ItaliaOggi, 3 agosto 2019
Periscopio
Ipotesi. I moderati consegnano i voti sul piatto d’argento, i populisti con la carriola. Uffa News. Dino Basili.Nelle periferie e nei territori i Cinque Stelle perdono sistematicamente. Perché? Perché è scomparsa la loro base: sono un partito senza popolo. Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, ex M5s (Emanuele Buzzi). Sette.
Nel monastero di Matteo Renzi c’è grande agitazione. Sacerdoti e sacerdotesse della congrega del Giglio sanno che, in caso di elezioni, sempre probabili, sarebbero tagliati fuori dalle liste di Zingaretti e perciò incalzano il capo, mettendogli fretta. Ma il capo cincischia perché, soffiano, il piano non piacerebbe alla solita Maria Elena Boschi, convinta che, in un partito, di regina ne basti una sola (e lì il povero Matteo perde il sorrisone dei selfie: sa che la nuova regina, la Carfagna, porterebbe voti a vagoni; mentre ricorda che l’altra, per riuscire ad essere eletta, fu costretta a candidarsi sulle Alpi, a Bolzano). Fabrizio Roncone. Corsera.
Nel 1968 mi stavo per laureare. E siccome la mia tesi era un’indagine sulla storia del cristianesimo ricordo che i miei amici mi prendevano in giro. Allora si parlava della morte di Dio e non certo del suo ritorno. Sembrava a tutti chiaro che la religione da un momento all’altro si sarebbe estinta. Giovanni Filoramo, studioso delle religioni (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Aldo Cazzullo nel suo libro Giuro che non avrò più fame mi racconta che gli uffici di De Gasperi al Viminale (Palazzo Chigi ospitava il ministero degli Esteri) sono un porto di mare, sempre pieni di gente che viene a chiedere qualcosa. C’è un prete di periferia che passa tutti i giorni; finalmente riesce a fermare De Gasperi e a chiedergli soldi per la sua comunità di orfani di guerra; lui gli risponde che non può disporre del denaro pubblico, ma tira fuori dalla tasca l’assegno dello stipendio e glielo gira. Poi guarda la figlia: «E ora chi glielo dice alla mamma?». Stefano Lorenzetto. L’Arena.
Quanto al disprezzo: noi uomini proviamo per lo più indifferenza verso i nostri simili. È una salvaguardia di sopravvivenza escogitata dal genio della Natura. Poi proviamo affetto e stima: io per pochi, ma in modo intenso, e divento una tigre quando qualcuno li tocca. Mi è difficile provare odio. Sono così superbo che trovare qualcuno che riconosca all’altezza del mio odio mi riesce di rado. Il disprezzo lo esercito a piene mani, e il profilo umano precede sempre quello professionale. Paolo Isotta, storico della musica. Libero.
Visionario Jovanotti. Fatti e rifatti gli stadi, portato il teatro nei palazzetti, ecco il tour in spiaggia. Festa sulla sabbia, 20-45 mila persone a data (dipende dagli spazi, il massimo al debutto a Lignano), otto ore di musica filata con ospiti, «forse la cosa più difficile organizzata nella storia della musica italiana, ma ci vuole un pizzico di follia», dice lui. Annuisce il produttore Maurizio Salvadori: «Abbiamo trovato collaborazione dalle realtà locali ma anche il partito del no che ci insultava con fake news come un inesistente eliporto che avremmo creato dal nulla a Cerveteri». Investimento importante: 1 milione e 500 mila euro a data, circa 300 persone che lavorano al tour e altre 600 circa di staff locale a ogni data. Andrea Laffranchi. Corsera.
Sono anche un po’ matta. Mi incuriosisco da sola, tante volte non credo nemmeno io di aver detto certe cose, devo avere un cervello a parte. Donatella Rettore, cantante (Raffaella Oliva). Io donna. Corsera.
Proudhon al confronto di questi due insopportabili snob che sono Marx e Bakunin, era davvero di un’altra classe. Nemmeno lui, comunque, era perfetto. Come Bakunin, anche Proudhon era infatti un antisemita veemente, che considerava «l’ebreo un nemico del genere umano» e Marx, in quanto ebreo, «una tenia del socialismo». Una volta scrisse: «Bisogna rispedire questa razza in Asia o sterminarla. Con la soda e col fuoco, o con l’espulsione, bisogna che l’ebreo scompaia». Diego Gabutti, Cospiratori e poeti – Dalla Comune di Parigi al Maggio 68. Neri Pozza, 2018.
Alberto Consiglio scrive i suoi corsivi sul quotidiano Italia nuova, firmandosi Babeuf, abita in via Sistina nello stesso stabile dove ha lo studio Orfeo Tamburi, segaligno, gli occhi infossati e pieni di pittura, una faccia scavata da «Cristo deposto»; così infatti viene chiamato. Mi vende per poche lire due bellissimi disegni a penna, una figura di donna nuda e una Parigi primaverile intuita con garbo poetico. La sua compagna, la Cecchina, è una ragazza fiera dalla bocca larga e sensuale e gli fa da modella. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.
Nella folla davanti alla casa che brucia qualcuno continua a domandare se hanno chiamato i pompieri. Molti hanno una certa tremarella nelle gambe. Attraverso le finestre, che l’incendio ha spalancato, si vedono le suppellettili divorate dal fuoco. Ogni tanto crolla con schianto una trave, o un infisso, sollevando nembi di scintille e alimentando nuove fiamme. Dalle strade vicine arrivano curiosi in abbigliamenti sommari, con le facce gonfie e gli occhi imbambolati. Achille Campanile, Cantilena all’angolo della strada. Rizzoli, 1989.
Vidi al parco di Villa Borghese delle donne in grembiale nero, con polsini e collarini bianchi, spingere colossali carrozzelle blu, dalle ruote cromate e dalle cosse di pelle, dove sotto i mantici sollevati dormivano i neonati dei ricchi. Valerio Neri, Anna e il meccanico.Marsilio, 2005.
La vetusta abbazia si era al di là del bosco, ai piedi della grandi montagne innevate. Un falco pellegrino, abbandonandosi alle correnti, sorvola la valle. Simone, preceduto da un giovane monaco, sta varcando il portale dell’edificio sacro. Pupi Avati, Cavalieri che fecero l’impresa. Mondadori, 2000.
Ha fumato tutta la vita ed è morto a novant’anni. Ha bevuto tisane tutta la vita ed è morto a quaranta. Ingratitudine del destino o sua saggezza? Roberto Gervaso. Il Messaggero.