), commenta "Stai attento" a un altro collega.

Il tutto mentre minaccia di lasciare Napoli sperando che qualcuno, forse, lo tenga in ostaggio in un sacco della farina per non farlo andare via, per poi appendere il cartello fuori dal locale "chiuso per sequestro di persona". Che però dalle parti di Sorbillo non sia tutto pomodoro quel che luccica, a Napoli si sa da un po'. In particolare, lo sanno bene quei parenti di Gino aggrediti legalmente dal pizzaiolo che sorride alle telecamere e ringhia a cugini e nipoti. La causa del contendere è il cognome Sorbillo.

Gino fa causa a chiunque, della famiglia, decida di aprire una pizzeria sulla cui insegna appaia il cognome Sorbillo. E non importa che venga specificato "pizzeria Luciano Sorbillo" o "Carolina Sorbillo", no, per lui, nel mondo delle pizze, non esiste altro Dio al di fuori di Gino. Il problema è che l' albero genealogico della famiglia Sorbillo è più complesso e numeroso di quello della famiglia Forrester. La prima pizzeria Sorbillo apre nel 1935 in Via dei Tribunali, fondata da Luigi e dalla moglie Carolina. I due, come si usava ai tempi, sfornano pizze ma anche figli in quantità.

Ne nascono ben 21. La primogenita è Esterina, che erediterà la prima pizzeria divenuta poi "Pizzeria Sorbillo di Esterina Sorbillo". Il famoso Gino è figlio del diciannovesimo erede di Luigi e Carolina. Insomma, tra figli e nipoti, c' è un' orda di Sorbillo che si dedica o si è dedicata alle pizze. E Gino lo sa bene, tanto che quando apre la sua prima pizzeria negli anni '90 fa scrivere sulle tovagliette: "L' unica ed antica famiglia di 21 figli tutti pizzaioli". Lo slogan è suggestivo, utile alla narrazione. Quando però Gino inizia ad avere successo, zitto zitto, dal 2007 in poi, deposita i marchi "Sorbillo", "Pizzeria Sorbillo", "Antica pizza fritta Esterina Sorbillo", perfino "Gino Sorbillo 1935 - ripieno fritto al forno". In pratica decide che i 21 Sorbillo (ed eventuali nipoti) non sono più pizzaioli e se lo sono, di cognome devono fare, chissà, "Esposito" o "Brambilla". Nel frattempo ci sono (o ci saranno) Sorbillo con le loro pizzerie a Napoli, a Treviso, Padova, Trieste, perfino in Brasile.

Quello su cui Gino si accanisce di più è il cugino Luciano Sorbillo, figlio di quel Rodolfo che inventò la pizza col cornicione di ricotta. Gino si rivolge al tribunale che con un' ordinanza cautelare vieta a Luciano di utilizzare il marchio "Sorbillo". (il processo vero e proprio inizierà ad ottobre) "Già a 9 anni facevo pizze da mia zia Esterina, ero un po' il chimico della famiglia, quello che studiava gli impasti", racconta Luciano. "Poi nella vita ho fatto altro finché nel 2016 apro una pizzeria, invito Gino all' inaugurazione e lui dopo tre giorni mi fa causa. La pizzeria si chiamava "Sorbillo Luciano". "Gino è terrorizzato dal fatto che qualcuno gli possa dire che la pizza i cugini la fanno meglio di lui. Non ha mai avuto il coraggio di aprire una pizzeria in zone di Napoli dove i turisti non ci cascano dentro, ma dove vanno i napoletani". "La storia della bomba non mi ha stupito, lui ne racconta tante.

Dice sempre che è un ex carabiniere, ma ha fatto il servizio di leva nei carabinieri, c' è una bella differenza. E già che c' è potrebbe spiegare perché non ha fatto più il carabiniere". "Sarebbe stato bello se a Napoli ci fossero state 50 pizzerie ognuna con il nome e cognome di un cugino Sorbillo. Peccato. Arriveremo fino alla Corte di giustizia europea, la causa non mi spaventa". Carolina Sorbillo, sorella di Luciano e cugina di Gino, apre la pizzeria "Sorbillo di Carolina Sorbillo" col figlio Rodolfo a Salerno nel 2013. Gino inizialmente le dà una mano, poi dopo 4 anni e mezzo le fa scrivere dagli avvocati (se nessuno si oppone, dopo il quinto anno si ottiene il permesso all' utilizzo del marchio). "Gino ha registrato perfino il mio nome e cognome "Carolina Sorbillo" con la scusa che sua sorella si chiama Anna Carolina Sorbillo. Mi ha proposto di continuare ad usare il marchio dandogli 500 euro l' anno e garantendo di non aprire altre pizzerie in Italia", spiega Carolina "Si ricordi della sua famiglia, anziché schiacciarci o farci i dispetti. Pensi che nel 2018 è venuto a inaugurare la pizzeria di un nostro concorrente qui a Salerno".

"Gino è stato bravissimo nel marketing, più scaltro di noi, ma noi non vogliamo aprire 50 pizzerie, non siamo ambiziosi, vogliamo solo lavorare. Io sono separata, gli chiedo solo questo: di lasciarci fare le pizze con i nostri nomi e il nostro cognome, cognome che non è la sua storia, è la storia della nostra famiglia".

E c' è anche un Luigi Sorbillo, che ha aperto la prima pizzeria addirittura negli anni '80 a Mergellina, per poi inaugurare anni dopo in via dei Tribunali, vicino a Gino. Con lui però il famoso pizzaiolo pare sia stato più blando nelle aggressioni legali, perché ha meno appigli. "Però si metteva fuori dalla pizzeria col megafono per urlare ai passanti che l' unico Sorbillo originale era lui, Gino", ricordano in molti. Insomma, ora sappiamo di che pasta è fatto Gino Sorbillo. E non è quella morbida, invitante delle sue pizze.