il Fatto Quotidiano, 3 agosto 2019
Cocainomane a 10 anni?
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Una presunta dipendenza da cocaina a 10 anni. Ne dà notizia, ieri, il Quotidiano nazionale. Teatro della vicenda un paese della Brianza. Il caso, se accertato, sarebbe allarmante. Però molti dei protagonisti di questa storia rimodulano i contorni del quadro. In questi casi dati e cronologia sono dirimenti. La bimba è figlia di un’ordinaria famiglia italiana. I genitori lavorano. Lei frequenta la quinta elementare. A volte, come capita in molte famiglie, resta da sola. Tra aprile e maggio il suo carattere si modifica. A tal punto da esplodere in crisi di rabbia fuori dalla norma. Ad aprile i genitori la portano all’ospedale di Monza per una visita. Altri due controlli avvengono a maggio all’azienda sanitaria di Vimercate.
Ira, rabbia, voglia di fuga e di chiusura. Il disagio manifestato è evidente. I genitori non riescono a darsi una risposta. È un disagio legato a dipendenza da droga? Il Quotidiano nazionale nell’occhiello del titolo riporta il virgolettato di un medico. Dice: “La bimba è cocainomane”. Posizione netta e certamente verificata dai cronisti. Posizione che però ieri non è stata confermata. Dopo la visita a Monza e a Vimercate, il caso finisce sul tavolo della Procura dei minori. I primi atti trasmessi agli investigatori riguardano le analisi cliniche. Da queste emerge chiaramente presenza nel sangue di benzodiazepine, una classe di psicofarmaci. Che la bimba abbia assunto questo tipo di sostanza è un dato che confermano i carabinieri e anche il dottor Antonio Amatulli, primario del reparto di psichiatria dell’ospedale di Vimercate che ha preso in carico la piccola paziente: “Io – dice al Fatto – però non ho mai visto la piccola, se ne sono occupati i miei collaboratori”. Amatulli citato nell’articolo di Qn non parla mai esplicitamente di “bambina cocainomane”. E non lo fa nemmeno con il Fatto. “Quello che posso dire è che confermo la presenza di benzodiazepina. La presenza, invece, di cocaina non la posso confermare”. Una marcia indietro rispetto a quanto dichiarato nella mattinata di ieri al sito di Repubblica dove confermava la presenza di cocaina. Nel pomeriggio la posizione si chiarisce, anche se non risolve la situazione. L’uso di sostanze stupefacenti non può essere escluso. E questo in relazione al cambiamento di umore che in molti casi maschera una dipendenza. Sul fronte giudiziario, poi, l’indagine parte da due elementi: il disagio della bambina e l’uso di
psicofarmaci. Papà e mamma cadono dalle nuvole. Non sono certo stati loro a dare psicofarmaci alla figlia. La cosa viene messa a verbale. S’inizia così a studiare la compagnia di amici della bimba. L’indagine allo stato è chiusa e a quanto risulta al Fatto gli investigatori hanno individuato cinque ragazzini, già consumatori di droga in contatto con la bimba che si trova in una comunità protetta. In serata, poi, il procuratore capo dei minorenni di Milano Ciro Cascone ha ribadito: “Nel nostro fascicolo non vi è traccia di cocaina in nessun referto”. In un comunicato lo stesso ospedale ha spiegato “che la piccola paziente non è stata mai abituale consumatrice di droghe ed è fuori luogo identificarla come cocainomane”. Nell’articolo di ieri si spiega poi che la piccola ha iniziato con gli spinelli (“Gli esiti parlano chiaro”, si legge), anche se il principio attivo della cannabis non è stato trovato.
E se Amatulli da un lato non vuole parlare del caso specifico, dall’altro spiega che “l’allarme sociale sull’uso di droghe da parte di giovanissimi è sempre più in crescita”. E molto spesso capita che lo spacciatore sia un compagno di giochi. Spiega ancora Amatulli: “Con percentuali differenti, i più piccoli fanno uso di ogni tipo di sostanza”. Secondo la relazione del 2018 al Parlamento sulle tossicodipendenze “il 34,2% degli studenti ha utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso della vita. Tra questi il 10,5% è definibile poliutilizzatore”. In via generale, poi, negli ultimi due anni l’uso di droghe tra i minori è aumentato del 39%.